Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in monografie on 11 Novembre 2019 9 min read
L’altro ieri ero a Bergamo, faceva un freddo cane, e lì ho visto giocare un ragazzino molto promettente, dinoccolato, forse, molto spettinato, e quando sono andato a presentarmi dopo la partita, l’aveva vinta, altrimenti non mi sarei permesso, mi ha colpito per quella luce che aveva negli occhi, ha 17 anni il ragazzo, non dimenticatelo, ma quella luce è quella di chi sa già che non fallirà nella vita, il fuoco che arde nei cuori dei campioni. Ma è giovanissimo, beato lui, ah!, quanto avrei voluto avere la sua cattiveria, il suo impegno, il suo ardore, invece all’età sua pensavo solo alle fragilità della carne, si chiama ardore pure quello, sì, ma è un altro tipo di ardore, quello di chi non combinerà mai nulla, sono sicuro che voi mi potrete capire, ahimé.
Lasciamolo crescere, dico io, perché questi giovani non devono avere addosso la croce del successo, anche se il ragazzo ha le spalle larghe, va detto, noi siamo solo spettatori e non dobbiamo chiedergli nulla, però segnatevi questo nome, perché tra qualche mese ne parleranno tutti e allora voi che mi leggete potrete dire, come no, certo che so chi è quel ragazzo che colpisce ogni palla con tutta quella violenza, con tutta quella precisione e che nonostante quelle lunghe e magroline gambe riesce ad arrivare a colpire con la racchetta sempre al momento giusto: quel ragazzo, saprete già, si chiama Jannik Sinner, è nato a San Candido, in provincia di Bolzano, il 16 agosto del 2001.
Mi ricordo i 17 anni, tu andavi a letto, poi ti svegliavi il giorno dopo ed eri alto un centimetro in più, e oggi, quando ho rivisto il ragazzino, eravamo sotto il sole di Roma, che a maggio è più bella che mai, saranno passati tre mesi dal nostro primo incontro, mi pare di aver notato che fosse ancora più alto, forse era solo un’impressione mia, beninteso, poi gli guardavo quelle gambe magroline che non tremano mai e mi chiedevo come facesse a essere così veloce, così pronto, così scattante, quelle sono gambe di chi sa che dovrà andare lontano, ma quello che mi ha colpito di più è che il ragazzino va dritto per la sua strada e noi, che siamo più anziani e ne abbiamo viste di cotte e di crude, e sappiamo come vanno queste cose, dobbiamo essere bravi ad indirizzarlo, a farlo giocare serenamente, bisogna farlo crescere, non che non ci pensi da sé, avete visto quanto è diventato alto in due mesi? ma insomma avete capito quello che intendo.
Ma ciò che più conta è che il ragazzino non si è montato la testa per qualche vittoria e qui dobbiamo riconoscere che il nostro lavoro ha pagato, del resto ve l’avevo detto, il ragazzo ha la testa sulle spalle, mica è come quelli là, che c’hanno i grilli per la testa, c’è chi diventa il primo della classe e chi diventa un asino, qui non siamo nel paese dei balocchi, non combinerai mai nulla a giocare a Call of Duty, puoi fare lo sbruffone quanto ti pare, puoi fare i tuoi numeri da circo, ma la vita ti presenta sempre il conto, questo Jannik credo l’abbia già imparato e credo che, da parte nostra, un pezzettino di merito ce l’abbiamo, perché il ragazzo ha tutte le carte in regola, ma è anche giusto che chi gli sta intorno, come me, come voi, stia lì col righello, a star ben attento che non esca dai contorni, perché è un ragazzino, questo non dimentichiamolo mai, e il nostro compito è stargli alle spalle, guidarlo, assisterlo, indirizzarlo, gestirlo, comprenderlo, perché Jannik Sinner, nato a San Candido, in provincia di Bolzano, il 16 agosto del 2001, è un patrimonio nazionale.
Ora, ascoltatemi bene, ché io lo seguo da un po’: dovete smetterla di soffiare sul collo di Jannik, perché le sconfitte arriveranno e saranno una bella lezione, ma non possiamo commettere lo stesso errore che abbiamo commesso con Gianluigi, calma e gesso, lo dico sempre a mia moglie quando torno a casa, oggi gliel’ho ripetuto, facciamolo lavorare, io non mi sono perso una sua partita, che fosse dal vivo o che fosse in televisione, e quando serviva anche al computer, in ufficio o a bordo piscina, l’importante è che non mi perda una palla, perché i miglioramenti si vedono a occhio nudo, è come se ogni colpo fosse migliore dell’altro, come se stesse cercando di colpire con quella minuscola frazione di anticipo che gli permetterà di colpire ancora più forte, ancora più vicino alla riga e lo si vede a occhio nudo, forse il mio è più allenato del nostro, lo ammetto, ed è anche per questa ragione che vi chiedo di lasciarlo lavorare in pace, ormai lo conosco bene, l’altro giorno ho parlato con il suo allenatore e lui mi ha detto, parole testuali, non ho mai visto un 17enne così sicuro di sé e io ho sorriso, perché era quello che avevo pensato quella prima volta a Bergamo, io uno così sicuro di sé non l’ho mai visto, proprio così, ma poi ho ribattuto, certo, ma per fortuna ci sei tu e ci siamo noi, a stargli accanto e lui mi ha risposto in maniera un po’ sfuggente, chissà cosa voleva dire con quegli occhi, ma fa nulla, quello che volevo dire è che noialtri, che tifiamo per lui, dobbiamo assicurarci di non stargli troppo addosso, non aggiungergli pressione, si dice che si lavora bene solo a mente sgombra, e sono abbastanza sicuro che la testa di Jannik Sinner, nato a San Candido, in provincia di Bolzano, il 16 agosto del 2001, sia sgombra.
Mia moglie, l’altro giorno, mi ha fatto incazzare come poche altre volte, ma perché non lo lasci in pace quel povero ragazzino, mi ha detto, parli sempre e solo lui, ma non è che lo state caricando di troppe responsabilità, voi che gli state sempre addosso, e io le ho risposto in malo modo, ma che cosa vuoi saperne tu, le ho detto, che sei sempre rimasta a casa per tutta la tua vita, ma poi mi sono messo a ridere, perché mi sono reso conto di che sciocchezza aveva appena detto, amore, le ho detto, ma guarda che Jannik mica sta ad ascoltare me, questo va a giocare le Next Gen Finals a Milano, è il più giovane e le vincerà e non sarà certo perché io mi permetto di suggerirgli qualcosa che il suo destino cambierà, anzi ti dico una cosa, il ragazzino sa benissimo che ogni giorno di paga va guadagnato con il sudore, che occorre stringere i denti, lo sa che un giorno tutto questo dolore gli sarà utile e quello che dobbiamo fare noi, lo dicevo pure al suo allenatore qualche settimana fa, è metterci da parte, ma stargli vicino, perché è evidente che il ragazzo diventerà un campione e tutto quello di cui ha bisogno, e a me pare che tutti quanti stiano facendo un lavoro eccezionale, e pure noi, nel nostro piccolo, è restare sereno, perché non dobbiamo commettere gli errori del passato, si impara tutti quanti, qui, compreso lui, soprattutto lui, Jannik Sinner, nato a San Candido, in provincia di Bolzano, il 16 agosto del 2001, sta imparando più di tutti. Forza amore, andiamo a letto e facciamo sogni d’oro.
Che dire? Il lavoro procede alla grande, Jannik ha vinto il torneo più importante della sua giovane carriera, first of many, come dicono, e non c’è dubbio che vincere a Milano come aveva fatto già qualcun altro, non dico il nome perché sono un uomo razionale ma pure io mi concedo un po’ di scaramanzia di tanto in tanto, dicevo, vincere a Milano come quell’altro è un bel segnale, uno dei tanti, sia chiaro, ma lampante, deciso e potente come il gioco di Jannik, io uno come lui, che colpisce così forte così bene, non l’ho mai visto, e sono 40 anni che guardo questo sport del diavolo, ma lui è un angelo, pronto a perdonarci per i nostri peccati, se ci facciamo trascinare dall’entusiasmo, è perché abbiamo delle solide ragioni, ma l’avete visto ieri, contro il numero 18 del mondo, sembrava posseduto, a questo punto non c’è che da sedersi e aspettare tutto il bene che ne verrà, noi abbiamo fatto il nostro e lui ha fatto il suo, e io non avevo mai avuto dubbi, ho visto quel fuoco nei suoi occhi, meno di 10 mesi fa, e ieri ho visto l’identico fuoco, sembra inestinguibile, un fuoco sacro che dura da millenni, il fuoco di chi non si arrende mai, di chi sa che è un predestinato e che ci regalerà le gioie che ci sono state negate per anni, ed io, che gli sono sempre stato a fianco, sarò sempre lì con lui, a ricordargli che è il nostro portabandiera, l’orgoglio nazionale, il ragazzino imbattibile, quello che ci farà tornare orgogliosi di essere italiani dopo decenni di umiliazioni, povera patria, benedetto sia il paese che non ha bisogno di eroi, noi di un eroe così avevamo bisogno e ora perdonatemi se festeggio, ma me lo merito, l’importante è farlo lavorare in pace, non bruciamolo, l’attesa è finita, io lo sapevo che il nostro momento sarebbe arrivato, ora voi mentecatti fatevi da parte e lasciateci godere lo spettacolo, il meglio deve ancora venire e noi ce lo prenderemo tutto, al fianco del nostro nuovo eroe, che di nome fa Jannik, di cognome fa Sinner, è nato a San Candido, in provincia di Bolzano, il 16 agosto del 2001, ed è il tennista più forte che abbia mai visto giocare.