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Loro sono atleti

Iniziano i primi tornei dell'anno, scendono in campo gli atleti. Di periferia.

Iniziano i primi tornei dell'anno, scendono in campo gli atleti. Di periferia.

Qualcuno deve dire le cose come stanno: il tennis ha definitivamente rotto il cazzo. Sì, lo so, coso ha vinto il premione laggiù, dall’altra parte del mondo. Cioè, sì lo so, coso è italiano. Evviva. Ma non voglio parlare del fenomeno sbarbatello che, mammamia, già vince il premione. Devo riprendere in mano tutto quel grande fastidio che mi provocano i tennisti mezze pippe che ruotano alla mia complicatissima vita fatta di corse.

Maritone, sempre molto bello e piacente, è convintissimo di essere un atleta. Non nel senso di “atletico” ma proprio atleta, cioè c’è Sinner, Djokovic e poi lui. Lui però, in questo altro universo in cui vive come atleta tennista, non è solo. Perché, benché il tennis sia il più merdoso sport della solitudine, i suoi adepti, tennisti da quattro soldi, si muovono in gruppo. Si creano nugoli di tennisti tutti più o meno scarsi uguali, ma loro piuttosto che ammetterlo si taglierebbero un piede. Questi vivono nei circoli romani – ma solo romani? – e si danno dell’atleta. Non atletico, ma “atleta”. 

Cioè, c’è la Coppa Davis e c’è la Coppa Gabbiani (che è quella in cui gioca maritone). Per questo gruppo di tennisti scrausi di periferia, i due tornei sono paritari. E sono tutti atleti. Maritone, atletico e bellissimo, va e viene dal circolo tennis pieno zeppo di paranoie, dolori immaginari, sindromi varie (dal gomito del tennista alla più profonda crisi esistenziale perché non vince con tizio e caio, scarsissimi pure loro). Tutti, tutti, tutti: il professionista, il dentista, il CEO di grande azienda, tutti sono estremamente ridicoli. E convintissimi che il loro tennis sia importante al di fuori, non dico del circolo, ma del campo. 

Invece, pensa amico tennista atleta, non frega un cazzo a nessuno e non sposta di mezzo millimetro quello che sei veramente. È vero, li trovo ridicoli, bonariamente si intende. Ma anche simpatici, come i cani al parco. Giocano a fare i lupi ma sono peluche addomesticati. Fanno tenerezza. 

Dalla mia breve analisi antropologica del mondo tennistico del circoletto sotto casa, ho dedotto che: i tennisti vivono in una specie di fringe dove nell’altro universo, diciamo immaginario, sono atleti veri e fanno i tornei seri. I maschi, istintivamente fanno branco, ricercano l’alfa, una volta identificato (quello che vince di più? Quello che ne capisce tatticamente di più? Quello con più soldi e il macchinone? Va a sapere le artificiose dinamiche di un gruppo de’ mezzi vecchi quasi rincoglioniti) lo temono, lo idolatrano e, nelle più tipiche dinamiche di gruppo, lo mettono in mezzo. 

Ed eccolo, mio marito, che quest’anno è capitano di qualcosa e ha l’arduo compito di organizzare le cene fuori per fare squadra (difficilissimo compito: dove mangiare? vorranno la pizza o la pasta? comunque un posto con parcheggio), presenziare le partite chiaramente di domenica mattina alle nove e poi, boh, dire delle frasi di incoraggiamento. Loro sono atleti.

Sono innocui ma comunque molesti, perché non hanno il senso della misura. Sentendosi perennemente a Wimbledon, non sanno regolarsi con i bioritmi delle persone che vivono con le scadenze del mondo reale. Quindi, faccio un salto al circolo per una partitella alle 13 diventa: esco di casa alle 11.45 e torno alle 15.30. Quando faccio notare a maritone che è stato via più di 3 ore mi risponde in molto, molto, molto risentito sempre nello stesso modo. La prima parte è passiva aggressiva: ci stavamo allenando che c’è il torneo (donna, non puoi capire questa battuta di caccia, io sono l’alfa e guiderò il branco alla conquista della preda) e poi, vedendo il mio sguardo a metà tra “dio mio che coglione che sei e mannaggia a me che ancora ti parlo”, abbassa i toni e sorridendo mi dice che si è fatto la doccia e ha scambiato quattro chiacchiere.

Io gli sorrido e teneramente gli chiedo com’è andato l’allenamento: chiaro che non me ne frega un cazzo di niente ma per la sua fragile mente di maschio alfa del tennis è importante la mia domanda e inizia così un racconto immaginifico nel quale lui è il protagonista di mirabolanti avventure tennistiche. Io non lo ascolto e, mentre parla, penso a che tipo di massaggio snellente devo fare prima dell’estate.


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