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Cosa resterà dopo Serena Williams?

A dire il vero, che Serena Williams non partecipi al China Open che si sta svolgendo questa settimana e alle WTA Finals di fine mese, è tutto fuorché una sorpresa. Ha sempre fatto avanti e indietro nel circuito, Serena, assecondando le turbolenze del proprio animo e i capricci di un fisico non sempre all’altezza. Le lunghe pause che si è concessa Serena nel corso della sua carriera, del resto, l’hanno usurata meno di quanto i suoi 34 anni potrebbero far credere. Era prevedibile che la sconfitta con Roberta Vinci avesse degli effetti psicologici rilevanti. Quando Patrick Mouratoglu aveva detto che “dopo quest’anno e i tre Slam vinti, c’è da chiedersi quanto possa essere motivata per giocare i prossimi tornei” non era stato troppo difficile immaginare quello che sarebbe successo di lì a pochi giorni.

Non è un segreto che abbia giocato infortunata per gran parte dell’anno – prima al gomito, poi al ginocchio, e nella parte finale di un certo match a Flushing Meadows al cuore

La dichiarazione della statunitense è più che esaustiva e ha colto di sorpresa solo qualche ingenuo che ancora sperava di vedere Serena a Singapore. Il risultato è che al torneo di fine anno, quello dove si sfidano tutte le più forti, mancherà la più forte. E quelle che vengono dopo di lei non si sentono tanto bene. La WTA, di conseguenza, sarà praticamente obbligata a chiamare Flavia Pennetta, se la brindisina non riuscirà a qualificarsi tra le prime otto. Il torneo di fine anno senza nemmeno una campionessa Slam in carica sarebbe una di quelle storture che contribuirebbero a peggiorare la situazione di un circuito alla disperata ricerca di un’ambasciatrice.

Tra il 2012 e il 2013, sembrava che la WTA avesse trovato le sue tre Fab (più una). Serena, Masha e Vika, in attesa che Petra si riprendesse e si aggiungesse al gruppo, non potevano ambire a essere quello che rappresentano Federer, Nadal, Djokovic e Murray nel maschile. Ma era pur sempre meglio delle numero uno che non lo erano, delle mamme che rientravano all’improvviso e vincevano tre Slam in un anno e qualche mese eccetera eccetera. Ma la triade non è mai diventata un quadrimulierato e anzi si è sfaldata pian piano, per via dei problemi fisici di Azarenka e del complesso di inferiorità che ha Sharapova nei confronti di Williams. Nemmeno Li Na è durata a sufficienza: arrivata (o meglio, tornata) finalmente a competere ad altissimi livelli, ha salutato tutti quando si è trovata ad uno scalino dal numero uno. E così Serena Williams, nel corso del 2015, si è trovata ad affrontare le Halep, le Safarova e le Muguruza. Poca roba: e infatti la statunitense è arrivata a due partite dal Grande Slam alla tenera età di 34 anni.

È inevitabile che tutti si chiedano se Serena Williams abbia deciso di smettere a giocare a tennis. E probabilmente Serena dev’esserselo chiesto. Ma le motivazioni, dice Mouratoglu, dovrebbero esserci. E se la statunitense magari non riuscirà più a conquistare il Calendar Grand Slam, può comunque provare a vincere altri quattro Slam e diventare la primatista assoluta. Il problema è che, ad occhio, alla WTA serve Serena molto più di quanto la WTA serva a Serena. E il suo andare e venire dal circuito lascia nel frattempo un vuoto piuttosto preoccupante per il futuro del circuito femminile. Ce n’eravamo accorti ben prima di questo 2015, sia chiaro, ma il rumore che sta facendo la sua decisione di lasciar perdere i WTA Championship lascia presagire che quello che verrà dopo Serena non sarà edificante. La WTA è alla disperata ricerca di un’identità e sembra che Serena, con le sue vittorie sempre più schiaccianti e le sue sconfitte sempre più rovinose, continui ad accentrare su di sé tutte le attenzioni, togliendole a tutto il resto.

La narrazione di Serena come una tiranna del circuito ha trovato successo solo negli ultimi anni. Prima, infatti, Serena era soltanto una delle più forti e le sue uscite dal circuito venivano tamponate dalle Henin, dalle Capriati, dalle Mauresmo, dalle Clijsters. Oggi, dopo anni di tirannia, l’opposizione è stata annichilita e ridotta a fare da scenografia, anche quando il despota decide di non farsi vedere in pubblico. Ad ogni Masters di fine anno, fa impressione registrare l’head-to-head che ha Serena nei confronti delle sue sette avversarie. In quello che si giocherà tra pochi mesi, regnerà l’incertezza. Non che sia un male, ma viene da domandarsi quanto questa mancanza di alternative farà bene alla WTA nel lungo termine. Serena Williams, con la sua fame di successi che solo una campionessa della sua statura può avere, si è trovata a divorare tutto quello che le si parava davanti. E la WTA, nonostante i tentativi di costruire una campionessa per il domani, per ora non è riuscita a trovare una tennista su cui fondare le sue prossime fortune. Il progetto Bouchard pare in stand-by. Halep, Muguruza, Pliskova, Bencic e Keys sono ancora nel limbo che divide le aspiranti campionesse da quelle vere. Come Attila, dove passa Serena non cresce più l’erba. Quando Serena smetterà di camminare, l’erba avrà la forza di ricrescere?

Serena Williams


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