Abbiamo problemi con la gente.
Garbiñe Muguruza non ha avuto una stagione entusiasmante fin’ora. La numero 5 del mondo, una delle tre giocatrici della top 10 a vantare un titolo del Grande Slam, non ha ancora vinto un titolo, ma si è dovuta accontentare della semifinale nei tornei di Roma e Sydney. I quarti di finale raggiunti agli Australian Open non sono stati un risultato sufficiente per indicarla come la futura dominatrice del circuito.
Appena un anno fa, le cose non andarono così diversamente. Anzi, andarono anche peggio. Agli Australian Open raggiunse il terzo turno, lei che era la terza favorita del tabellone, perdendo per altro molto nettamente contro Barbora Strycova. Fu una giornata storta che diventerà poi esplicativa dei primi mesi del suo 2016. Seguirono apparizioni fugaci nei primi tornei importanti di Indian Wells e Miami, poi arrivò la terra rossa, con il miglior risultato raggiunto proprio con la semifinale di Roma. E poi ci fu Parigi. Perse un set nel match iniziale, notoriamente quello più “complicato”, e poi giocò senza pietà per il resto del torneo: vinse tutte le partite in due set, vincendone due addirittura per 6-0 nel cammino per la finale, dove risultò ingiocabile anche per la numero 1 del mondo, Serena Williams.
Che basti una semifinale a Garbiñe Muguruza per scaldare i motori? Anche quest’anno la spagnola torna a Parigi con lo stesso risultato dal torneo di Roma. Qui è sembrato fin da sùbito che abbia ritrovato il feeling con il torneo nel quale ha vissuto il momento più importante della sua carriera. Al di là della vittoria del titolo l’anno scorso, il Roland Garros è stato anche il palcoscenico dove il mondo ha potuto ammirarla per la prima volta in tutto il suo valore. Proprio a Parigi, nel 2014, impartì un’altra lezione di tennis a Serena Williams, un 6-2 6-2 al secondo turno che rimarrà impresso nella testa di molti e molto a lungo. Da quell’anno Garbiñe ha sempre raggiunto almeno i quarti di finale.
Sembrerebbe una storia sentimentale, ma Muguruza, così come dentro al campo quando entra in modalità juggernaut, pensando soltanto in quale punto del campo indirizzare il prossimo vincente, non è tipa che perde tempo in sentimentalismi. «Sai cosa? Non me lo ricordo» ha risposto quando le hanno chiesto di rievocare le emozioni dei primi giorni parigini dell’anno scorso. «Onestamente, mi aspettavo di arrivare qui sentendomi un po’ emozionata, ma in realtà mi sento, non saprei, normale. Sono soltanto un’altra giocatrice in tabellone. Inizio da capo. È una nuova prospettiva. Il trofeo l’ho già vinto».
Muguruza in questa prima settimana qui a Parigi è sembrata proprio così: una cinica atleta professionista che ha un solo obiettivo sul quale concentrare tutte le sue energie. Quasi fosse una mercenaria, pagata per abbattere un target, non si fa influenzare dal contesto esterno, concentrandosi soltanto sulla sua missione.
Il suo tabellone non è stato finora uno dei più semplici. Francesca Schiavone, ex-campionessa qui nel 2010 e una delle giocatrici con più vittorie su terra rossa in questa stagione, era una delle più complicate avversarie come match di primo turno. Muguruza l’ha battuta comodamente per 6-2 6-4; Francesca, a fine match, dirà che non si aspettava di iniziare il match con una “tranvata” simile (il vantaggio di 4-0 nel primo set da parte della spagnola). Al secondo turno ha giocato contro Anett Kontaveit, semifinalista a Roma, che l’aveva battuta precedentemente a Stoccarda ed è una delle giocatrici più in forma del momento. Muguruza è riuscita a rimontare un set ed un break di svantaggio per chiudere la partita in scioltezza con il punteggio di 6-7 6-4 6-2. Al terzo turno ha incontrato Yulia Putintseva, che ha raggiunto i quarti di finale a Parigi proprio l’anno scorso. Muguruza ha archiviato la partita come fosse una pratica come un’altra: 7-5 6-2.
A quanti pensavano che Garbiñe potesse avere una giornata storta ed uscire anticipatamente, la spagnola ha risposto sul campo, mostrando di essere in piena forma, sia fisica che mentale. Lo ha dimostrato nel momento più critico del suo cammino finora, nel suo match contro Kontaveit. Sotto nel primo set 5-2, infatti, non ha voluto mollare la presa. Poco importa se poi finirà per perdere quel parziale al tiebreak, Garbiñe ha dimostrato di essere mentalmente presente anche nei momenti di difficoltà. «Sulla carta stavo perdendo – dirà poi la spagnola – ma ho rifiutato l’idea di uscire sconfitta. Sapevo di poter ribaltare la situazione. Sapevo che se continuavo ad utilizzare la mia tattica avrei potuto vincere». Lo stesso atteggiamento le è poi servito per recuperare il break nel secondo set; nel momento in cui Muguruza ha capito come far girare la partita, poi non ha avuto più pietà dell’avversaria.
Muguruza è curiosamente anche l’unica tennista che ha avuto l’onore di disputare tutti e tre i suoi match sul Campo Philippe Chatrier. C’è da scommettere che anche il prossimo match, contro la francese Kristina Mladenovic, sarà su quel campo; e c’è da scommettere che il loro match negli ottavi di finale sarà il più interessante del programma di domenica, visto che si affrontano due tenniste tra le favorite, almeno stando ai bookmaker: Muguruza attualmente è data a 5 per la vittoria del torneo, dietro solo ad Halep, mentre Mladenovic ha la sesta quota più bassa, a 11. Chissà se Muguruza riuscirà a mantenere la compostezza che ha caratterizzato le sue performance fino ad oggi, con tutto il tifo del pubblico che le sarà contro. Non sarà facile essere la spietata Muguruza quando Mladenovic farà di tutto per far inceppare la sua macchina perfetta, sperando di puntare il dito alla testa a fine match.