menu Menu

Attacco all'italia

Il caso Sinner e doping: l'insostenibile pesantezza dell'illusione che se l'Italia si desta diventa scomoda.

Il caso Sinner e doping: l'insostenibile pesantezza dell'illusione che se l'Italia si desta diventa scomoda.

Una nuova edizione di Italia-Resto del mondo si sta svolgendo attorno alla vicenda di Jannik Sinner, di cui ormai tutti quanti dovrebbero essere edotti. Accogliendo una ricostruzione che avrebbe trovato il plauso di Pirandello  (Le assurdità della vita non hanno bisogno di essere verosimili, perché sono vere) la International Tennis Integrity Agency (ITIA) ha stabilito che la colpa di Sinner fosse così lieve da meritare soltanto la perdita dei punti guadagnati a Indian Wells e relativo prize money. Giusto qualcosa di meno severo di un buffetto sulla guancia, insomma. 

La ricostruzione è nota: Umberto Ferrara – preparatore atletico di Jannik Sinner, laureato in chimica e grande esperto di farmaci – acquista in Italia uno spray che si chiama “Trofodermin” e che nella scatola riporta la scritta “doping” perché lo spray contiene del “clostebol”, che è è uno steroide anabolizzante. Ferrara compra lo spray e lo porta con sé a Indian Wells. In California si incontra con Giacomo Naldi, fisioterapista di Sinner, e gli consiglia di spruzzare lo spray su una ferita che Naldi si era procurato al mignolo, frugando nella sua borsa. Ferrara dice che aveva detto a Naldi che il prodotto conteneva il clostebol, Naldi dice di no. Con lo spray addosso, Naldi, massaggia Sinner e gli “trasmette” il Clostebol, cioè lo steroide anabolizzante che viene scoperto dall’esame antidoping. 

Vedete voi quanto sia verosimile una sequenza di avvenimenti di questo tipo. Non c’è nessuna ragione per cui Ferrara, tra tutti le possibili opzioni ne scelga una che sa benissimo essere doping; non c’è nessuna ragione per cui, una volta scelto, lo porti con sé negli USA; non c’è ragione per cui lo suggerisca a Naldi; non c’è ragione per cui Naldi si spruzzi dello spray su un taglietto che si era provocato frugando nella borsa e poi non usi precauzioni per massaggiare Sinner. 

Se al club qualcuno ci raccontasse una storiella del genere sarebbe sepolto dalle risate ma il senso dell’umorismo evidentemente non è universale e l’ITIA deve averne uno diverso. Ha preso sul serio la versione e ha comminato il buffetto sulla guancia accennato. 

Evitando qualche tecnicismo – non è irrilevante sapere se Ferrara abbia o no detto a Naldi che gli stava passando un farmaco proibito; non è tecnicamente conflitto di interessi che uno degli avvocati di Sinner lavori anche per l’ITIA; i medici consultati hanno detto che la sostanza potrebbe essere passata nel corpo di Sinner per contaminazione e non per somministrazione – ci interessa qui notare come, scaricata la colpa sostanzialmente su Ferrara, si sono aperte delle questioni che hanno decisamente preso il sopravvento in questa parvenza di dibattito della pubblica opinione attorno al tema. 

Le argomentazioni a sostegno di Sinner hanno abbastanza rapidamente tralasciato la verosimiglianza del racconto per spostarsi su altri aspetti. Quattro ci sembrano particolarmente rilevatori di come NON debba essere condotto un dibattito di questo tipo

  1. Un tribunale indipendente ha analizzato per mesi la vicenda, come è possibile metterne in dubbio le conclusioni?
  2. La sostanza rilevata nel corpo di Sinner non ha in nessun caso prodotto un vantaggio al giocatore, quindi perché mai dovrebbe essere colpevole di qualcosa?
  3. Sinner è un ragazzo d’oro, educato, rispettoso, amante della competizione. Non ha mai provocato una polemica o rotto una racchetta o fatto delle mattane, come si può credere che abbia fatto qualcosa di male?
  4. Si cerca di colpire Sinner perché è italiano e l’Italia sta raggiungendo grandi risultati soprattutto nel tennis, cosa che evidentemente infastidisce. 

La fiducia verso un tribunale indipendente è naturalmente uno dei capisaldi della convivenza civile. Ma non serve aver fatto studi particolarmente avanzati per sapere che a) i tribunali sono fatti da uomini e donne e b) l’applicazione delle regole risente delle capacità di difesa dell’imputato e del suo ruolo nella comunità, versione lievemente edulcorata di un’espressione decisamente più cruda: i magistrati sono i cani da guardia dell’ordine costituito. 

Lasciando da parte la seconda questione, per cui effettivamente serve qualche infarinatura di filosofia (o sociologia) del diritto, discipline non particolarmente amate nelle facoltà di giurisprudenza, la prima basta e avanza per discutere delle sentenze. Del resto di verità, si parva licet, stabilite dai tribunali sono piene le galere e meno male che da noi si è smesso di usare le fosse, perché altrove la leggerezza dei magistrati ha serenamente trascinato al patibolo legioni di innocenti. Basterebbe questo per non dare cittadinanza all’argomento “l’ha deciso il tribunale” usato nella migliore delle ipotesi per pigrizia, nella peggiore – e forse, se ci passate la malignità, più frequente – strumentalmente. Fa un po’ senso scrivere un’ovvietà ma insomma: tutte le sentenze possono essere discusse; alcune, pensate un po’, possono radicalmente cambiare. 

La sostanza trovata nel corpo di Sinner è una percentuale infinitesimale, del tutto inadatta a migliorare le prestazioni. Quindi, si argomenta, che vantaggi potrebbe mai avere avuto Sinner a prenderla, consapevolmente o dietro manovra del suo team? Il problema è che questo argomento è irrilevante. La sostanza che viene trovata durante il controllo anti-doping non è affatto detto che sia quella somministrata e assunta dal giocatore. Anzi: è probabile che non lo sia, perché se intendi doparti sai che esistono i controlli anti-doping e quindi potresti semplicemente essere in una fase di smaltimento. Inoltre le regole non prevedono una quantità minima di doping: la sostanza proibita non ci deve essere, né tanta né poca. 

La terza riguarda la reputazione di Sinner, giocatore corretto fino alla noia. In un vecchio sketch Jerry Seinfeld notava che quando arrestano un serial killer i vicini sembrano sempre sorpresissimi e pronti a giurare su quanto sembrasse una brava persona l’assassino. Il comedian newyorchese concludeva dicendo che a dar fastidio non è tanto ammazzare la gente ma fare rumore la notte, e magari parcheggiare dove non si dovrebbe. Mutatis mutandis il doping sarebbe forse meno tollerabile se a somministrarselo fosse Paire o Djokovic, ma Sinner, suvvia. 

Ma dando una rapida occhiata agli schieramenti emerge appunto l’eterno vittimismo di (alcuni, eh?) italiani che si sentono sempre al centro del mondo. Mentre all’estero si moltiplicano i dubbi, dalle Alpi al Mediterraneo è tutto un “vogliono toglierci di mezzo”,“sono invidiosi” “non sopportano il nostro genio” “sono tifosi di Djokovic”. Il che da un parte ha fatto emergere la reazione contraria (ah! Les italiens!) ma dall’altro è sembrato incomprensibile, visto che insomma potrebbe non essere implausibile che nel resto del mondo si alzino dal letto senza pensare a come insultare gli italiani. E come contrappasso qualcuno ha incominciato ad interrogarsi sul perché gli italiani siano in un modo o nell’altro implicati in queste brutte storie. 

Nel frattempo sta cominciando l’ultimo Slam della stagione che è stata l’occasione per sentire cosa ne pensano i giocatori della questione. E, surprise!, non sembrano tanto convinti che la decisione del tribunale sia stata impeccabile. Il che ha dato vita alla meravigliosa argomentazione del “parlano così perché lo temono, proprio loro che dovrebbero sapere la verità e capire quanto sia impossibile che Sinner abbia fatto qualcosa di illecito”. Che “proprio loro” la verità la sappiano davvero non viene curiosamente tenuto in considerazione, soprattutto se a parlare è qualcuno che al massimo può vantare una semifinale a Wimbledon o a Melbourne. E nemmeno la finale sui prati ti mette al sicuro dall’essere accusato di essere sostanzialmente un frustrato. 

Naturalmente è possibile che Sinner non abbia fatto niente di tanto diverso di quello che fanno tutti gli atleti professionisti di un livello così alto, cioè curare lo sviluppo fisico del proprio corpo in tutti modi possibili, anche quelli al confine della liceità. Tanto per essere chiari da queste parti nessuno crede che Alcaraz o Djokovic o vedete voi chi, vada avanti a palestra, dieta e acqua minerale. La questione doping è argomento troppo complesso per essere affrontato superficialmente mentre si parla d’altro e al limite possiamo rimandare a quanto scritto a proposito del caso Errani o di Sharapova

Quello che è certo è che gli atleti sono seguiti da staff iper professionali, cosa che en passant, rende ancora più ridicola la versione che scarica tutto su Ferrara e Naldi, i quali sanno perfettamente come dosare gli “integratori” (sic) che finiscono nel corpo degli atleti. A volte questo dosaggio raffinatissimo finisce col non essere preciso ed è in questo modo che emergono i casi di cui si parla, a cui si prova a dare una copertura con ricostruzioni francamente offensive per chi coltiva un po’ di simpatia per la propria intelligenza.

Dai tortellini al bacio alla cocaina, dalle assunzioni per migliorare le prestazioni sessuali ai vitelli pieni di steroidi della Columbia, dalle caramelle sudamericane alle pomate per curare taglietti al mignolo che le persone comuni trattano infilandosi il dito in bocca.

Dovrebbe essere la base minima di partenza per qualsiasi discussione ma chi ha voglia di farla? I giornalisti forse? Quelli sportivi?!? Nella quasi generalità dei casi hanno aizzato al nemico in modo sguaiato e pure quelli che hanno provato a tenere il punto si sono sentiti costretti a dire “partiamo dall’assunto che Sinner è innocente”, va a sapere perché. Del resto se i vertici federali si esprimono come sarebbe piaciuto a Marlon Brando e Coppola meglio troncare, sopire… Magari la WADA non fa ricorso, magari si vincono gli US Open, magari….

Jannik Sinner


Previous Next

keyboard_arrow_up