Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in monografie on 25 Giugno 2016 11 min read
Sijsling e Nishioka li conoscono tutti, suvvia. Olivetti è numero 791 del mondo ma tira le prime come Karlovic e un paio di Slam li ha già giocati. Roger-Vasselin è stato più tempo dentro la top-100 che fuori e uno Slam l’ha pure vinto. E Björn Fratangelo, con quel nome, l’hanno sentito nominare tutti almeno una volta. Ma per conoscere Marcus Willis, 25enne di Slough che non è mai andato oltre la 332ma posizione mondiale e che lunedì debutterà in uno Slam per la prima volta in carriera, occorre tenere d’occhio i livescore dei tornei con una costanza maniacale oppure essere così pazzi da aver assistito a un buon numero di tornei Futures ogni anno. Tra i sedici qualificati al tabellone principale di Wimbledon, il nome di Willis è di gran lunga il meno atteso e pronosticabile, anche perché si tratta del numero 775 del mondo, un tennista che ha vinto cinque volte a livello Challenger (ma non cinque titoli, eh) e che per gran parte della sua carriera si è dovuto sudare i pochi punti ATP che ha ottenuto nel sottobosco dei Futures. Quest’anno, tra l’altro, ha giocato solo ad Hammamet e per entrare in tabellone si è dovuto perfino iscrivere alle qualificazioni. Alla fine è arrivato ai quarti e lì si è ritirato prima di affrontare Pedro Sousa.
Per aggiungere un po’ di epica alla storia di questo ragazzo, va aggiunto che Marcus non aveva nemmeno la classifica per giocarle, le qualificazioni. Anzi, Willis aveva a malapena la classifica per giocare i play-off organizzati dalla LTA che mettevano in palio due wild-card per il tabellone di Roehampton, cioè per le qualificazioni di Wimbledon: «Sono entrato nei play-off perché Damien Rice ha perso un sacco di punti dallo scorso anno, altrimenti non avrei avuto la classifica necessaria per giocare. Sono stato molto fortunato». In sostanza Willis ha dovuto giocare sei match, l’ultimo dei quali al meglio dei cinque set, per entrare tra i magnifici 128 che si giocheranno il trofeo. Se quella con Berankis al primo turno non è una finale Slam, poco ci manca, anche perché al secondo turno dovrebbe esserci Roger Federer.
Attualmente Willis è il numero 23 del suo paese: ha davanti a sé Andy Murray, ovviamente, lo sloveno naturalizzato Aljaz Bedene, James Ward (che parteciperà al settimo Wimbledon della sua carriera con la settima wild-card concessagli dalla LTA) e poi tanti altri tennisti che nessuno conosce, come Luke Bambridge o Johnny O’Mara, entrambi sconfitti da Willis nei play-off che gli hanno permesso di vivere una settimana da sogno. Quella che verrà, però, è qualcosa che va anche oltre i sogni, perché se già negli anni scorsi era difficile ipotizzare che questo 25enne sarebbe arrivato a giocarsi l’accesso al torneo più prestigioso del mondo, quest’anno sembrava semplicemente una follia. Invece Willis ha dimostrato che le speranze sul suo conto non erano del tutto ingiustificate, visto che da junior è stato numero 1 del suo paese e numero 15 del mondo. Poi, però, è successo che le aspettative sono state ridimensionate, ci si sono messi di mezzo anche gli infortuni e la testa calda dell’inglese non ha certo aiutato. È così che Willis è diventato un tennista da Futures, praticamente sconosciuto al di fuori del suo Paese e poco celebre perfino a casa sua: del resto, quanti di noi sanno come gioca il numero 23 italiano, Riccardo Bellotti?
Nemmeno lo sconfinato mondo del web gli dedica molta attenzione. Se si cerca “Marcus Willis” su Google non si trova granché: c’è un articolo di un blog poco conosciuto, Lob & Smash, che ha come titolo “Marcus Willis: il giocatore più divertente di cui non avete mai sentito parlare”; poi c’è qualche link che rimanda ai suoi risultati a livello ITF; e poi c’è la storia di Cartman, che tutti troveranno e riporteranno tra qualche giorno, specie se Willis dovesse passare il primo turno e giocare con Federer. Eric Cartman è il personaggio di South Park più divertente e irriverente della serie tv, ma il soprannome con cui alcuni si riferiscono a Willis non è certo dovuto al suo comportamento, bensì al suo aspetto fisico. L’inglese stava giocando due anni fa alcuni challenger negli Stati Uniti e sul suo profilo Facebook erano comparsi alcuni commenti offensivi. Willis non è esattamente il prototipo dell’atleta moderno, ma ha parecchio sense of humour e non se la prese, anzi.
Loooool, this is the funniest one yet. Ugly is a bit harsh no?! #stinker pic.twitter.com/Kcr6RW9nhE
— Marcus Willis (@Willbomb90) November 3, 2014
Cartman wins 76 67 76! What an epic! Off to eat some pies and ice cream before the dubs. #vamos
— Marcus Willis (@Willbomb90) November 3, 2014
Quando si dice “stare allo scherzo”.
È abbastanza insolito nell’era dell’information overload, ma è praticamente impossibile trovare sul web altre tracce di questo tennista. Nemmeno del suo gioco si sa molto, a meno che non ci si accontenti di qualche breve video su YouTube. Si sa che è mancino, che va spesso a rete e che non si sposta granché bene. Dev’essere un buon volleatore e il suo gioco piuttosto vario, ma l’unico modo di farsi un’idea sul suo gioco è un video del 2010 in cui gioca a touch tennis in un campo ridotto contro Elliot Mould. Ad aggiungere stravaganza all’esperienza c’è la voce del celebre telecronista di Eurosport, Simon Reed, che chissà per quale motivo si trovava a commentare questa partita di tennis alternativo.
Tra i nerd di questo sport, Willis è rimasto legato alla storia di Cartman, anche se il personaggio meriterebbe probabilmente qualcosa di più di un soprannome così poco edificante. Due anni fa, quando era nei pressi del suo best ranking e gli si prospettava un futuro più roseo, l’inglese avviò un progetto di crowdfunding: chiese cioè del denaro ai suoi sostenitori per sostenere delle spese che stavano diventando sempre più onerose. La pagina per la raccolta dei finanziamenti, che si chiamava Willis for Wimbledon, aveva l’obiettivo di raccogliere 4000 sterline che dovevano servirgli per affrontare i viaggi verso i tornei Challenger, che in quel momento non si poteva permettere. Non andò benissimo: Willis raccolse poco più della metà dei soldi che gli servivano e anche se a Wimbledon ci arrivò comunque, perdendo nettamente al primo turno delle qualificazioni contro Daniel Kosakowski, per il resto dell’anno fu costretto a tornare nei Futures.
Nei due anni trascorsi da allora, Willis sembrava aver lasciato perdere l’idea di potersela giocare con i migliori. Nel 2015 ha provato a giocare le qualificazioni in qualche challenger, ma è riuscito a vincere una sola partita in un tabellone principale. Quest’anno sembrava che fosse arrivato il momento del ritiro, anche perché il fisico aveva cominciato a scricchiolare. «Stavo pensando di mollare, ero piuttosto deciso di trasferirmi in America e di lavorare lì come coach. Cominciai ad informarmi per il passaporto, poi conobbi una ragazza che in pratica mi disse che ero un idiota a pensare di mollare. Ma ero in una brutta posizione, mi ero infortunato due volte e sentivo di aver toccato il fondo». Anche se quello di Hammamet è stato l’ultimo torneo ITF a cui ha partecipato prima di imbarcarsi verso le qualificazioni di Wimbledon, Willis non ha smesso affatto di giocare. Tra febbraio e giugno ha giocato parecchi tornei a squadre nei tennis club francesi e tedeschi, vincendo spesso e volentieri e maturando la convinzione che il tennis giocato potesse essere ancora la strada giusta da percorrere.
Ma le qualificazioni di uno Slam sono una cosa diversa rispetto ai campionati a squadre: il tennista con il ranking più alto era il numero 99 del mondo e il cut-off era al numero 231, oltre 500 posizioni più in alto rispetto alla sua classifica. Serviva un tabellone favorevole per rompere il ghiaccio e invece Willis ha pescato propro il tennista più forte a disposizione, almeno secondo il ranking: Yuichi Sugita, che una settimana fa ha battuto Taylor Fritz ad Halle. Ma che la settimana potesse riservare delle sorprese lo si è capito quando Willis non si è dato per vinto dopo un 6-1 che sembrava più che logico dato lo scarto in classifica. Nel secondo set è successo che Willis ha tenuto il servizio nel quinto game del secondo, un game lunghissimo in cui ha pure annullato delle palle break, e poi ha trovato il break sul 5-4. Nel terzo set non c’è stata storia, perché Willis ha restituito il 6-1 e si è qualificato così per il secondo turno.
Dopo Sugita, a Willis è toccato Andrey Rublëv, uno che già tutti conoscono per il suo talento e anche per il suo carattere piuttosto spigoloso. Tutto già visto per Marcus, che nel 2008, quando era numero 2 tra i junior inglesi, venne rispedito a casa dall’Australia per il suo comportamento. Rublëv è meno esperto di Sugita, ma è considerato come uno dei giovani più promettenti. È nato nel 1997, come l’amico Alexander Zverev, e l’anno scorso ha vinto le sue prime partite a livello ATP oltre ad essersi qualificato per la prima volta ad uno Slam (agli US Open, nei quali è stato eliminato al primo turno da Kevin Anderson giocando per gran parte del match alla pari). Ma è finita ancora come nessuno si aspettava: 7-5 6-4 per Willis in meno di un’ora mezza di gioco. E così venerdì, dopo un giorno intero di interruzione per la pioggia (ah, i bei tempi di una volta), l’inglese se l’è dovuta vedere con un altro ragazzino russo, Daniil Medvedev.
Probabilmente anche di Medvedev sentiremo parlare spesso in futuro, ma non in questo torneo: pur essendo ampiamente favorito, Medvedev ha vinto il primo set ma poi ha ceduto alla distanza e forse alla frustrazione, perdendo 3-6 7-5 6-3 6-4. L’ultimo turno delle qualificazioni a Wimbledon si gioca al meglio dei cinque set, tanto per distinguersi dagli altri Slam ma Willis non ha tremato. Beh, a dire il vero, il braccio qualche tentennamento lo ha avuto perché Willis, avanti di due break nell’ultimo set, si è fatto recuperare fino al 5-4. Quando è andato a servire per il match per la seconda volta, però, non ha sbagliato. Qualche mese fa pensava al ritiro e pure qualche giorno fa le speranze di arrivare così in fondo non erano alte, visto che pensava di tornare velocemente a guadagnarsi qualche soldo come ha sempre fatto: «Ho dovuto cancellare le lezioni di questa settimana, non mi aspettavo di poter giocare a questo livello». Il merito, ha detto, è anche delle nuove corde intelligenti prodotte in Canada, le So-Stab. Tramite un algoritmo quest’azienda produce una tensione personalizzata che ha l’obiettivo di massimizzare la superficie dello sweetspot, ossia il punto d’impatto ideale per colpire la pallina.
Marcus Willis!! I CANNOT wait to see you play at Wimbledon! They are not ready for you! Massive Congrats! Last man in pre quals! @Willbomb90
— Jamie Murray (@jamie_murray) June 24, 2016
Lunedì contro Ricardas Berankis giocherà con qualche pressione addosso, perché il torneo più prestigioso che ha giocato fino ad ora è il Challenger di Nottingham, un torneo che ha per montepremi totale poco più della somma che guadagnerà con il primo turno a Londra. Ma il bello degli Slam è che riescono ad annullare le differenze, o quantomeno a ridurle, probabilmente non si noterà che tra il lituano e l’inglese ci sono più di 700 posizioni di differenza. Non si è notato con Sugita, Rublev e Medvedev, perché dovrebbe accadere con Berankis? Con le 30.000 sterline riservate a chi gioca il primo turno del torneo londinese, Willis dovrà pagare qualche debito che ha accumulato e magari mettere da parte qualcosa per i Challenger. Ma chissà, forse dopo questa favola, raccogliere qualche soldo per finanziare i prossimi viaggi non sarà così complicato come lo era stato due anni fa. Specie se dovesse arrivare a giocare con Federer, e tutti tireranno fuori la storia di Cartman. Magari per l’ultima volta, si spera.