Abbiamo problemi con la gente.
Non ci sarebbe bisogno di specificarlo, ma l’invito parla chiaro: il dress code prevede lo smoking. Siamo abituati a vedere i nostri idoli del tennis nei loro abiti normali, magliette e pantoloncini con la scala Pantone saccheggiata oramai da anni per quanto riguarda i colori, e cosa potrebbe esserci di meglio che vederli in un ambiente a loro non confortevole? Grazie ai nostri agganci abbiamo rimediato un invito al party più chic dell’anno per quanto riguarda il tennis, il capodanno organizzato al Lion on the Sun, a Malindi.
In Kenia, c’è un pezzo della cosiddetta Italia del fare, quella che produce e che odia i fastidiosi legacci della burocrazia, leggasi diritti garantiti ai lavoratori. A Malindi, oltre al mare bello perché vergine, c’è un resort di lusso che è il complemento naturale del del Billionaire, opera magna del buon Flavio. La festa è il culmine di una mini vacanza prima di dirigersi in Australia, dove si riparte col tennis giocato. Nei giorni precedenti al 31, ci si è allenati sui campi del favoloso resort italo-africano, anche duramente visto che il sole qui richiede creme solari, ma tanto in Australia sarà anche peggio. E quindi poi c’è una serata per festeggiare il nuovo anno, tutti assieme.
Ci siamo anche noi, a goderci “i vagiti dell’aurora che delinea le forme all’accecante globo di fuoco che di vita pervade la natura, sino ai rossi tramonti che pennellano la natura di nuovi colori”, come recita la brochure che ci hanno consegnato al nostro arrivo a Malindi. In questo posto così elitario, tanto da solleticare il nostro senso di colpa giusto un pochino, quel poco che due dita di bollicine fanno dimenticare presto, l’unico imbarazzo è quello di scegliere come e dove rilassarsi.
Nei 10.000 metri quadrati di giardino rigorosamente formato da piante autoctone dove sono posizionate le unità abitative, seguendo lo stile locale per il massimo inserimento architettonico con il minimo impatto ambientale, piscine e zone spa sono prese d’assalto dalle mogli e fidanzate dei giocatori quando questi sono sul campo a sudare, espiando il senso di colpa di stare in vacanza con dure sessioni sui campi verde-blu del resort. Poi ci si sollazza a tavola, con giudizio ovviamente, finché non arriva il dì di festa, il 31 dicembre. L’appuntamento è per le 21, al ristorante.
La cena segue un menu piuttosto rigoroso, che non concede molto alle divagazioni culinarie dei presenti (tranne quelle di Djokovic, ça va sans dire). Come a concedersi un vezzo di normalità, la cena viene servita al buffet, con la trafila degli antipasti, dei primi e dei secondi. L’ultimo giro di valzer per i camerieri prevede i dolci, evitati dai più. Ci si libera velocemente della cena, perché dalle 23 circa la musica, che fino a quel momento era stata in sottofondo, inizia ad aumentare il volume, reclamando la scena e la partecipazione.
“I like Chopin” richiama l’attenzione del pubblico. Siamo in Kenya, è vero, ma è pur sempre Natale e c’è da creare quell’atmosfera cara a casa Covelli. Alla consolle c’è chiaramente un italiano, come molti del Lion on the sun. E per ogni Natale che si rispetti, la musica non può che essere quella degli anni ‘80. E quindi arriva “Moonlight Shadow” di Mike Oldfield, ma anche “Go West” dei Pet Shop Boys, giusto per scaldare la serata e sciogliere l’imbarazzo dei presenti.
Condividono tanto durante l’anno, i tennisti, ma non ce la fanno a lasciarsi andare in un ambiente che non sentono loro. Saranno stati mai giovani questi atleti?
Defilato, nella zona dei divanetti, c’è Stan Wawrinka. Confabula con Donna Vekic, cercando di sorridere il meno possibile, ché un po’ si vergogna a farsi vedere con una di dieci anni meno di lui. Poi ci sono Kyrgios e Kokkinakis, questa volta vestiti in scuro, come esige la serata, e che sembrano perdere sicurezza dietro quell’aria da bullo che si dànno quando sono vestiti fluorescenti e il copione è sempre il solito. I due ridono sotto i baffi che non hanno quando riconoscono le note di “Easy Lady” di Ivana Spagna, ammiccando proprio a Donna Vekic. Ma Kyrgios e Wawrinka hanno fatto pace, le bollicine aiutano, specie se poi dalla consolle arriva “Girls Just Wants To Have Fun” di Cyndi Lauper, e i calici scoccano puntuali, come a dire: “Sono donne Stan, mica vorremmo veramente litigare per loro?”.
Le donne, come è ovvio che sia, sono vestite in maniera vistosa, in quella soglia che sta tra l’eleganza e l’eccesso, quella soglia che è consentito superare a Capodanno. Serena ha scelto un rosso porpora che attira gli sguardi di tutti ed è tra le più social: scatta foto, le modifica, le ritaglia, le filtra, le tagga e poi naturalmente le condivide; immancabile l’amica di sempre, Caroline Wozniacki. Le due fanno la spola verso il tavolo del DJ per chiedere qualche canzone, che poi si mettono a ballare cantando a squarciagola. Non poteva mancare “Hotline Bing” di Drake, il pezzo del 2015, ma Serena fa quasi finta di non conoscerla. Serve lui, Drake stesso, per scioglierla un po’. Le più ammirate, non serve dirlo, sono Maria Sharapova e Ana Ivanovic. Maria, come spesso accade, è algida e austera; Ana dispensa sorrisi e non si tira indietro quando è il momento di fare qualche foto. C’è anche Flavia Pennetta, con Fabio naturalmente, e Flavia dimostra che l’eleganza che ha in campo non è un caso. Sta per salutare il tennis e non poteva mancare a questa festa per salutare il miglior anno della sua carriera da tennista, che è pure l’ultimo ed è quindi ancora più bello.
Dall’altra parte della sala, zona divanetti, c’è il clan degli spagnoli. Sono calienti, calorosi, simili a noi italiani, questi i luoghi comuni. Ma poi li vedi un po’ impacciati fare capannello a uno che risolve tutti gli imbarazzi con la sua bellezza, Feliciano Lopez. Quando la musica è dei Bee Gees – “Night fever” – è Lopez a sentirsi a suo agio come sul campo da tennis, fra abiti eleganti, tenniste che gli girano intorno cercando un flirt che non può esserci ora che è fresco sposo, e quindi chi si imbarazza si mette vicino all’amico fico, magari “rimedia” qualcosa pure lui. E quindi Ferrer, Robredo, le inseparabili Muguruza-Suarez Navarro e naturalmente Nadal, fanno gruppo. E fanno un po’ i “soggettoni”, come direbbero a Roma. Invece di calarsi in una dimensione nuova, da atleti che vestono sportivi tutto l’anno si trovano a disagio con abiti eleganti e non estremamente attillati, e immaginano che quando i “Dead Or Alive” cantano “You spin me right round, baby, Right round like a record, baby round round” stiano parlando del top spin e non delle donne.
Difficile spiegare a Federer e a Djokovic che la canzone di Alan Sorrenti che ora riempie le stanze del resort è dedicata ai loro figli, i “Figli delle stelle”. I due si parlano, hanno sempre il calice di prosecco in mano anche se ne bevono una goccia alla volta, non sia mai perdano il controllo dello “scambio”. Roger è sui divani bianco candido della sala da ballo con la famiglia, con la prole che un po’ comincia ad annoiarsi ma che resiste in attesa della mezzanotte. Djokovic è con la moglie, i due non perdono d’occhio la carrozzina con dentro il piccolo Stefan, che dorme tanto la sua culla è pressoché insonorizzata.
Viene chiesto a Novak, al numero uno, di dare un po’ di verve alla serata. Gli si chiede di terminare il ballo di “stayin’ Alive” iniziato post Wimbledon con Serena Williams, e poi di ballare ancora su “What A Feeling” di Flashdance memoria. Il brindisi di mezzanotte (con Moët & Chandon, naturalmente, tanto paga Federer) è frettoloso, ma non viene affidato a Djokovic: lui ci prova, ma quando Nadal gli ricorda com’è finita a Roma, tutti convengono che è meglio lasciar fare a qualcun altro. Baci e abbracci in abbondanza, calici alti e poi i primi abbandoni. Wawrinka e Nadal devono giocare ad Abu Dhabi e quindi lasciano il party rapidamente, un aereo li attende a breve.
Come può finire una serata del genere? Come finiscono tutte le serate, che siano fra amici o convention aziendali con paillettes e cotillon, con il trenino. E quale volete che sia la canzone? Si alzano le gambe come a fare corsa skip e si battono le mani, girando su sè stessi, e si punta l’indice verso l’altro urlando “Young man!”, e poi “I said young man”, prima di liberare l’urlo “It’s fun to stay at the Y-M-C-A”. Non c’è la ressa per il capotreno: si accodano tutti disciplinatamente dietro lui, Novak. Sarà, ma intanto Federer poggia le sue braccia sulle spalle di Novak e forse, quando vediamo la sua testa avvicinarsi all’orecchio di Novak, gli dirà: “Ma li hai visti i giovani? Mi sa che ancora una volta sarà un tardone come me a darti fastidio l’anno prossimo”. Mi sa.