Abbiamo problemi con la gente.
By Giulio Fedele Posted in spotting on 21 Ottobre 2017 8 min read
Chi ci sarà, chi mancherà
Delle otto giocatrici qualificate, cinque sono state (e una lo è ancora) numero uno della classifica WTA. Soltanto Caroline Garcia, Jelena Ostapenko e Elina Svitolina non sono mai riuscite a conquistare la vetta del ranking. Da numero uno regnante, è Simona Halep ad avere la più alta testa di serie del torneo. La romena vanta la vittoria del Premier Mandatory di Madrid e la finale del Roland Garros come punto più alto della stagione. A seguirla Garbiñe Muguruza, che dopo la vittoria di Wimbledon ed i successi sul cemento americano, è stata numero uno per le ultime tre settimane del mese di settembre.
Karolina Pliskova è la terza testa di serie ed anche lei ha esordito quest’anno da numero 1 del ranking, precedendo Muguruza e succedendo ad Angelique Kerber, che le ha ceduto il trono a Wimbledon. Elina Svitolina, testa di serie numero quattro, vanta il record di titoli in stagione, ben cinque, tra cui tre Premier 5, i secondi per importanza tra i titoli WTA.
La numero cinque, Venus Williams, torna alle WTA Finals dopo un’assenza di otto anni e a diciassette anni di distanza dalla sua prima partecipazione, rubando tutta la scena: trentasei anni, il fisico compromesso dalla sindrome di Sjögren, ha conquistato due finali Slam (Australian Open e Wimbledon) ed una semifinale (US Open), coronando così la sua migliore stagione da anni. Venus è anche la terza più anziana giocatrice qualificatasi alle WTA Finals, superata solo da Martina Navratilova (a trentotto anni) e Billie Jean King (a trentanove). Numero sei è Caroline Wozniacki, che rischiava di arrivare a Singapore senza un titolo WTA ed un record di sette finali perse in stagione. Per fortuna il Premier di Tokyo ha interrotto la maledizione. Wozniacki è, assieme a Venus, quella che tra le giocatrici in gara detiene il maggior numero di partecipazioni all’evento, ovvero cinque.
Sono due sorprese di questa stagione a chiudere il gruppo delle teste di serie. Jelena Ostapenko, che un anno fa si aggirava attorno alla posizione quarantaquattro del ranking mondiale, ha stupito tutti quando con oltre trecento colpi vincenti nell’arco di due settimane, ha messo le mani sul suo primo titolo Slam, vincendo il Roland Garros. La lettone, che ha solo venti anni, può sembrare una delle più giovani qualificate di sempre, ma non figura nemmeno nella top 5 di questa speciale classifica, guidata da Jennifer Capriati che si qualificò a soli quattordici anni. La francese Caroline Garcia si è invece qualificata per il rotto della cuffia, grazie a due settimane di grazia vissute in Cina che le hanno fruttato i due titoli più importanti della carriera, Wuhan (categoria Premier 5) e Pechino (un gradino più in alto di importanza, poiché Premier Mandatory).
Garcia ha rubato il posto a Johanna Konta, che oramai è diventata un’assente abituale: è il secondo anno consecutivo che manca la qualificazione per una manciata di punti; l’anno scorso ricorderete Kuznetsova scipparle il posto vincendo in extremis il torneo di Mosca. Tra le altre assenti illustri, mancano due tra le attuali campionesse Slam: Serena Williams, che dopo la vittoria all’Australian Open ha annunciato la sua gravidanza, e che programma il suo ritorno il prossimo anno; e Sloane Stephens, che ha praticamente giocato metà stagione soltanto, a causa di un infortunio al piede, riuscendo comunque a vincere gli US Open. Mancherà anche Angelique Kerber, che è stata la giocatrice a rimanere numero uno in classifica per la maggior parte di questa stagione. Le WTA Finals perderanno anche la sua ultima vincitrice, che non potrà quindi difendere il titolo: Dominika Cibulkova non è andata nemmeno vicino alla soglia della qualificazione. Anche la campionessa del 2015, otto volte qualificata per questo torneo in passato, non ci sarà; stiamo parlando di Agnieszka Radwanska, che tra l’altro chiuderà la stagione al limite della top 30.
Killer instinct
I gruppi
La WTA non utilizza i nomi di ex tennisti illustri per titolare i propri gruppi, come fa l’ATP, ma semplicemente i colori rosso e bianco. Simona Halep è stata più fortunata di Garbiñe Muguruza, se così si può dire, perché è stata sorteggiata con le teste di serie più basse. Nel gruppo Rosso, la romena si giocherà l’accesso alle semifinali con Svitolina, Wozniacki e Garcia. Tolta la francese, il gruppo è un concentrato di contrattaccanti da fondo campo, ed è facile prevedere scambi lunghi e logoranti. Il gruppo Bianco, invece, si presenta all’opposto: Muguruza, Pliskova, Williams ed Ostapenko difficilmente resisteranno all’idea di cercare il vincente da ogni posizione del campo. Si inizia ufficialmente con il gruppo Bianco, che giocherà domenica 22 ottobre. Il gruppo Rosso esordisce il giorno dopo, lunedì 23. Tra l’Italia e Singapore ci sono sei ore di fuso orario; il primo match verrà quindi trasmesso a partire dalle 13.30, le 19.30 in Cina. Domenica si inizia con Pliskova contro Venus Williams e poi Muguruza contro Ostapenko. Lunedì prima Garcia-Halep e poi Svitolina-Wozniacki.
Gruppo Rosso:
[1] Simona Halep
[4] Elina Svitolina
[6] Caroline Wozniacki
[8] Caroline Garcia
Gruppo Bianco:
[2] Garbine Muguruza
[3] Karolina Pliskova
[5] Venus Williams
[7] Jelena Ostapenko
Halep stringerà ancora la posizione numero uno del ranking a fine torneo?
Chi sarà la numero uno del mondo dopo il torneo
Teoricamente sette giocatrici su otto possono aspirare a chiudere il torneo da numero uno del mondo (tutte esclusa Garcia). In pratica però, Ostapenko necessita di vincere il torneo e che Halep e Muguruza non mettano piede sul campo almeno una volta: anche solo tre sconfitte ai gironi garantirebbero alla romena 40 punti di vantaggio sulla lettone vincitrice. La spagnola, perdendo sempre, arriverebbe a pari punti ma ha un bottino più ricco nei tornei più importanti e quindi la lascerebbe al secondo posto. Sono sempre 40 punti a distanziare ai blocchi di partenza Halep da Muguruza. Molto probabilmente il vero duello sarà tra loro due, e potrebbe essere deciso già a partire dalle semifinali, se le due dovessero incontrarsi.
La favorita
Il circuito femminile ci ha abituato ad un elevato tasso di imprevedibilità, come per tutta la stagione, così anche in queste WTA Finals. Forse di più degli altri anni, questo torneo sembra poter essere vinto da qualunque delle partecipanti, e non è una frase di circostanza. Tra la prima e l’ultima testa di serie c’è un divario di appena mille punti, tra la prima e la terza appena 500. Nel circuito ATP, in cui non sono stati ancora definiti tutti gli otto partecipanti, tra il primo in classifica, Rafael Nadal, e l’ultimo aritmeticamente qualificato in ordine di tempo, Grigor Dimitrov, c’è un divario di quasi 7000 punti. E Dimitrov è solo il sesto partecipante. Nemmeno gli scontri diretti possono essere granché d’aiuto: Garbiñe Muguruza, che teoricamente è una delle serie favorite, ha un bilancio positivo solo con Simona Halep, oltre che con le new entries Garcia ed Ostapenko. E guardando invece alle passate settimane, Halep ha di recente perso la finale di Pechino proprio contro Garcia; nessuna, eccettuate la romena e la stessa Garcia, ha avuto risultati di livello. Pliskova e Muguruza sono arrivate a Singapore con netto anticipo, per preparare il torneo al meglio. Per tutti questi motivi, una favorita non esiste. E probabilmente così dovrebbe essere il Master di fine stagione, dove le migliori otto tenniste dell’anno giocano alla pari per contendersi il titolo.
Cosa ci lasceranno queste WTA Finals
Assolutamente niente, in verità. Si spera che questo torneo possa lasciarci un po’ di “legittimazione”, come vorremmo al contrario che il Masters ATP lasci un po’ di “delegittimazione” e qualcuno che non sia Federer o Nadal vinca il titolo. Così, anche nel circuito WTA, vorremmo che, nell’incertezza generale, si delinei un punto fermo, una giocatrice che abbia voglia di raccogliere lo scettro dell’assente Serena Williams. Sono cinque le tenniste che in questa stagione si sono scambiate la posizione numero uno della classifica. Una situazione del genere ha il suo unico precedente nel 2008, quando furono Henin, Sharapova, Serena, Ivanovic e Jankovic ad alternarsi al vertice. Ma questo 2017 sembra ancor più strano. Pliskova è diventata numero uno dopo una sconfitta al secondo turno di Wimbledon, torneo che invece avrebbe dovuto dominare. Muguruza aveva la chance di coronare il suo US Open da protagonista, ed invece ha perso agli ottavi, diventando comunque numero uno con la sconfitta di Pliskova ai quarti di finale. Anche Simona Halep, è riuscita finalmente ad arrivare in cima al ranking, ma con quanta fatica: tre volte è stata ad una vittoria dal traguardo, e tre volte ha perso il match. Soltanto a Pechino è riuscita finalmente a salire quest’ultimo gradino, sconfiggendo Jelena Ostapenko in semifinale, per pioi perdere in maniera netta la finale del torneo contro Garcia. Insomma, in questo circuito manca davvero la legittimazione dei risultati, qualcuna che vinca e prenda tutto, torneo e scettro. Qualcuna che approfitti dell’assenza della più forte tennista di sempre, Serena, per affermarsi come quella da battere. Si spera che queste WTA Finals vadano in questo senso: che, come filo conduttore dell’intera stagione, una giocatrice vinca imponendosi sulle altre e si prenda anche la posizione numero uno mondiale. E possibilmente che lo faccia una giocatrice che in stagione ha dimostrato di averne l’attitudine. Ma probabilmente queste WTA Finals rimarranno soltanto una parentesi felice in un anno di assenze, e quando nel 2018 torneranno Serena Williams e Viktoria Azarenka, da una parte, ferme per i problemi familiari, e dall’altra Maria Sharapova e Petra Kvitova a pieno regime, sarà tutta un’altra storia.