Abbiamo problemi con la gente.
Chissà se Daniil Medvedev ha letto “L’idiota” del conterraneo Dostoevskij, un libro che potrebbe evitargli di finire nel baratro come alcuni dei suoi personaggi. A patto di leggerlo, si capisce. Idiota è come si è definito Medvedev dopo aver battibeccato per ben due volte con il pubblico di New York, che per diversi e improbabili commentatori di tennis è “il peggiore del mondo”, quando invece è il pubblico più eterogeneo del mondo, perché è a NYC che con pochi dollari si può vedere il tennis d’élite, di solito una roba per ricchi. E pazienza se Wallace, sempre in bocca a questi commentatori, ne ha pure scritto.
Il russo non ha incontrato grandissimi giocatori fin qui, Wawrinka è il primo serio test dopo Lopez nei sedicesimi e Koepfer negli ottavi. Alla fine dei sedicesimi e degli ottavi, fischiato dal pubblico per le sue intemperanze, Medvedev si è messo a fare il troll, “ringraziando” per il sostegno la gente che continuava a fischiarlo in piedi dagli spalti. Il russo è comunque il giocatore più in forma di queste US Open series: finale a Washington, finale a Montreal, vittoria a Cincinnati, quarti a NY. Ma è stanco. Wawrinka, uno che questo torneo l’ha vinto nel 2016, sembra stare meglio ed ha ammesso di sentirsi finalmente bene dopo gli infortuni. Il gioco frenetico del russo costringerà Stan a velocizzare le sue esecuzioni da fondo, ma se il ritmo degli scambi dovesse abbassarsi, lasciando il tempo allo svizzero di costruire i punti, allora Medvedev sarebbe spacciato. Oltretutto, Stan è uno che ha vinto 3 slam e i campioni come lui quando sentono l’odore del sangue, la semifinale Slam, difficilmente la preda si salva.
Ci risiamo con le speranze. Abbiamo perso il conto delle volte che abbiamo creduto in Grisha e dopo la caduta libera post vittoria delle Finals ‘17 ci siamo ripromessi di non cascarci più. Dimitrov ci ha reso il lavoro facile, arrivando a New York con un orribile bilancio di una vittoria – contro Steve Johnson al tiebreak del terzo set – e sei sconfitte, col punto più basso raggiunto ad Atlanta, sconfitto dal numero 405 del mondo, Kevin King. Arrivato a New York da numero 78 e con un look che ricorda Ralph Macchio in Karate Kid, Grigor ha regolato Seppi, ha sfruttato l’infortunio di Coric per poi battere Majchrzak e soprattutto de Minaur, che pur senza essere un top 10 è giocatore di un certo valore. Si evince che Dimitrov è stato aiutato da un tabellone favorevole che adesso gli presenta il conto mettendolo di fronte a quello che a questo punto è il favorito del torneo. I dubbi su Federer, partito malissimo ma devastante nei due ultimi match, riguardano soltanto l’età, la possibilità che arrivi la luna storta, il bioritmo negativo, ma purtroppo per Dimitrov il Dottor Federer è tutt’altro che morto per scegliere l’asino vivo. Tiferemo per lui, si tifa sempre per i più deboli no?
Hic Rhodes hic salta. Dopo la durissima lezione di Wimbledon, Berrettini era sparito dai campi, certo per un infortunio ma forse anche per leccarsi le ferite, capire cosa lo avesse investito sul centre court, riflettere. Capitato nella parte più interessante del tabellone, ha visto da lontano cadere in modo francamente deprimente tutti quelli più accreditati di lui – Tsitsipas, Thiem, Kyrgios – ma è stato bravo a dare la spinta a Rublev, che era preannunciato in gran forma ma che è troppo condizionato dalle sue lune. Il russo, se non si incastra tutto come si deve, diventa un giocatore normale. Se è vero però che si ha da preferire un generale fortunato ad uno bravo, è adesso il momento di farsi dare l’ultimo aiuto, perché Monfils è capace di tutto, anche di non entrare in partita. Il francese è stato sin qui abbastanza diligente, anche se con Shapovalov ha provato a buttare la partita. Ad ogni modo è il più equilibrato dei quarti di finale, un’occasione unica per Berrettini che è a due passi dalla top10. Oltretutto, la legge dei grandi numeri è con lui: sono passati 42 anni dalla semifinale di Barazzutti a New York, è il momento di ripetersi.
Sette a zero nel computo dei confronti, neanche vi diciamo per chi. Dopo i quarti sarà otto a zero.