Abbiamo problemi con la gente.
By Salvatore Termini Posted in spotting on 11 Maggio 2019 6 min read
Di ritorno da campagna vittoriose in campo, Fognini, e fuori, l’assegnazione delle Finals a Torino, il tennis italiano si appresta a celebrare sé stesso e il suo conducator in un masters 1000 impreziosito dalla presenza di Roger Federer, nientemeno.
Per evitare che si possa rovinare la festa, la macchina organizzativa ha pensato bene di cambiare il responsabile degli accrediti, ritenuto troppo democratico, nominando una sorta di cerbero dai trascorsi improbabili. Naturalmente, in diretta dal Foro avrete solo cantori estasiati delle magnifiche sorti e progressive dell’intero movimento, e a noi non resta che il ruolo del grillo parlante, pronti ad essere spiaccicati da qualche pasdaran più realista del re, che sui social non vedrà l’ora di tacciare di incompetenza a destra e manca, con la gentile e disinteressata, disinteressatissima, collaborazione di ex giocatori o giocatrici, a cui verrà naturale dare un parere su chi scrive e come dovrebbe farlo, forse ritenendo che si faccia con la racchetta.
Tolti i pesanti massi dalle scarpe e dato modo a tutti di poter utilizzare il verbo che va così tanto di moda, ci sarebbe da parlare un po’ di tennis. Cominciando col dire che il torneo è un po’ penalizzato, dal punto di vista tecnico, dall’infelice collocazione temporale, visto che comincia quando ancora a Madrid ci sono le semifinali e finisce quando mancano appena 7 giorni all’inizio del Roland Garros.
Per questo, negli ultimi anni, il torneo non è stato mai all’altezza di quello madrileno, anche se i vincitori alla fine non sono stati troppo diversi. Ma considerato un po’ il momento poco felice del tennis contemporaneo, come detto varie volte “il vecchio tarda a morire e il nuovo stenta a nascere”, non è detto che quest’anno vada come le altre volte.
Mentre a Madrid due semifinali di lusso ci hanno regalato la sfida dei più validi eredi al trono ai primi due del ranking, a Roma potrebbe succedere qualcosa tipo Monte Carlo, cioè la sorprendente vittoria di un outsider. Magari risparmiandoci un finalista come Lajovic, bravo figliolo, ma il cui valore tecnico è correttamente definito dal fatto che a Roma stia giocando le qualificazioni.
Che questo possa significare vedere molto avanti Fognini è abbastanza dubbio, anche se il tabellone ha naturalmente dato una grossa mano al ligure. Tsonga a Monte Carlo si è ritirato dopo un set e a Madrid ha preferito non giocare, in mezzo ha giocato a Bordeaux, perdendo contro tal Horansky, numero 186 del mondo. Ma vedrete che la vittoria del ligure arrivera contro il semifinalista di Wimbledon e Roland Garros, forse perché la finale di Melbourne è davvero troppo lontana.
Fognini è capitato nella parte di tabellone di Tsitsipas, ma chissà come il greco arriverà a Roma, soprattutto se dovesse capitargli di battere oggi Djokovic. A quel punto lo spettacolo sarebbe come neanche ad Hollywood perché contro Federer, Fognini si giocherebbe l’ingresso in top10. Quello che succederebbe possiamo solo intuirlo.
Tornando al tennis, il tabellone sembra abbastanza equilibrato. Djokovic-Shapovalov potrebbe essere una bella partita anche se il giovanissimo canadese pare faccia fatica a crescere rapidamente e non è troppo fortunato con i sorteggi. Naturalmente, tutti sperano nell’ottavo contro Cecchinato, con il palermitano che deve disfarsi di due avversari non complicatissimi come De Minaur e uno tra i declinanti Simon o Kohlschreiber.
Novak attraversa una fase della sua carriera in cui sembra voglia massimizzare quel che resta delle sue forze fisiche e, sembra di capire, mentali. Non è più il caso di spendere enormi energie per un torneo che è certo prestigioso ma che non è il Roland Garros, e non è inverosimile che se mai le cose si dovessero complicare preferisca rimandare tutto quanto a Parigi, dove chiuderebbe per la seconda volta il cerchio del Nole-Slam. Il che significa che c’è spazio per imprese come quelle di Medvedev a Monte Carlo, a condizione che, com’è successo a Madrid, l’avversario non sia di quelli accreditati a prenderne il posto, perché in quel caso diventerebbe importante togliere sicurezza al rivale, che è un po’ quello che è successo a Madrid.
L’altro grande vecchio, Nadal ovviamente, è per indole meno calcolatore, ma dopo i recenti rovesci non è escluso che alle soglie dei 33 anni si metta a fare qualche conto. Fino ai quarti non avrà problemi, e poi chissà, perché Thiem, reduce dal disastro combinato in semi a Madrid, potrebbe anche lui non avere tutta questa voglia di sbattersi per un altro torneo che sì, sarebbe meglio vincere, ma rischiando quanto? Insomma il quarto di finale basso rischia di essere una gara a chi si stanca di meno, e non pare che da quelle parti si aggiri gente capace di approfittarne, visto che Khachanov dovrà migliorare enormemente il suo senso tattico prima di cominciare a far paura ai top5.
Oltre Fognini, gli italiani si presentano al gran completo. Seppi giocherà proprio contro Bautista-Agut il primo match e non è detto che parta battuto, visto che bisognerebbe spiegare a qualche egocentrico che essere spagnoli non è condizione sufficiente per essere forti sulla terra battuta. Berrettini, che ha saltato Madrid perché ha fatto bene a Monaco – il tennis è fatto così – non è stato troppo fortunato, perché ha trovato Pouille, che dopo Melbourne però ha vinto una sola partita, e poi Zverev che per quanto in crisi ha ceduto solo contro Tsitsipas a Madrid.
Il giovane Sonego ritrova proprio Khachanov, che è lo scalpo più prestigioso raccattato dal giovane piemontese. A loro si aggiungono Basso e Sinner, ma non è una cosa seria, e non ci sono abbastanza parole per spiegare quanto sia del tutto insensato pronosticare qualcosa su qualcuno che non ha ancora compiuto 18 anni. Sinner può, come tutti quelli che hanno 17 anni e giocano a tennis, diventare meglio di Sampras o fare la fine del povero Quinzi, e a parte che non sappiamo cosa sia meglio augurargli, l’unica cosa che ha senso sperare per lui è che almeno si diverta un po’. Con la gente che ha attorno pare impresa complicata.
Come sa chi ci segue, da queste parti siamo interessati a Kyrgios, al quale però la terra rossa piace quanto a noi una federazione retta per 20 anni da una specie di clan. Non è una ragione sufficiente per non vedere le due o tre partite che riuscirà a fare visto che, come ha ricordato lui stesso, pare che lo sport sia intrattenimento. Quindi tutti a fare il tifo per Paire, capace di perdere partite che nessuno potrebbe mai perdere. E pazienza per Haase o Dolgopolov.
Cos’altro? Sarebbe stato interessante vedere la solita sfilata romana, piena di Totti, che almeno di tennis ne capisce un po’, e del mondo culturale romano, quello che vabbè, lasciamo stare, ma come ricordato in apertura non siamo tra i preferiti del Foro italico. Il che in teoria dovrebbe essere una garanzia per il lettore, ma davvero state ancora a credere a queste scemenze liberaldemocratiche?