Abbiamo problemi con la gente.
Con qualche sporadica eccezione fuori stagione, tipo i tornei di Amburgo e Newport, il circuito ATP torna sul cemento e non lo lascerà più. Ci sono ancora molti punti da assegnare: uno Slam, le ATP World Tour Finals, quattro Masters 1000 e qualche altro 500 e 250 che serviranno per lo più a chi è in cerca del soldo per fare la lira. Nel mese che separa Wimbledon dal primo appuntamento più importante di questa seconda parte di stagione, la Rogers Cup, sono successe essenzialmente due cose, entrambe fuori dal rettangolo di gioco: Novak Djokovic, senza sorprendere troppo, ha annunciato che il problema al gomito lo costringerà saltare tutto il resto della stagione; una decina di giorni più tardi è arrivato il comunicato, questo sì più sorprendente, di Stan Wawrinka, che dovrà operarsi al ginocchio: così come Novak, lo rivedremo l’anno prossimo. Il campione in carica e il finalista degli ultimi US Open, insomma, non parteciperanno a nessun torneo da qui fino a gennaio e quasi certamente saranno fuori dai primi 8 ai prossimi Australian Open, ma avremo modo di pensarci.
Se alle pause di Djokovic e Wawrinka aggiungiamo il forfait di Murray e Cilic a Montréal, si torna quindi alla solita rivalità, quella che nel 2017 è tornata incredibilmente di moda. Rafael Nadal e Roger Federer saranno la testa di serie numero 1 e numero 2 del torneo e ovviamente i favoritissimi per la vittoria. Come hanno notato quelli attenti su Twitter, l’ultima volta che i due sono stati le prime due teste di serie in un Masters 1000, cioè a Montecarlo 2011, Thiem (numero 3 in Canada) e Zverev (numero 4) erano ben più che sconosciuti: l’austriaco, allora diciassettenne, era il numero 917 del mondo, mentre il tedesco, di quattro anni più giovane, avrebbe giocato di lì a poco il primo match di qualificazioni in un Challenger.
Nadal ha così un’ottima chance per tornare al numero 1 del mondo. Allo spagnolo basterà la semifinale per superare Murray, mentre Federer, che è staccato di più di 1000 punti, non ha alcuna chance per prendersi la prima posizione. Il tabellone della Rogers Cup (che Nadal e Federer hanno vinto complessivamente 5 volte, tre lo spagnolo e due lo svizzero) non è particolarmente complicato per nessuno dei due, ma del resto la concorrenza è quel che è. Nadal avrà un qualificato o Coric al debutto, poi probabilmente uno tra Isner e del Potro e ai quarti chissà, visto che i convalescenti Goffin e Raonic potrebbero lasciare il posto a qualche fortunato, tipo Medveded o Feliciano López. Dovesse arrivare in semifinale, e quindi prendersi il numero 1 del mondo, Nadal potrebbe trovarsi di fronte Zverev oppure Tsonga, che è l’unico non Fab 4 ad aver vinto il torneo dal 2004 ad oggi.
Nella parte bassa Federer è ovviamente il favorito, ma non bisogna dimenticare che lo svizzero non vince questo titolo dal 2006: tra i Masters 1000 che ha vinto è quello che manca da più tempo, anche per via di una collocazione non ideale. Dopo la vittoria di Wimbledon nessuno si aspettava che lo svizzero avrebbe partecipato alla Rogers Cup, anche alla luce di quanto detto negli ultimi mesi, ma il richiamo del numero 1 deve aver convinto Federer che valga la pena provare. Federer avrà un esordio canadese (Pospisil o Polansky), poi agli ottavi potrebbe avere Jack Sock e ai quarti Kei Nishikori, sempre che il giapponese non si distragga con Monfils o Bautista-Agut. In semifinale potrebbe trovare Dimitrov o Thiem, ma nessuno dei due assicura granché, quindi occhio ai Ramos-Viñolas e ai Berdych.
Ma quello che più conta, ormai, è la Race, perché è diventato ormai chiaro a tutti che saranno Federer e Nadal a giocarsi il numero 1 a fine anno, come ai vecchi tempi. Dal 2004 al 2010 la prima posizione mondiale a fine anno è stato affar loro (5 volte per Federer, 2 per Nadal), poi è arrivato Djokovic e Federer non ha più avuto chance, al contrario di Nadal che nel 2013 ha chiuso la stagione al primo posto per la terza volta in carriera. Per capire se arriverà la sesta di Federer o la quarta di Nadal non si può non tener conto dei risultati ottenuti dai due nei post Wimbledon dal 2005 al 2015, visto che il 2016 è stato praticamente nullo per entrambi (Federer non ha giocato affatto, Nadal ha giocato poco e il miglior risultato è stata la semifinale di Rio, che però non gli ha portato punti ATP). Non serve certo avere grandi conoscenze dei numeri per accorgersi che Federer è di gran lunga favorito per chiudere al numero 1: in 4 occasioni ha ottenuto più di 3.000 punti del rivale, cioè nel 2006 (5.370), nel 2007 (4.840), nel 2012 (3.270, quando Nadal non giocò nessun torneo) e nel 2014 (4.810, quando Nadal giocò pochissimo). Ma anche quando Nadal ha giocato tutta la seconda parte le cose non sono andate molto meglio per lo spagnolo: nel 2005, nonostante la vittoria di due Master Series, fece 990 punti in meno di Federer, nel 2009 ne fece 690 in meno, nel 2010 furono 1.310 e nel 2015 furono 1.200. Solo nel 2008 (90 punti in più) e nel 2013 (4.510, quando giocò il suo miglior post Wimbledon di sempre, mentre Federer arrancava per via dei problemi alla schiena) Nadal è riuscito a far meglio del suo rivale.
Dopo l’incredibile rimonta di Murray dello scorso anno, quest’anno l’ATP ci propone un testa a testa che aggiungerebbe un nuovo capitolo alla rivalità che ha segnato gli ultimi anni di questo sport. Potremmo vedere Federer-Nadal agli US Open per la prima volta, per esempio, oppure vederli sfidarsi per il numero 1 nella finale delle ATP World Tour Finals, come successo l’anno scorso. Oppure no, forse il mondo tornerà a girare per il verso giusto e questa parentesi anacronistica che ha fatto contento tutti i nostalgici si interromperà e darà un po’ di gloria a tutti i diseredati che sono rimasti a bocca asciutta per colpa di Federer, Nadal, Djokovic e Murray. Alla fine, in questo 2017 fuori da ogni logica, il ritorno della logica sarebbe la cosa più lecita da aspettarsi proprio quando nessuno se l’aspetta più.