Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in monografie on 24 Ottobre 2016 5 min read
Non c’è re senza corona e senza trono, eppure a Basilea, domenica prossima, i sudditi dovranno assistere all’incoronazione di un usurpatore. Perché un conto è se il re si presenta e cede all’onore delle armi, tutt’altra storia è se il re nemmeno scende in campo. Non sono sempre andati d’accordo, Roger Federer e Basilea, tanto che per un po’ di tempo il sovrano non è tornato a far sospirare i suoi tifosi con le sue carezze e i suoi pugni; poi, dal 2007 fino all’anno scorso, è tornato in quella che chiama casa ogni anno, vincendo quasi sempre, oppure arrivando in finale e giocando un’ottima partita, così tutti erano felici lo stesso perché alla fine quello che conta è divertirsi, almeno è quello che ci si dice per non sembrare i soliti ingordi.
C’è stato qualche mugugno, in passato, una frase interpretata male che è diventato un caso, e qualche frase interpretata meglio che ha finito per non significare nulla, ma alla fine Federer, a fine ottobre, è sempre tornato a raccontare di quella volta che era un raccattapalle, di quando ha stretto la mano ad Edberg e di quando ha giocato per la prima volta con le ginocchia che gli tremavano. E poi ha sempre offerto la pizza ai ballboy, perché lui ha iniziato da lì, e non dite che non lo sapevate che tanto non vi crede nessuno, l’ha raccontato centinaia di volte, e chissà se è vero se poi quegli altri accettano, la pizza a Basilea non deve essere proprio il massimo.
Chissà come sarà scorrere il tabellone dello Swiss Indoors e vedere i nomi del fedele alleato Stan Wawrinka, di quello che ha rovinato la festa per due anni di fila, Juan Martín del Potro, e dell’ultimo che gli ha stretto la mano su un campo da tennis, Milos Raonic. Sembrano passati anni, invece era solo l’estate appena passata. Le foglie nel frattempo si sono ingiallite, Federer ha ripreso a correre e a twittare, ma pare che lo svizzero stia abituando tutti quanti a stare senza di lui. Ed è a Basilea, casa sua, che c’è la prima prova per i suoi fan: vedranno scendere in campo tanti tennisti famosi, ma vuoi mettere con Federer-Nadal, il cioccolatino che alla fine ha fatto sorridere pure quel burbero di Roger Brennwald, uno che condividerà il nome del re ma che a Basilea e nei suoi feudi mal sopportano per via di qualche bisticcio con, ebbene sì, Sua Maestà?
Visto che Federer ha annunciato settimane fa che non avrebbe giocato fino a fine anno, ai basilesi è toccato sperare nella sua nemesi, quello che quassù ci è venuto poco e ha vinto ancora di meno, cioè mai. Nadal avrà fatto versare lacrime ai sudditi del re dall’Australia fino agli Stati Uniti, ma qui a Basilea non ha mai osato tanto: l’hanno fatto altri, non lui, perché di Nadal si può dir di tutto, ma non che abbia un cuore d’oro. Sul re di Basilea, invece, forse non si può dire altrettanto, ma fortunatamente l’ATP non ha mai organizzato un torneo a Maiorca per darcene la conferma. Ma neppure Nadal ci sarà, quest’anno. Ve l’avevamo detto: ha un cuore d’oro, lo spagnolo, e figuriamoci se avrebbe mai avuto l’indelicatezza di prendersi il trofeo in assenza del proprietario. Le buone maniere, in questo sport, sono quello che più conta. Avete visto come stanno trattando Kyrgios?
C’è chi ha comprato un biglietto lo stesso, perché si illude che il tennis non cambierà quando Federer smetterà di giocare, e allora tanto vale cominciare fin da sùbito. C’è l’inguaribile ottimista, che spera in un ripensamento dell’ultimo minuto, del resto quel blog là ha scritto che magari si iscrive all’IPTL, e se invece si presentasse all St. Jakobshalle e ci dicesse che era stato tutto uno scherzo? E poi ci sono quelli che sperano di vederlo nel pubblico e di farsi un selfie con lui oppure quelli che si accontenteranno di un autografo, sì, è un po’ demodé, ma è pur sempre una traccia della sua umanità, hai visto come arriccia le r?
Chissà come ci sentiremo quando la regia farà rivedere l’albo d’oro del torneo, tutti quei R. Federer messi in fila assieme alle bandierine svizzere, con qualche sporadica interruzione serba e argentina perché non si può sempre vincere, nemmeno in casa propria. Chissà cosa proveremo il giorno della finale, quando faranno vedere gli spogliatoi e i corridoi dello stadio, e noi esiteremo, sperando di vederlo apparire, alla fine. E invece ci saranno due tennisti qualsiasi, magari due che quest’anno l’avrebbero pure battuto, che forse si sentiranno perfino in colpa per essere lì a rubare il posto di chi se l’è guadagnato a forza di vittorie e di record in giro per il mondo. Nessuno potrà mai sostituire Federer nei cuori dei basilesi, e con il Re ancora in giro è anche comprensibile che quei due poveretti si sentiranno quasi in soggezione.
Federer ha vinto, ha perso, ha sorriso e ha pianto in ogni angolo del mondo. Ma a Basilea, comunque andasse, è andata sempre bene, perché in fondo era pur sempre a casa ed era più facile accettare una delusione. Ed è per questo che la sua assenza, qui, è ancora più dolorosa per i suoi fedeli. Perché non ci sarà nessuna vittoria da festeggiare e nessuna sconfitta da giustificare. Ma i basilesi lo sanno che si tratta di un dolore che non durerà per sempre. L’anno prossimo, infatti, Roger Federer tornerà a casa. Magari, davanti a tutti, pronuncerà quelle parole che nessuno osa dire a voce alta ma che tutti, nessuno escluso, hanno provato ad immaginare. Non potrà succedere che a Basilea, del resto, e ogni suo tifoso lo sa. E così, tra dodici mesi, ciascuno potrà lasciarsi andare alle lacrime, abbracciare chi gli sta a fianco, oppure fissare attonito un punto. Ma l’importante è che il Re sia lì con loro. Lo ha promesso. Quindi ci sarà.