Abbiamo problemi con la gente.
By Roberto Salerno Posted in spotting on 11 Maggio 2017 12 min read
Ci eravamo lasciati promettendo i primi conti. Abbiamo mentito, l’analisi dei primi tre parametri è rinviata alla terza puntata, perché è necessario continuare con le precisazioni. Questa parte sarà dedicata a spiegare come risolvere un problema che da sempre si presenta quando ci si cimenta con la questione GOAT: la diversità delle carriere.
Il numero dei tornei vinti – il nostro primo parametro – ci racconta qualcosa di significativo rispetto all’intera carriera dei giocatori presi in considerazione. Il dato grezzo è un discreto indicatore, ma più le forbici si restringono più il dato può essere casuale. Detto altrimenti, se è ragionevole ritenere un giocatore che ha vinto 80 tornei più forte di uno che ne ha vinti 10, più complicato è capire se uno che ne ha vinti 70 sia davvero migliore di uno che ne ha vinti 65. Trattandosi dei più forti di tutti, è abbastanza prevedibile che ci si trovi in una situazione del secondo tipo.
Nota metodologica: per quest’analisi ci siamo essenzialmente basati sui dati di Tennis Abstract. I dati non sono precisissimi e li abbiamo corretti lì dove era tutto sommato abbastanza semplice farlo. Per fare un esempio i titoli che Tennis Abstract assegna a Lendl sono 93 invece di 94, quelli di Connors 108 invece di 109. In questi casi abbiamo inserito il dato corretto. Nel caso in cui diventa troppo oneroso il controllo abbiamo lasciato il dato rilevato dal sito di statistiche. In genere, a sostegno della nostra “soluzione”, i dati non controllati, se fossero sbagliati, varierebbero di pochi decimi percentuali i nostri risultati. Nel caso dei dati grossolani, come appunto il numero dei titoli vinti, anche un titolo vinto in più o in meno può generare una variazione maggiormente rilevante.
Intanto ecco le vittorie (finali dopo) dei nostri nove candidati:
Vittorie | Finali | |
Jimmy Connors | 109 | 55 |
Ivan Lendl | 94 | 51 |
Roger Federer | 91 | 47 |
John McEnroe | 77 | 33 |
Rafael Nadal | 71 | 39 |
Novak Djokovic | 66 | 29 |
Pete Sampras | 65 | 24 |
Bjorn Borg | 63 | 24 |
Andre Agassi | 60 | 30 |
Possiamo in realtà notare che Jimmy Connors ha vinto quasi 50 tornei in più di Agassi, ma per il resto i nove sono vicini “a gruppi”. Il gruppo Lendl-Federer; quello McEnroe-Nadal anche se Rafa fa parte anche del gruppo successivo “Djokovic-Sampras-Borg-Agassi”, anche se possiamo notare che ci sia una discreta differenza tra Agassi e Nadal.
Numeri così piccoli ci possono dire qualcosa su quanto hanno vinto in carriera. Possiamo cominciare ad azzardare che Connors sia stato più forte di Agassi? Ni, servono altri dati. Potremmo azzardare che ha avuto una carriera migliore? No, perché è patrimonio comune che non il dato grezzo sulle vittorie “quali essi siano” ci fornisce la misura di una carriera. Connors non ha mai vinto Parigi e Agassi sì. Cosa preferireste? Si ricade nel soggettivo. A meno di non aggiungere altre considerazioni.
Se consideriamo che il nostro lavoro è teso alla ricerca del “più forte”, e se consideriamo che abbiamo identificato il più forte come “quello che ha avuto i risultati migliori”, allora dobbiamo inserire alcune accortezze. L’elemento di “correzione” più diffuso riguarda la “rilevanza” dei tornei. Ne parleremo a proposito del secondo parametro.
Un altro elemento di correzione è tutto sommato semplice. A quanti tornei hanno partecipato i nove giocatori? Qual è il rendimento in termini di rapporto tra partecipazioni e vittorie? In testa c’è Bjorn Borg, che ha vinto il 33,86% dei tornei a cui a partecipato, cioè uno ogni tre. Non lontanissimo c’è Rafa Nadal, con il 30,1%. Terzo è Novak Djokovic con il 28,4%. Ecco la classifica completa:
1 | Bjorn Borg | 33,86% |
2 | Rafael Nadal | 30,1% |
3 | Novak Djokovic | 28,4% |
4 | Ivan Lendl | 28,23 |
5 | John McEnroe | 28,1% |
6 | Jimmy Connors | 28,02% |
7 | Pete Sampras | 27,24% |
8 | Roger Federer | 25,13% |
9 | Andre Agassi | 19,93% |
Questo dato sembra condannare Agassi e Federer, confinati in fondo con un discreto distacco dagli altri. Però c’è un problema: Federer e Agassi, tra i nove tennisti considerati, sono quelli che insieme a Connors hanno avuto la carriera più lunga. Tant’è che solo loro (e Lendl) hanno disputato più di 300 tornei. Così come non è certo un caso che i due tennisti in testa, Borg e Nadal, hanno disputato meno tornei di tutti, ampiamente sotto i 250 Nadal (e Djokovic e Sampras), sotto i 200 Borg. Che il dato finisca con l’influenzare la percentuale potete osservarlo dall’andamento di Nadal negli ultimi anni. Dal 2004 al 2017 Rafa ha vinto 70 tornei, cioè una media di 5 all’anno.
Dopo il 2010 (con l’eccezione del 2013) Rafa non ha mai vinto così tanti tornei, il che ha ovviamente fatto calare il suo risultato. Ma l’andamento “a campana” è ovviamente una costante, seppure con alcune differenze. Dopo il 2004 – dal 2005 al 2010 compreso – Rafa ha un risultato sempre superiore alla sua media di oggi, che ovviamente cala con l’avanzare degli anni. Ovviamente Connors che ha una media di 5,7 tornei all’anno negli ultimi 5 anni di carriera ne vince appena 4. Si fosse fermato prima la sua media sarebbe stata di 7,42 l’anno. Ma lo stesso discorso si può fare per tutti, il che significa che il dato non vale poi tanto. A meno che, ancora, non si provi a “standardizzarlo”, cioè a trovare un modo per cui tutti quanti i giocatori siano alla pari.
Ma quello che qui interessa è che ci siamo immediatamente trovati alle prese con uno degli argomenti che utilizzano coloro i quali non ritengono possibile fare paragoni sensati: Borg ha giocato troppo poco. È risolvibile?
La reductio a Borg
Provate ad immaginare uno scenario in cui un giocatore è migliore di un altro nell’arco di ventanni. Giocano lo stesso numero di partite, lo stesso numero di tornei in epoche differenti. Fate la stessa cosa per due giocatori che hanno giocato 15 anni; rifatela per due che hanno giocato 10, 5, 3, 1. Se un giocatore è più forte di un altro considerato un anno, tre, cinque, dieci diventa difficile sostenere che “se avessero giocato 15 anni le cose sarebbero andate diversamente”. È esattamente il caso di Borg. Borg ha giocato per 10 anni (al netto dei rientri), dal 1972 al 1981.
Il nostro modo è quello di considerare le carriere dei giocatori esattamente come si considera quella del giocatore che ha giocato meno, cioè Borg. Lo svedese ha giocato per dieci anni (1972-81), fatti salvi i ritorni, e quei dieci anni, per definizione, sono stati i migliori della sua carriera. Quindi ogni paragone sensato con Borg deve prendere in considerazioni i migliori dieci anni della carriera del nostro “candidato”. I più longevi, Connors e Federer, non ricavano nessun vantaggio – e, naturalmente non hanno nessuno svantaggio – dall’essere stati longevi. Il loro “vantaggio” viene annullato dal considerare solo lo stesso periodo di tempo considerato per Borg; lo svantaggio viene annullato dalla possibilità di scegliere per loro il “periodo d’oro”.
Il primo passa quindi è identificare i 10 anni migliori di ogni singolo candidato. I dubbi sono molto pochi.
Andre Agassi
L’americano gioca la sua prima partita da professionista nel febbraio del 1986. L’ultima la gioca nel settembre 2006, più di vent’anni dopo. La carriera di Agassi, come noto, è stata molto diseguale, fatta con un periodo di grossissima crisi che lo proiettò fuori addirittura dei primi 100. Il caso di Agassi è l’unico di questo tipo per cui faremo per lui due tipi diversi di confronto. Nel primo prenderemo in esame i dieci anni consecutivi che sono i migliori (maggior numero di partite vinte, di tornei vinti); nel secondo faremo una cosa che rifaremo per i “longevi”: prenderemo in esame i dieci anni migliori a prescindere dal fatto che siano consecutivi o meno. L’ipotesi è che i risultati non dovrebbero variare. Vedremo. Andreino ha una carriera lunga vent’anni con un primo periodo che va dal 1988-1997. Il 1997 è il suo annus horribilis, e non è peregrina l’idea che la sua decade migliore è l’ultima, quella che arriva al 2006. In ogni caso questo non risolve il problema del 1997, mentre se prendiamo 10 anni a prescindere dal fatto che siano consecutivi o meno questi dovrebbero essere il 1988, 1990, 1991, 1992, 1995, 1998,1999, 2001, 2002, 2003.
Jimmy Connors
Jimbo gioca la sua prima partita nel settembre del 1970 e l’ultima nell’aprile del 1996. In realtà nel 1996 gioca solo quel match (perso contro Renenberg) e anche l’anno prima aveva giocato molto poco (4 partite in tutto, due vinte e due perse). Connors giocò poco anche nel ‘94 (4 partite) e nel ‘93 (8 partite), l’ultimo anno più o meno “a regime” fu il 1992, quando giocò 32 partite. Connors vinse i suoi ultimi tornei nel 1989 e dopo i 5 tornei vinti nel 1984 resterà a secco fino al 1988 (anche se giocherà 7 finali). Per quanto si faccia un gran parlare della longevità di Jimbo i suoi anni migliori furono pochini, tutti compresi tra il 1972 e il 1984. Pur sempre 13 anni di successi non certo pochi, tant’è che è difficile capire dove “tagliare”. Un’ipotesi è la forbice 1974-1983, anche se il 1973 di Jimbo fu ottimo, chiuso dalla vittoria in Australia. Ma del resto se prendessimo il 1973, resterebbe fuori l’83, anno in cui Connors arrivò in finale a New York. A Connors questi periodi torneranno buoni quando faremo i confronti tra “i migliori 15 anni”, in questa fase accontentiamoci di questo range. Per i 10 anni migliori “a prescindere” siamo in forte ambasce, perché Jimmy non vinse slam né fece finale dal 1979 al Wimbledon 1982 e quindi il triennio sembrerebbe da sostituire. Ma non furono anni certo cattivi per lo statunitense che vinse ben 18 tornei in quel periodo. Costretti a scegliere diremmo 1973, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 82, 83, 84.
Novak Djokovic
Per il serbo non pare possano esserci dubbi, al momento attuale. Djokovic esordì ad Umago nel 2004 ma è chiaro che il suo decennio periodo migliore è quello 2007-2016.
Roger Federer
Ovviamente molto diverso il discorso per Federer, anche alla luce del suo incredibile inizio del 2017. Ma lo svizzero ormai gioca da quasi vent’anni, avendo esordito a Gstaad nel lontanissimo 1998. Ci sono pochi dubbi che la sua “esplosione” è datata 2003 e possiamo dire che il decennio che si chiude nel 2012 è senz’altro il migliore. È davvero diverso il discorso se volessimo prendere in esame i migliori 10 anni? Federer ha giocato benissimo nel biennio 14-15 ma non ha vinto nessuno slam e ha smesso di essere competitivo a Parigi. Gli anni in discussione potrebbero essere 2003 e 2010 ma durante il primo (2003) Federer vinse Wimbledon, il Master, fece finale a Roma e nel secondo (2010) vinse in Australia e ancora il master. Nel 2014 Fed arrivò in finale a Wimbledon e vinse Cincinnati mentre nel 2015 fece finale, oltre che a Wimbledon, anche a New York. Si può discutere ma noi scegliamo lo stesso decennio (che ci semplifica anche i conti!).
Ivan Lendl
Il cecoslovacco esordisce nel 1978 e smette di giocare nel 1994. Il “dominio” di Ivan è nella parte centrale degli anni ‘80, essenzialmente dalla famosissima vittoria di Parigi ‘84 contro Mac fino forse alla sconfitta contro Wilander nel 1988. Prima e dopo non sarà stato dominio ma di certo non era un Lendl minore. Il decennio migliore è probabilmente quello 1981-90, anche se nel 1991 Lendl arriverà in finale a Melbourne. Ma mentre nel 1981 Lendl disputò ben 16 finali vincendone 9 nel 1991 le finali furono 6 in tutto (3 vittorie e 3 sconfitte). Anche nel caso di Lendl, come per Federer, ci sembra di poter dire che né gli anni prima, né gli anni dopo hanno dei picchi tali da indurli a sostituire qualche annata. Anche se il già citato 1991 e il 1980 non sono certo stati degli anni “mediocri”. Come nel caso di Connors, torneranno buoni quando si passerà al “quindicennio”.
John McEnroe
The Genius esordisce nell’agosto 1976 e gioca l’ultima partita nel febbraio del 1994. Ci sono pochi dubbi, nonostante i 18 anni sui campi, su quale è stata la sua “forbice” migliore. Mac esordisce nel 1977 alle qualificazioni del Roland Garros e pochi giorni dopo viene fermato solo da Connors in semifinale a Wimbledon. Dopo il 1984, forse l’annata migliore di sempre – ne riparleremo, ha un brusco stop e raramente riesce a raggiungere risultati di particolare prestigio. La decade 1977-1986 rimane la migliore, mentre ha senso sostituire tra i suoi anni migliori, proprio il 1986, anno in cui gioca pochissimo, con il 1989, anno “decente” con semifinale a Wimbledon e quarti agli Australian Open o con il 1992, ancora semifinalista a Wimbledon e quarti all’AO.
Rafael Nadal
Lo spagnolo giocò il suo primo incontro nel lontanissimo 2002 e ma non c’è l’ombra di dubbio che il suo decennio sia quello 2005-14. Né prima né dopo ci sono annate comparabili ad una qualsiasi di quella, non foss’altro per i vari Roland Garros vinti.
Pete Sampras
Pistol Pete inizia nel febbraio 1988 mentre tutti ricorderanno bene l’ultima partita dello statunitense, la finale di Flushing Meadows del 2002 vinta contro Agassi. Sono “appena” quindici anni, dai quali ha abbastanza senso togliere i primi due e gli ultimi due. Rimane il periodo 1990-2000, cioè l’anno dell’esplosione (il 1990) e quello dell’inizio del declino (post New York). Alla fine Sampras vince più tornei nel 2000 che nel 1990 e quindi considereremo il periodo 1991-2000. Il che però significa che alcuni anni “bui” potrebbero anche essere sostituti. Proprio il 1991, anno di assestamento, andrebbe sostituito con il 1990 e tutto sommato il 2001 si lascia preferire al 1992.
Gli anni migliori.
A partire dalla prossima puntata osserveremo quindi i 15 parametri suddivisi per 5 periodi temporali: l’anno migliore; il triennio migliore; il quinquennio migliore; il decennio migliore; il ventennio migliore. Cominceremo quindi con “l’annata migliore” ricordando che non la faremo coincidere con l’anno solare, ma appunto con i 365 giorni migliori nella carriera di ciascuno dei nove considerati.