Abbiamo problemi con la gente.
McEnroe serve al corpo di Borg e scappa a rete, Björn si sposta per trovare lo spazio e incrocia col dritto la pallina bianca che dopo dieci metri finisce sulla volée di rovescio di John, per tornare rapida troppo vicino a Borg che arrota cercando di alzare un lob, sempre sul lato del rovescio; ma Mac inarca la schiena come solo lui sa fare e lo smash è vincente. Dopo 8 secondi giocati tutti sulla diagonale destra, nessuno può sapere che quello che si è appena visto è il primo punto di un tie-break che non dimenticheranno mai più. Lo racconteranno i padri ai figli, i figli ai nipoti attorno al fuoco nelle sere gelate dei deserti e sotto gli ombrelloni dei cieli di agosto, esperti che ne hanno viste tante e ragazzotti che non sanno tenere in mano una racchetta. È il 5 luglio del 1980 e manco a dirlo il luogo è Wimbledon.
Sono le 5 in punto, l’ora del tè, e 2 ore e 41 minuti prima era cominciata la finale del torneo numero 103. Björn Borg ha appena compiuto 24 anni, ha già vinto quattro volte il torneo; dall’ultima volta, giusto un anno prima contro Roscoe Tanner, ha perso due partite. Due. Una terza volta non era sceso in campo, a Basilea, dove si sa che non succede mai niente. In semifinale Borg aveva sconfitto Brian Gottfried, che era riuscito a vincere un set prima di subire un 6-2 6-0 che forse racconta che a volte dietro quell’espressione gelida c’era dell’irritazione.
John Patrick McEnroe ha 21 anni, è il numero 3 del mondo, quando tocca la palla con la racchetta a molti vengono dei brividi che non sanno spiegare. Un giorno, poco lontano dal punto in cui giocherà quel tie-break, ad un giudice di sedia dirà “You cannot be serious” e per qualche altra strana ragione la frase finirà col seguirlo per sempre. La sua semifinale è stata più complicata, ma la fiducia che ti dà battere Jimmy Connors non è la stessa che se batti Brian Gottfried, anche se pure Mac, dopo aver perso il secondo set, travolge l’avversario.
Dopo l’1-0 serve Borg e quando Mac mette in rete due rovesci di fila, uno in risposta ad una prima e l’altro impattando un innocuo dritto dello svedese, si intravede la partita di nervi che è stata e che sarà per i prossimi 22 minuti. Mac si passa le mani prima sul volto e poi ai fianchi, ciondolante e indisponente, e ci mette circa un minuto per tornare a servire: la liturgia è appena iniziata e quello stato di sospensione, l’incertezza fra il quinto set o il quinto titolo di Borg, deve durare il più possibile.
Il primo set non era stato bellissimo. I due avevano cominciato tesi e regalavano qualcosa. Borg di più, McEnroe così è scappato sul 3-0 per chiudere con un 6-1 forse un po’ severo. Borg avrebbe potuto raccattare almeno un secondo game ma un doppio fallo e una volée fuori di metri prima di un passante lungolinea fanno durare il set meno di mezz’ora. Alla vigilia del match McEnroe aveva dichiarato di poter battere Borg, il 6-1 è la prima mossa dell’americano in questa lunga partita di Risiko.
L’americano serve sull’1-2; il serve and volley, la stoppata con la racchetta che frena la sua corsa subito dopo l’impatto: è tutto perfetto. Un servizio vincente e siamo 3 a 2. Lo spettacolo non c’è ancora, alcuni errori portano il punteggio sul 4-4. Mac serve esterno sul dritto, Borg gioca una meravigliosa risposta incrociata che chissà come John scava da terra per metterla dall’altra parte. La palla è anche abbastanza lunga ma l’Orso ci si avventa col marchio di fabbrica: il rovescio bimane incrociato, rapidissimo, che non dà il tempo a John di riposizionarsi a rete dopo il miracolo di equilibrio di un paio di secondi prima: Borg potrà servire due volte sul 5 a 4.
Eppure è stato ad un passo dal tracollo. Dopo il 6-1 del primo set l’Orso non riusciva proprio a arrivare a 40 sul servizio di Mac. Sul 2 pari, per la prima volta McEnroe fa il McEnroe. Niente scenate per carità, ma era stato silenzioso e composto fino a quel “Nooo” che accompagna la risposta che si ferma sul nastro. Sarebbe stato break e 3 a 2 per lui. Sul 4 pari di nuovo Borg sembra sul punto di non farcela: va 0-30, recupera ma Mac ha la sua chance sul 30-40. Gran servizio dello svedese, parità. Un passante di rovescio di pura potenza lascia Borg fermo, ancora palla break. Quando è in difficoltà Borg da sinistra serve cercando il rovescio di McEnroe, l’uncinata mancina fa troppa paura. Si salva ancora servendo là ma una risposta vincente di Mac lo costringe a una nuova palla break. Lo salva ancora una prima, però questa volta servita sul dritto, che finisce a rete. Borg sospira, è 5-4.
La sedia di Borg guarda il campo, quella di Mac è girata verso la tribuna posteriore. Björn deve averla girata, chissà perché. L’americano cambia le scarpe, poi si versa una limonata dalla brocca che sta sull’erba. Anche Borg beve la limonata della Robinson, che però è appoggiata su un trespolo e quindi a favore di telecamera. Dietro l’arbitro c’è un frigorifero con le lattine di Coca-Cola bene in evidenza.
Borg non è mai arrivato a 40 sul servizio di John McEnroe quando il mancino va a servire sotto per 5 a 6, dopo aver controllato i lacci delle scarpe. In tribuna Mac Senior ha un cappello da pescatore bianco, si nota fra i colori smorti dei vestiti dell’epoca. Anche il coach di Borg, lo svedese Lennart Bergelin, veste un giacchetto di un anonimo beige, mentre Mariana Simonescu, la compagna del tempo, fuma impassibile una sigaretta. Mac serve, il primo punto è suo, poi sbaglia una volée stoppata per il 15-15, prova a rifarla nel punto seguente ma è facile per Borg passarlo. Borg ha due set point di fila, sul primo una risposta dello svedese è lunga, ma la seconda risposta costringe Mac a colpire una volée bassa di rovescio, è impossibile anche per lui tirarla oltre la rete: Borg vince il secondo set. John ha sciupato molto, nei momenti decisivi Borg è stato più freddo ma non c’è tempo per pensare, non passa neanche un minuto che inizia il terzo set. Ma la crepa diventa subito una voragine, Mac perde fiducia, si trova presto sotto per 3-0, poi si aggrappa al servizio, ma nei turni dello svedese non si gioca più. Rapidamente la partita è cambiata, Borg è di nuovo sereno, Mac si vede che si trattiene, che aspetta la fine.
Ci siamo avrà pensato Borg, ma una risposta perfetta nei piedi lo costringe a una demi-volée che rimbalza alta, John passa col rovescio: 5-5. Siamo al dunque, Borg segue un rovescio a rete e il passante non riesce. Primo matchpoint. Del tie-break, però, perché Borg ne aveva avuti già due sul 5 a 4 del quarto set, quando ha servito sul 40-15.
Sono passate due ore di gioco quando comincia il quarto set. Entrambi tengono i servizi senza particolari problemi come se inconsciamente fossero già consapevoli di cosa li stesse aspettando. Ma nel nono game McEnroe cede ancora. Dopo quattro game di servizio impeccabile, una volée di dritto giocata con la solita innaturale eleganza non oltrepassa il nastro e concede la palla break a Borg. Il pallonetto dell’Orso finisce due righe oltre la linea, ma da destra lo scambio è quello che abbiamo visto e che vedremo: risposta di dritto incrociata, volée complicata dall’altra parte e passante di rovescio incrociato a due mani. Altra palla break, McEnroe va sul sicuro, slice esterno sul rovescio. Un tracciante a due mani in risposta rende impossibile l’impatto con la palla: dopo un sorso di limonata Björn serve per il quinto titolo.
È rilassato, imperturbabile, in pochi secondi si porta sul 30-0, chissà se Mac ancora ci crede. John quasi si pente di seguire a rete un rovescio corto ma questa volta Borg esita, il passante non è niente di che e Mac stoppa la volée giusto dopo la rete. Prende coraggio, il ricciolino statunitense, risponde sul dritto e corre a rete: lo svedese lo passa in lungolinea facilmente. Championship point. Si gioca da fondo campo, lo svedese scende a rete come una gazzella nella zona prediletta, quella sulla destra di Mac fra la metà campo e l’inizio del corridoio. L’americano colpisce lungolinea col rovescio, il nastro rende impossibile intercettare la palla. Fortuna. Il primo è salvato. L’Orso si ripresenta di nuovo a rete sul secondo matchpoint ma l’attacco è corto, nuovo rovescio passante di Mac, la volée di Borg è difficile, colpisce e la palla sta per toccare terra ma McEnroe la colpisce al volo: è il primo dritto al volo della storia giocato con la palla sotto la rete, solo con la racchetta di legno.
Rinfrancato, McEnroe si procura una palla break con un attacco profondo e vince il game con una risposta incrociata vincente imprendibile, Borg non era neanche arrivato alla linea della battuta. “Come on!” urla Mac. Un paio di minuti e due game solidi al servizio dopo e si sentono quelle parole: “Tiebreak now comes into operation”. È l’ora di versare il tè.
Il terzo match point si gioca sul servizio da sinistra di Mac. Borg gli fa giocare una volée bassa e in allungo, ma Mac è tale non a caso, il riflesso è prodigioso, sei pari. Nuovo serve and volley, l’Orso è perfetto: prima volèe difficile e passante agile per il quarto matchpoint. Serve Borg, ma il passante di McEnroe lo costringe a una volée difficile, 7-7. Si comincia a guardarsi divertiti, sembra che il pieno di emozioni sia già stato fatto. Nel quindicesimo punto Björn va a rete seguendo il servizio, Mac lo ricaccia indietro con un pallonetto, si scambia, Borg va ancora a rete in maniera improvvida, il passante è comunque difficile ma Mac incrocia perfettamente: primo set point per il quinto set, Mac lo gioca sul suo servizio. Ma non ci sono più errori, Borg tira fuori un’altra meravigliosa risposta vincente, Mac finisce al tappeto nel tentativo di recuperare, scuote la testa, le mani reggono i fianchi. Torna a battere, si asciuga il sudore sulla fascia rossa, le braccia appaiate iniziano il lento ciondolare che scandisce l’inizio del servizio, il serve and volley è perfetto, secondo setpoint. Come uno specchio, Borg chiude la stessa volée di McEnroe del punto precedente, 9-9. Risposta lunga, quinto matchpoint per Borg, risposta sbagliata, 10-10. Ancora una volta, lo svedese costringe l’americano a una prima volée difficile per poi giocare un facile passante, sesto matchpoint.
Nonostante sia riuscito a salvarsi già sei volte, McEnroe decide di giocare in maniera diversa, più oculata. Forse è consapevole che gli è andata già troppo bene. Sceglie di rispondere in backspin col dritto, Borg gli fa giocare un rovescio e Mac gioca di nuovo in backspin, vorrebbe seguire a rete ma il colpo gli esce corto. Troppo corto. La palla sbatte sul nastro, cade imprendibile dalla parte di Borg. Mac è impassibile, non fa un gesto, guarda a terra, per lui è giusto così. Lo svedese cammina col solito passo rapido verso la linea del servizio, forse quell’andatura serve a fargli ritrovare la concentrazione dimenticando il passato prossimo. Batte, va a rete e gioca la volée. Perfetto: 12-11, settimo matchpoint. Una volée incrociata magnifica per stile ed efficacia annulla la vittoria di Borg. Si cambia campo per la quarta volta. Sul 12 a 12, John è ancora a rete dopo il servizio, gioca la volée di dritto, Borg corre sull’incrociato ma invece l’americano colpisce in lungolinea: terzo set point. Borg a rete, volée sulla riga e passante difficile, 13-13, ma c’è un nuovo setpoint per Mac, il quarto, quando Borg sbaglia una volée non impossibile.
Serve sul rovescio di Borg, che risponde centrale e alto: la più facile delle volée finisce fuori di qualche centimetro. Borg neanche stava correndo per recuperarla. Mani nei capelli, poi sulle ginocchia, il corpo di Mac si flette, si scrolla la tensione dalle spalle, assurdo quello che sta accadendo, il suo corpo tradisce il diritto di stare al quinto set quando invece è inchiodato sul 14-14. Scende a rete dopo la battuta, colpisce al volo di rovescio, non sarebbe difficile ma la palla prende il nastro e rimane dalla sua parte. Sarebbe match point, ma l’arbitro di sedia fa rigiocare il punto perché il giudice di linea aveva chiamato out il servizio di Mac, buono invece. La stop volley ora è perfetta, 15-14, quinto set point, sprecato con una risposta larga, si cambia campo, sono passati venti minuti.
Mac deve rispondere sul lato del rovescio, in allungo. Borg presidia già la rete, l’americano indirizza in lungolinea basso, la volée è di quelle difficili, Borg riesce a tirarla su con maestria, può metterla solo incrociata sfruttando il punto più basso della rete, ma è in quella direzione che Mac corre, il passante lungolinea è un’uncinata perfetta: 16-15, sesto setpoint, non c’è uno spettatore che non sia in estasi per ciò che sta succedendo. La più facile delle volée incrociate di rovescio, per Mac, finisce fuori di qualche metro. Qualcosa deve aver attraversato la mente dello statunitense, i set point falliti per i suoi errori sono troppi a questo punto, 16 a 16.
Le braccia ciondolano ancora, Mac segue la seconda a rete ma una risposta vincente di Borg esce di pochissimo. 17 a 16, settimo setpoint. Borg sceglie ancora il serve and volley, si trova a giocare una volée forse un po’ troppo al corpo, sceglie di stopparla, non sarebbe impossibile da fare ma fallisce. La palla gli cade davanti i piedi vicino la rete. Si val quinto set. Così si chiude una leggenda.
Il resto quasi non conta, perché lo spettacolo adesso è finito, ci si è divertiti abbastanza. L’Orso lascia cadere la palla che aveva in tasca a terra, cammina verso il suo angolo a testa bassa. Nel box dello statunitense, fratello e padre possono finalmente respirare. Sono passati 22 minuti. C’è il quinto set da giocare, McEnroe perde la partita su quella vittoria, che non sarà effimera perché un giorno del quinto set non importerà più niente a nessuno. Mac va avanti, spiegherà poi un giorno, pensando che l’altro si sarebbe arreso.
Ma Borg è Borg perché non cede, forse non si ricorda nemmeno di aver partecipato ad una leggenda. C’è una racchetta, una pallina, un campo e un avversario e quindi la palla va messa di là. McEnroe forse non trova più il motivo per continuare, non capisce perché non sia già finito tutto, non abbia la coppa in mano, si giochi. Risponde e serve ma non capisce, aspetta. Nel quattordicesimo game una risposta di dritto porta Borg sul 15-30 quando serve McEnroe, poi un passante incrociato di rovescio vale l’ottavo match point. Sono le 6 e 11 minuti quando il servizio di Mac si dirige stavolta al centro verso il rovescio di Borg, per evitare il solito schema incrociato. Non basta, Borg risponde basso, Mac fa la volée ancora sulla sinistra di Borg e tutto finisce come deve, col rovescio bimane incrociato lontano da Mac e Borg in ginocchio. Urla qualcosa, Borg, nessuno saprà mai cosa perché il frastuono del centrale è assordante. I due si stringono la mano fugacemente, Björn gli dice un qualcosa, va a sedersi, c’è la trafila per dargli la pacca sulla spalla, toccarlo come se fosse una reliquia, lui accenna a un mezzo sorriso, mezzo, di più non concede. Eppure la partita è finita, ma la leggenda è appena iniziata.