menu Menu

Mo torno

Il tempo e la dura legge del tennis.

Il tempo e la dura legge del tennis.

Ci siamo. Quando senti che sei stanca, che il tuo fisico, ma anche la tua mente ha bisogno di riposo, leggerezza, tranquillità, c’è una cosa che non devi fare, una cosa che invece io ho fatto. Cambiare lavoro. All’alba dei 50 anni, quando un tempo si era pronti per diventare nonni e andare in pensione, io mi sono ri-messa in gioco. Cambiato lavoro, vita, abitudini. Il caos ha devastato la quotidianità familiare ma la vita è così, un po’ pazzarella e un po’ una rottura di coglioni. 


Maritone mio adorato, anche lui sui 50 eh, non proprio pupetto, si è ritrovato da solo nella gestione un po’ scombussolata della nostra brigata: ragazzino, cane, gatto. Casa tendenzialmente la più incasinata del palazzo. Diciamo che questo è l’antefatto, la vita vera. 


Nella vita eternamente adolescenziale di marito invece, egli, essendo atleta certificato dalla federazione, non demorde. E anche quest’anno è il solo e unico capitano della squadra di tennis del circolo di periferia. Cioè è proprio così come l’ho scritta: una stronzata per i più ma roba seria per questo nugolo di maschi alpha del tennis che subito fanno gruppo, coesione, cameratismo, spogliatoio. Fuga per la vittoria, insomma. 


Torniamo al nostro capitano: fatta la squadra, uscito calendario. Ora lui sovente mi racconta di questi fine settimana impegnati. Avendo una particolare faccia da culo, mio maritone splendido tende ad avvertirmi 2/3 mesi prima di un qualche torneo in un qualche posto, convinto che riesca a memorizzare una informazione di cui non nutro interesse particolare. Cioè del tipo: dobbiamo chiamare l’idraulico, andare a fare la spesa, portare il cane dal veterinario e contando dalla terza notte di plenilunio, durante la seconda decade della luna crescente con saturno contro, giocherò a un torneo di tennis e dalle stelle sono stato designato capitano. 

Al che, quando ci troviamo alla soglia dei fine settimana tennistici, io cerco di organizzare una qualche iniziativa e lui risponde che, cito: “e che cazzo te l’ho detto già”, è impegnato con il torneo. Io veramente questa info non me la ricordo, forse me lo hai detto mentre ero distratta, che so, magari avevo le cuffie e stavo passando l’aspirapolvere ma sicuramente è colpa mia che non ho destato la giusta attenzione.


Alla fine ho capito una cosa molto importante: il capitano della squadra deve essere sempre presente e ovviamente l’ultimo ad abbandonare il campo, un po’ come il capitano del Titanic, non si abbandona una nave che naviga serena figuriamoci una nave che affonda. Del resto, maritone che nella sua vita non ha mai preso niente sul serio, l’unica legge che rispetta è quella del CAPITANO DELLA SQUADRA DELLA COPPA DEI CASTELLI ROMANI DI DOPPIO siori e siore.

Sempre presente per: portare la macchina, bibite, scelta efficace della cena di fine coppa, ottimo amministratore di gruppi whatsapp, ottimo procacciatore di scuse per mogli, fidanzate, generici parenti che aspettano da qualche parte la fine di una partita di tennis e vivere la vita nel mondo reale. 


Essendo personalmente stanca per la mia nuova avventura lavorativa, gli sorrido amabilmente e, nel corso del torneo, gli chiedo verso che ora pensa di palesarsi. Io e mio marito stiamo insieme da circa 18 anni, e da sempre, alla domanda “A che ora finisci co’ sto cazzo di tennis”, la risposta è sempre, dico sempre: MO TORNO. Dall’invio del messaggio all’effettivo ritorno a casa passano almeno e minimo 2 ore. È la dura legge del tennis. 
Mo torno.


Previous Next

keyboard_arrow_up