Abbiamo problemi con la gente.
Quando Serena Williams ha annunciato a tabellone compilato che non avrebbe giocato la Coupe Rogers, Eugenie Bouchard non deve essersi rallegrata più di tanto. Entrata in tabellone senza una testa di serie, la via della canadese verso i quarti di finale era comunque piena di ostacoli. Ma dopo aver battuto Lucie Safarova in un’emozionante primo turno che ha cancellato i fantasmi di due anni fa e dopo aver lasciato due game nel turno successivo a Dominika Cibulkova, che l’aveva battuta a Wimbledon con un punteggio altrettanto netto, Eugenie deve aver fatto un pensiero alle semifinali. L’avversaria degli ottavi, la qualificata Kristina Kucova, ha giocato tre partite in carriera negli Slam, perdendone due e in carriera non è mai arrivato oltre i quarti di finale di un torneo WTA; quella dei quarti sarebbe stata una tra Johanna Konta e Varvara Lepchenko. Per chi ha bisogno di rilanciare la propria carriera dopo due anni di balbettii, non c’è probabilmente miglior scenario che un tabellone fortunato nel torneo di casa. Dopo la netta vittoria con Cibulkova, sembrava che tutti i tasselli del puzzle stessero per incastrarsi, ma ci ha pensato un’altra slovacca a distruggere le fragili certezze della canadese.
Kristina Kucova è un nome abbastanza sconosciuto anche per chi segue regolarmente il tennis. I più bravi si ricorderanno del suo titolo agli US Open junior 2007, ma da allora Kucova ha raramente lasciato il segno. Negli Slam ha giocato appena due volte, a Wimbledon 2009 e agli Australian Open 2010. Da allora ha sempre dovuto partecipare alle qualificazioni, ma in diciotto tentativi è arrivata solo due volte al turno decisivo. Ai prossimi US Open, il torneo che l’aveva fatta conoscere ai pù, non dovrà preoccuparsi delle qualificazioni, perché la semifinale raggiunta a Montréal le assicura il best ranking e i punti necessari ad entrare nel cut-off. Per lei sarà il primo match nel main draw di uno Slam dopo sei anni: nel 2010, da numero 108 del mondo, era una delle 128 partecipanti agli Australian Open. Finì 6-3 6-3 e Kucova, che sembrava ormai vicina alla top-100, inaugurò un anno disastroso. Probabilmente non immaginava di dover aspettare così tanto per entrare tra le prime cento del mondo.
La classica settimana della vita di Kucova è cominciata con due nette vittorie nelle qualificazioni, la prima contro Erin Routliffe, la seconda contro la numero 63 del mondo, Christina McHale. Forse McHale non ha dato il 100%, visto che il giorno dopo è entrata in tabellone come lucky loser, ma nei giorni successivi la slovacca ha dimostrato di essersi meritata la qualificazione. Nei primi tre turni, contro avversarie decisamente più esperte di lei, è andata sotto di un set ma ha finito per battere in rimonta Yanina Wickmayer, Carla Suárez Navarro ed Eugenie Bouchard. Ai quarti ha incontrato Johanna Konta, la numero 15 del tabellone che con una vittoria avrebbe raggiunto finalmente la top-10. Ma Kucova non si è fatta intimorire e ha vinto in due set, conservando preziose energie per la semifinale con Madison Keys. Dopo la vittoria con Bouchard ha detto: «Non so se questa vittoria cambierà la mia vita, probabilmente no, ma non dimenticherò mai il momento in cui ho battuto Eugenie e sono finalmente entrata in top-100». Due anni fa proprio Bouchard si rese protagonista di un bizzarro episodio prima del suo incontro con Kucova in Fed Cup: davanti ai fotografi, la canadese si rifiutò di stringere la mano alla sua prossima avversaria. Non certo per inimicizia, ma «perché si stringe la mano all’avversaria dopo aver giocato, non prima». Chissà se Kucova si è ricordata di quell’episodio.
Kucova è arrivata a Montréal dopo un 2016 che è andato un po’ meglio del solito, almeno nel circuito maggiore. A Kuala Lumpur e Istanbul, due tornei International, ha raggiunto i quarti, mentre a Charleston, che è un torneo di livello Premier, ha passato due turni prima di perdere nettamente contro Angelique Kerber. In Canada non c’è il suo allenatore storico, Martin Zathurecky, che lavora con lei fin da prima che entrasse tra le professioniste e così Kucova, dopo aver battuto Bouchard, è andata ad abbracciare Geneviève Demers, una canadese del Québec che ha conosciuto due anni fa in Canada. Demers, che è un’appassionata di tennis, aveva aiutato come volontaria nell’organizzazione del match di Fed Cup tra Slovacchia e Canada ed è stato lì che le due si sono conosciute. Le due sono rimaste in contatto e poi per casualità si sono incontrate di nuovo lo scorso aprile a Charleston, dove Demers era in vacanza e Kucova impegnata nel main draw del torneo. Anche in quel caso Kucova era senza allenatore e così Demers fece da amuleto portafortuna: prima la slovacca batté in due set la tennista di casa, Madison Brengle, poi rimontò uno svantaggio di 6-0 2-0 a Kateryna Bondarenko. Era più che naturale che Kucova avrebbe chiesto alla sua amica di portarle fortuna in Canada e sembra che le cose stiano funzionando. O forse è il merito del poutine, il terribile piatto nazionale del Canada fatto di patatine fritte, una salsa bruna marroncina di carne arrostita e cubetti di formaggio, che Kucova ha dovuto provare dopo le mille insistenze dell’amica.
Kucova, che in Canada porta la visiera Nike ma completo e scarpe Adidas perché non ha uno sponsor e quindi l’abbigliamento se lo deve comprare, gioca sia il dritto che il rovescio a due mani: «Ho sempre giocato così, perché la racchetta che mi davano i miei genitori era troppo pesante. Mio padre mi diceva che non era un problema, che quando sarei cresciuta avrei potuto giocare il dritto a una mano. Ma quando ci provai le cose non andarono bene, e decisi di giocare come mi veniva naturale. Mio padre mi disse che Monica Seles non era malaccio come tennista, anche se giocava il dritto e il rovescio a due mani». Kucova è poco più alta di Cibulkova, la tennista più forte di Slovacchia, e il suo servizio non è particolarmente potente, così come i suoi fondamentali da fondo campo. Come Dominika, però, copre perfettamente il campo e riesce a trovare dei vincenti in condizioni quasi impossibili. Difficilmente la settimana di Montréal potrà ripetersi, almeno ad un livello così alto. La settimana prossima Kucova dovrà tornare alla realtà. È iscritta a Florianopolis, un International brasiliano in cui la prima testa di serie è Irina-Camelia Begu, ed è riuscita ad entrare nel cut-off anche se era la numero 119 alla chiusura dell’entry list, visto che quasi tutte le tenniste si riposeranno in vista delle Olimpiadi. Kucova non sarà a Rio, ma quel che più conta per lei è tornare a New York. Con lei ci sarà anche Geneviève Demers, naturalmente: chissà se il suo effetto da portafortuna riuscirà a imporsi anche nella città dove tutto può cambiare.