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Comunque vada sarà un successo

Iniziano le prime ATP Finals di Torino, il torneo meno torneo che c'è.

Iniziano le prime ATP Finals di Torino, il torneo meno torneo che c'è.

Tutto pronto per le prime Finals ATP che si giocheranno sul suolo patrio e solo per questo promosse al rango di torneo più importante del pianeta. Come dovrebbe essere noto a chi si avventura da queste parti, l’ex Masters è un torneo che si gioca a fine anno tra i primi otto del ranking divisi in due gruppi di 4 giocatori che si affrontano tra loro. I primi due classificati di ogni girone giocano le semifinali e naturalmente i vincitori, la domenica successiva, si contendono il titolo. Si assegnano 200 punti per ogni vittoria prima delle semifinali, 400 per la vittoria in semi e 500 per la vittoria in finale. Chi vince tutte le partite vince quindi 1500 punti, ma in linea teorica si potrebbe vincere il torneo anche perdendo due partite prima della semifinale, cosa che però non è mai successa. Ad ogni modo ne consegue che chi vince avrà incamerato almeno 1100 punti. 

Già questo spiegone indica come si tratti di un torneo anomalo per il mondo del tennis, nel quale da sempre impera il mors tua vita mea cioè l’eliminazione diretta. La formula ha in realtà una spiegazione abbastanza banale che però ha a che fare col complicato sistema di gestione dell’annata tennistica. La governance – termine che già tra specialisti è ambiguo ma trasportato fuori diventa pacchiano, tocca contare sulla vostra carità  – del mondo del tennis si può grossolanamente suddividere in tra grandi soggetti: l’ATP (Associazione Tennisti Professionisti); l’ITF (International Tennis Federation) e i “proprietari dei tornei”. 

L’ITF è l’organizzatrice dei tornei del grande slam, storicamente i tornei più prestigiosi. Che quindi NON sono sotto il controllo dell’ATP. L’ATP non controlla nemmeno gli altri tornei (Masters 1000  e gli altri minori) che sono appunto di proprietà variegati, a seconda dei casi. Quello di Roma ad esempio appartiene alla Federazione Italiana Tennis, quello di Indian Wells ad un multimiliardario statunitense ecc. L’ATP però è l’associazione dei giocatori, quindi per quanto non sia proprietaria di nulla è quella che offre il vero “prodotto” cioè i giocatori. 

Il quadro è per forza di cose schematico e naturalmente i tre soggetti né sono monolitici né non interagiscono con gli altri con alleanze e litigi più o meno provvisori, in genere sulle date ad esempio. Ad ogni modo quello che conta per noi è che l’ATP ha cercato un modo per avere un torneo che in qualche modo potesse competere se non proprio con Wimbledon, che rimane inarrivabile, almeno con gli altri tornei dello Slam. E ha pensato appunto di prendere i migliori 8, secondo una classifica stilata in modo più o meno coerente, e di farli giocare l’ultimo torneo dell’anno. Ma per coprire i costi è necessario un certo numero di partite e se si fosse fatto tutto quanto ad eliminazione diretta ne sarebbero bastate 7. Da qui l’idea di fargli fare dei mini gironi e aggiungerne quindi altre otto. Le 15 partite, spalmate in sette giorni, vendute come “ogni match è una finale” sarebbero state appetibili per il grande pubblico, che avrebbe anche avuto l’occasione di vedere per almeno tre volte i migliori giocatori del mondo. 

Il campione in carica, Daniil Medvedev, che nel 2020 ha battuto in finale Dominic Thiem per 4-6 7-6 6-4

Le cose sono andate così così, perché per quanto sia dal punto di vista economico (173.000$ a match, 530.000€ per chi vince la semifinale, 1.094.000$ per chi vince la finale, ma tranquilli anche se non giochi prendi 173.000$, il povero Sinner, che è  la riserva, dovrà invece farsene bastare 92.000) che, come abbiamo visto, di punti il torneo è molto allettante varie volte si è trasformato in una ricca esibizione o poco più. Il caso limite rimane quello del 2008 quando tra gli otto scese in campo persino Radek Stepanek, all’epoca numero 26 del mondo, con la riserva Kiefer numero 35. Se scorriamo l’elenco dei partecipanti salta agli occhi come spesso il torneo sia stato più un’occasione per racimolare qualche spiccio che uno dei trofei da vincere ad ogni costo. Coria, Schuttler, Puerta, Lapentti, Kucera, Beratasegui li ricordano solo pochi tra gli addetti ai lavori;  Rafael Nadal l’ha saltato molto spesso e non l’ha mai vinto; Federer nel 2014 non giocò la finale per non stancarsi troppo in vista della finale di Davis; Djokovic si ritirò per far giocare Tipsarevic. Insomma siamo abbastanza lontani non solo da Wimbledon ma anche dagli altri Slam e verosimilmente anche da qualche “1000”. 

Ma più del valore tecnico ha sempre contato la costruzione dell’evento. E dove, se non a Torino, quest’aspetto non doveva risultare decisivo? In una città come Londra, il torneo di tennis a Greenwich è un’attrazione tra le mille offerte dalla capitale britannica, ma in una città che ha cercato di completare la sua grande trasformazione da città operaia a città del loisir, che ha scelto come modello di sviluppo quello della costruzione di eventi a mezzo di eventi, l’incontro era scolpito nelle stelle. 

Dalle olimpiadi invernali del 2006 Torino ha visto un susseguirsi di eventi che non ha eguali in nessun’altra città d’Italia. Olimpiadi di scacchi, campionato mondiale di Free style, coppa del mondo di scherma, capitale europea dello sport 2015: è un elenco infinito di eventi di cui le finals sono una delle tappe, non necessariamente quella più prestigiosa, perché i torinesi sono già pronti per il prossimo, quale che sia la giunta. 

Per l’ATP, alla ricerca di soldi, è stata la soluzione di un problema, e anche le prime immagini che arrivano dal capoluogo piemontese mostrano come gli otto siano abbastanza contenti dell’accoglienza, non sembrano proprio quelli che da domani lasceranno tutto sul campo per vincere il match. I soliti nemici della contentezza cercheranno di ricordare che Torino, da tutti questi eventi, non ha tratto mai niente di buono, anzi. La città, tramortita dalla crisi della FIAT, non si è mai veramente ripresa, aumentando anno dopo anno sia i tassi di povertà che gli indici di diseguaglianza e chissà quanta malizia c’è stata nel fotografo che ha scattato l’immagine degli otto a passeggio in via Roma, dove tra Rublev e Zverev si intravedeva un mendicante che chiedeva l’elemosina. 

Naturalmente c’è anche un torneo e questo in fondo rimane un sito di tennis. Se trovate in giro qualcuno vi dice che solo l’anno scorso aveva pronosticato che ci sarebbero stati Hurkacz e Ruud lasciatelo perdere, soprattutto se dice di essere un addetto ai lavori. Il tennis è pieno di mitomani che amano definirsi tali, non sono pericolosi. I due hanno approfittato di questo periodo di assestamento in attesa delle crescite definitive di gente come Shapovalov, Auger Aliassime, magari Sinner e naturalmente Alcaraz, che rischia di essere tra i favoriti già a gennaio a Melbourne. 

La classe 2021 delle ATP Finals

Poco male, come accennato le Finals hanno una lunga tradizione di peones capitati un po’ per caso a giocarsi “partite che sono una finale”. Nello specifico poi Hurkacz ha vinto un “1000” e fatto semi a Wimbledon, c’è di peggio. Meglio lui di Ruud comunque, che è arrivato a Torino chissà come. Le due volte che è arrivato in semi in un “1000” era terra rossa e ha perso seccamente; negli slam è arrivato al massimo agli ottavi e ha perso seccamente con gente come Davidovich Fokina; però ha vinto tutte le finali giocate, come Sinner, più o meno. Solo che erano dei “250” e questo spiega anche la posizione dell’italiano. 

Tolti questi due, che difficilmente potranno infastidire qualcuno, e Medvedev che rimane il naturale favorito gli altri potrebbero avere più o meno le stesse possibilità. Forse qualcuno si stupirà nel leggere Medvedev invece di Djokovic, ma la nostra convinzione è che il serbo non sia più in grado di vincere un torneo così duro affrontando soltanto giocatori di livello molto alto. Djokovic dovrebbe battere almeno uno tra Tsitsipas e Rublev oltre a Ruud, in semifinale e finale Zverev o Medvedev (ma anche Berrettini). Una cosa è fare finale a Bercy vincendo al terzo con Fucsovics e Hurkacz altro in un torneo in cui gli ultimi giorni sono frenetici. Djokovic ha le sue carte naturalmente, come le ha Zverev, che però a Parigi è stato travolto proprio da Medvedev. Tutto sommato il sorteggio ha dato una mano al tedesco, perché in finale dovrebbe arrivarci, considerato che troverà uno tra Rublev, Tsitsipas e appunto Djokovic in semi. Certo, tutto passa dalla partita contro Berrettini, che si gioca subito domenica sera, ma il tedesco con Berrettini è 3-1, nonostante i due abbiano giocato tre partite sulla terra. L’unico giocato in condizioni abbastanza simili a quelle torinesi l’ha vinto abbastanza nettamente Zverev, che però ha perso l’unico giocato in Italia. 

A proposito di Berrettini. Siamo tutti suoi tifosi, noi forse più di tutti, ma è difficile nascondere che i suoi precedenti con chi lo precede in classifica, Rublev escluso, sono terribili. Contro Djokovic, Tsitsipas, Medvedev e Zverev ha giocato 12 partite e ne ha vinta appunto una sola, quella già ricordata contro Zverev a Roma. Speriamo riesca ad invertire l’andazzo, ma siamo parsimoniosi, una cosa è il tifo un’altra scommetterci qualcosa. 

Ad ogni modo, ma l’avete capito, comunque vada sarà un successo. O credete che sia un caso che questo slogan sia stato coniato da un torinese purosangue come Chiambretti?

ATP Finals 2021


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