Abbiamo problemi con la gente.
Immaginate che a Flushing Meadows ci fosse stata Flavia Pennetta sugli spalti e che l’avversario di Fognini, indispettito per un qualche comportamento di Fabio, avesse detto una cosa tipo «tua moglie è troia e bocchinara». Immaginate. Bene, ieri Fognini ha detto al giudice di sedia, Louise Engzell, esattamente quelle parole. L’incidente (sic) è stato derubricato a semplice caduta di stile (!), è diventato immediatamente virale e, considerato come ci ha abituati “Fogna”, è stato assimilato a tante altre cadute del ligure. Maleducato quando spacca le racchette, offensivo quando dice a Bautista-Agut di «giocare senza rompere i coglioni», razzista quando dice «zingaro di merda» a Krajinovic, gli mancava l’insulto sessista. È arrivato anche quello.
Fognini è fondamentalmente un ignorante. Non è in grado di sottoporre il proprio pensiero a qualche forma di autocritica e pigramente aderisce a concetti precostituiti che in questo periodo sono merce scambiabile, soprattutto nella “bolla” che racchiude il mondo del tennis, capace di giustificare o peggio commentare con qualche battuta che si crede anticonformista è che è solo volgare, persino le disgustose esternazione di Margaret Court. Ad ogni modo che che sia razzismo o sessismo, in un contesto così culturalmente desolante, cambia poco: etichettare per provenienza o per sesso significa solamente incapacità di capire il mondo, essere fermi in sperduti paesini degli anni ’50. L’aggravante è che oggi, rispetto al passato, abbiamo tutti gli strumenti per evolvere il nostro pensiero in totale autonomia.
Ma come si diceva, Fognini è in linea con gli umori dei suoi e nostri connazionali. Che pensano di essere chissà quali grandi moralizzatori, che sono sempre pronti a spiegare come gestire l’immigrazione da Paesi che abbiamo contribuito a rovinare, che vedono l’altro come un indistinto “musulmano” e pazienza se sono cristiani e che, paradosso dei paradossi, ritengono di avere una qualche superiorità morale per quanto riguarda la parità dei sessi. D’altronde, noi siamo quelli della “cultura occidentale superiore”, come ebbe a dichiarare il Berlusconi PresdelCons, quelli che da noi la donna è rispettata, libera, può vestirsi come le pare e pazienza se abbiamo tollerato il delitto d’onore fino al 1981.
L’esponente Fognini li rappresenta tutti, questi italiani, e quindi non servono le scuse alla malcapitata di turno, che sia giudice o spettatrice cambia poco, anche se magari arriveranno, chissà, e che dai lo sapete, era tutto uno scherzo, noi liguri diciamo molte parolacce, tanto nessuno si prenderà la briga di titolare sugli insulti invece che sull’ennesima scialba sconfitta di Fabio. Del resto la maggior parte dei giornalisti sono tutti maschi e pure attempati, e un “troia” può scappare a tutti, no? No.
Sarà interessante vedere come gestirà la vicenda l’ITF, che si è già fatta ridere dietro persino dall’agenzia nazionale dell’antidoping per come ha gestito il doping del tortellino, e altri organi del tennis, che in passato non hanno certo brillato per sensibilità. Verosimilmente non succederà niente, siamo scesi solo un gradino più in basso. Un altro, nell’attesa di toccare un fondo che non arriva mai.
Update delle 12 e 45: Fognini ha chiesto scusa
— Fabio Fognini (@fabiofogna) August 31, 2017