Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in playlist on 14 Gennaio 2018 8 min read
A Tiafoe non va benissimo coi sorteggi negli Slam: agli ultimi US Open ha beccato Federer (e l’ha portato al quinto set), a Wimbledon ha passato il primo turno ma ha perso al secondo contro Alexander Zverev, al Roland Garros gli è toccato Fognini, non certo un fenomeno ma uno che Parigi ha giocato ai quarti di finale, in Australia ha battuto Kukhuskin ma gli è toccato Zverev nel turno successivo. La campagna di quest’anno comincia dal finalista di Auckland, Juan Martín del Potro, testa di serie numero 12 e che i bookmaker mettono tra il quinto e l’ottavo posto dei favoriti. Insomma, non è un turno agile per l’argentino, che torna a Melbourne dopo ben 4 anni. Agli Australian Open non ha ancora giocato una semifinale e il tabellone di certo non l’ha aiutato. Delle 32 teste di serie è quello che ha pescato uno dei peggiori primi turni e proseguendo il cammino potrebbe affrontare Khachanov al secondo turno, poi forse Berdych (a patto che il ceco passi il suo di primo turno, ma ne parliamo dopo); agli ottavi ci potrebbe essere uno ai Querrey o Raonic mentre ai quarti lo aspetterà probabilmente il tennista che lo ha sconfitto nei due quarti di finale raggiunti in Australia (nel 2009 e nel 2012): Roger Federer. Facile aspettarsi tanti vincenti di dritto in questo primo turno, probabilmente tirati a tutto braccio perché sia del Potro sia Tiafoe non amano certo temporeggiare. Un solo precedente, molto combattuto, ad Acapulco lo scorso anno: vinse del Potro al tie-break del terzo set.
Sedici anni di differenza e varie generazioni tennistiche a separare questi due: se Mischa Zverev è uno dei romantici custodi del serve-and-volley, Hyeon Chung è un baseliner che a rete ci va spesso e volentieri solo quando deve complimentarsi con l’avversario. Il vincitore delle NextGen Finals ha un tennis paziente e ragionato, quello di Zverev è più spumeggiante e rischioso. Gli ingredienti per seguire un bel match di primo turno, magari su uno di quei campi laterali che nessuno tiene in considerazione, ci sono tutti. Sta ai due tennisti metterli in campo, questi ingredienti: Zverev vince poche partite ultimamente e a Bercy, nell’ultimo torneo di una stagione che lo ha visto debuttare in un quarto di finale Slam (proprio in Australia) e tra i top 30, ha chiuso il 2017 perdendo 6-0 6-2 proprio contro Chung (che ha vinto anche l’altro precedente, 6-3 7-5 a Houston 2015). Il sudcoreano è invece in un ottimo momento: se non vogliamo considerare le Next Gen Finals, bisogna comunque tener conto del buon avvio di quest’anno. A Brisbane ha battuto Gilles Müller, ad Auckland ha superato John Isner in tre set. Le sconfitte con Edmund e Ferrer, quest’ultima piuttosto netta, lasciano intendere che la strada per la top 10 sia ancora molto lunga, ma almeno Chung ha imboccato quella giusta.
Il match più giovane delle 64 partite di primo turno (se si somma l’età di entrambi si arriva suppergiù all’età di Federer) è anche uno dei più interessanti per via del tennis spettacolare che entrambi propongono. E il bonus del rovescio a una mano non può certo essere ignorato, per i cultori del genere. Anche se Shapovalov è certamente più noto di Tsitsipas, è lui il più giovane dei due: Tsitsipas è infatti classe ’98 e ci sta mettendo un po’ di più a farsi notare rispetto a Shapovalov, nato nel 1999. Il ranking attuale del greco (è numero 80 del mondo) è frutto di buoni risultati nei Challenger, molti dei quali ottenuti nella seconda parte della scorsa stagione, quando Shapovalov già giocava le semifinali nei Masters 1000 e batteva i numeri 1 del mondo (non ancora incoronati, ma ci siamo capiti). Il match potrebbe comunque essere molto interessante: Shapovalov ama stare dietro la linea di fondo campo, ma è capace di tirare vincenti da qualunque punto si trovi; Tsitsipas ha un tennis più aggressivo e ama variare per mettere a disagio il suo avversario. Per quel che vale, i precedenti nel circuito junior dicono 2-1 Shapovalov: il greco ha vinto il loro primo incontro all’Orange Bowl 2015 , il canadese si è rifatto negli Slam, battendolo nei quarti del Roland Garros 2016 e poche settimane più tardi a Wimbledon, in semifinale. Chi vince affronterà probabilmente Tsonga, battuto proprio da Shapovalov agli ultimi US Open.
Con la finale di Sydney, il nome di Alex De Miñaur è finalmente sulla bocca di tutti. Finalmente, per un classe 1999, può sembrare un avverbio precipitoso, ma in effetti è da un paio di stagioni che si fa il nome di questo giovane australiano nato da madre spagnolo e padre uruguaiano. Dopo gli ottimi risultati di questa settimana, su Alex si è concentrata l’attenzione dei bookmaker, che hanno notevolmente abbassato la sua quota per la vittoria finale. De Miñaur è davanti a gente come Schwartzman, Gasquet e Dolgopolov: non male per uno che ha giocato quattro partite negli Slam, vincendone una. Ma certi entusiasmi sono giustificati: a Sydney De Miñaur ha fatto vedere un tennis estremamente solido, frutto di una tecnica molto curata e di una intelligenza che per uno della sua età non è affatto scontata. L’hanno già paragonato a Hewitt, suo coach, e in effetti non è difficile vederci alcune somiglianze, quantomeno nell’atteggiamento che mette in campo. Contro Benoit Paire, suo avversario in semifinale a Sydney, non si è fatto scoraggiare da un primo set giocato maluccio e appena il francese ha cominciato a sbagliare qualche dritto di troppo, ne ha approfittato. Ha vinto dodici degli ultimi quattordici game e ha conquistato la prima finale ATP, ancor prima di compiere 19 anni. Il suo avversario al primo turno degli Australian Open, Tomas Berdych, è proprio quello che ci voleva: un avversario molto più forte, molto più esperto, ma non certo imbattibile. Poche responsabilità, molto da imparare: e se tutto va come deve andare, il pubblico degli Australian Open potrebbe assistere ad uno dei primi turni più avvincenti del torneo.
Roberto Bautista-Agut ha cominciato l’anno con una sconfitta al primo turno contro Gilles Simon, un tennista la cui carriera sembrava essersi ormai avviata lungo un declino tanto lento quanto anonimo. La settimana successiva, però, ha ripreso a fare quello che sa fare meglio: vincere le partite in cui era favorito. In finale ha fatto pure qualcosa in più, visto che ha battuto Juan Martín del Potro. Ne è uscita una delle partite più belle del torneo, finita 7-5 al terzo. In Australia Bautista-Agut non è ovviamente tra i favoriti ed è anzi tra quelle teste di serie che spaventano di meno i più forti. Nonostante i 7 titoli, le 191 settimane consecutive tra i primi 30 del mondo, lo spagnolo classe ’88 ha ampiamente dimostrato di non essere un tipo da exploit. E non può certo essere un caso se non ha ancora raggiunto i quarti di finale in uno Slam. Qualche chance, comunque, Bautista-Agut ce l’ha: è vero, al terzo turno potrebbe affrontare Wawrinka, e poi agli ottavi potrebbe esserci Thiem, ma nessuno dei due è in un grande periodo e lui potrebbe approfittarne. Il primo turno sarà già un bel test, perché gli è capitato Verdasco, un tennista per molti versi opposto a Bautista: qualche picco (la semifinale a Melbourne nel 2009, lo stesso anno in cui ha raggiunto la top 10) ma anche tanti scivoloni. Ormai Verdasco è un tennista che non può più ambire a stare tra i migliori, visto che negli ultimi tre anni e mezzo è stato tra i primi 30 per appena quattro settimane. Nel match secco, comunque, Verdasco può ancora dire la sua, come Nadal e Alexander Zverev sanno bene. Quattro precedenti tra i due, tutti piuttosto combattuti. E il fatto che tre di questi li abbia vinti Verdasco, teoricamente il più fragile dal punto di vista mentale, conferma l’incertezza dell’esito.
Servono motivazioni per seguire un match di Benoit Paire?
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