Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in spotting on 4 Agosto 2018 7 min read
Finito Wimbledon, lasciato spazio a qualche nome di secondo piano nei tornei che vengono disertati da tutti i migliori, è ormai tempo di mettere le gambe in spalla e tornare a sudare anche per i più forti: con il Masters 1000 di Toronto e il Premier 5 di Montréal si fa sul serio, anche perché mancano poco più di tre settimane all’inizio dell’ultimo Slam dell’anno, gli US Open. Non che il torneo canadese sia il torneo più indicativo che ci sia: bisogna tornare al 2013 per trovare lo stesso vincitore alla Rogers Cup e agli US Open, peraltro sia tra gli uomini (Nadal) che tra le donne (Serena Williams). Ad ogni modo, qualcosa si può intuire.
Nel 2014, per esempio, Marin Cilic perse agli ottavi, ma mise in grande difficoltà Roger Federer, perdendoci 7-6 6-7 6-4, annullandogli sei match point nel secondo e avendo pure una palla break a inizio terzo. Poche settimane dopo, il croato sconfiggerà lo svizzero senza lasciargli nemmeno un set. L’anno scorso fu invece l’edizione che vide tornare il sorriso di Sloane Stephens, che in pratica non giocava da un anno, ma che in Canada vinse quattro partite di fila contro avversarie di ottimo livello: Putintseva, Kvitova, Kerber e Safarova. Dopo la semifinale a Toronto e quella a Cincinnati, la statunitense arriverà in finale a New York e batterà la connazionale Madison Keys in poco più di un’ora.
Intanto qualche big è già sceso in campo: Juan Martín del Potro è in finale a Los Cabos e Alexander Zverev è in semifinale a Washington. Le donne più forti, per ora, si fanno aspettare: Serena Williams ha perso per 6-1 6-0 contro Johanna Konta al primo turno di San José, Stephens ha perso in tre set contro Andrea Petkovic al secondo turno di Washington, Garbiñe Muguruza, Caroline Wozniacki e Madison Keys hanno preferito lasciare il posto a una lucky loser prima di giocare.
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Una volta tanto, e al netto di possibili ritiri nelle prossime ore, in Canada ci saranno praticamente tutti. Tra le donne c’è una sola grande assenza, quella di Madison Keys, assente pure lo scorso anno dal torneo canadese, nel quale ha raggiunto la finale nel 2016. Tra gli uomini mancherà solo Roger Federer, finalista alla Rogers Cup 2017, che quest’anno ha preferito non rischiare e presentarsi direttamente a Cincinnati, come ha già fatto altre volte in passato.
Il tabellone femminile è ancora una volta molto interessante: fuori dalle teste di serie ci sono Serena Williams (debutto con Alizé Cornet e poi secondo turno con Kerber), Maria Sharapova (primo turno con una qualificata e poi Kasatkina) e Victoria Azarenka (primo turno con Mladenovic e poi la vincente di Konta-Ostapenko). Ovviamente una wild-card è stata riservata a Eugenie Bouchard, che esordirà con la quattordicesima testa di serie, Elise Mertens. Il torneo potrebbe scaldarsi già agli ottavi, con match come Halep-V.Williams, Pliskova-Kvitova e Ostapenko-Svitolina.
Nel maschile c’è parecchia incertezza: Nadal, prima dei quarti, potrebbe trovare due teste matte (Paire e Kyrgios, che però ha un primo turno ostico, Stan Wawrinka) e contro Cilic chissà se partirà favorito; del Potro dovrebbe preoccuparsi più del suo secondo turno (Nishikori, che prima deve battere Haase) che di ottavi o quarti; Dimitrov rischia di trovarsi di fronte Verdasco, che già l’ha sconfitto due volte in stagione; Djokovic, dopo la sconfitta agli Australian Open, ritroverà Chung al primo turno ma è decisamente favorito nei confronti del sudcoreano e anche in quelli di Thiem, per andare a sfidare Alexander Zverev, il campione in carica, nei quarti di finale. Non ci sarà Andy Murray, che ha vinto tre partite a Washington al terzo set, prima di rinunciare a giocare nei quarti di finale. Gli organizzatori della Rogers Cup volevano assegnargli una wild-card, ma lo scozzese ha preferito non giocare in Canada: lo rivedremo a Cincinnati.
Intanto, Benoit.
Tra le donne sta emergendo il nome di Mihaela Buzarnescu, una classe 1988 che sta vivendo il momento migliore della carriera: è salita fino al numero 24 WTA, appena nove mesi dopo aver debuttato in top 100. Fino ad un anno fa Buzarnescu era conosciuta per lo più per la sua lunga sequela di sventure, che l’hanno sempre tenuta fuori dal tennis che conta, nonostante una promettente carriera tra le junior. Il 2018, l’anno dei suoi 30 anni, le ha però restituito in parte quanto le aveva tolto la sfortuna negli anni passati: ha vinto la sua prima partita in uno Slam, arrivando poi fino agli ottavi del Roland Garros, ha battuto per la prima volta una top 10 (Ostapenko a Doha) e ha raggiunto la prima finale WTA in carriera, perdendola in tre set contro Mertens a Hobart. A Toronto esordirà con una qualificata: se vincerà affronterà Elina Svitolina, già battuta due volte quest’anno, prima al Roland Garros e tre settimane dopo a Birmingham.
Tra gli uomini, oltre ovviamente a Shapovalov (esordio con Dzumhur, poi Thiem), c’è da tenere d’occhio Stefanos Tsitsipas, che a Washington ha raggiunto la semifinale battendo David Goffin. Tsitsipas, cresciuto nell’Academy di Mouratoglu, è un anno più vecchio (o meno giovane, se preferite) di Shapovalov e ora sembra che sia arrivato il suo momento: ha raggiunto la finale in uno degli ATP 500 più prestigiosi, quello di Barcellona, battendo avversari molto più quotati di lui, tra i quali Schwartzman, Thiem e Carreño-Busta, mentre a Wimbledon ha giocato per la prima volta negli ottavi di uno Slam, approfittando di un tabellone a dire il vero semplice. Il suo talento grezzo andrà incanalato dal padre-allenatore, ma il greco sembra sulla buona strada: il dritto è un colpo sicuro e potente che va sicuramente migliorato ma è già un ottimo dritto, il rovescio a una mano è fluido e spettacolare, inoltre il ragazzo sembra già più maturo della media quando deve prendere una decisione in tempi rapidi. Sembra adatto a tutte le superfici, grazie ad un tennis certamente aggressivo, ma che può appoggiarsi su un dritto in top spin che gli farà molto comodo sulle superfici più lente.
Dopo Toronto e Montréal sarà il turno di Cincinnati, che assegna altri 1000 punti per gli uomini e 900 per le donne. I campioni in carica sono Dimitrov e Muguruza, ma chiaramente il tennista sulla bocca di tutti sarà Roger Federer, che torna in Ohio dopo tre anni di assenza (l’anno scorso decise di saltarlo dopo l’infortunio nella finale di Montréal, due anni fa aveva già chiuso la stagione). Cincinnati è probabilmente il Masters 1000 preferito di Federer, che ha vinto questo torneo sette volte (2005, 2007, 2009, 2010, 2012, 2014 e 2015). Dopo la delusione di Wimbledon, gli US Open sono diventati l’obiettivo principale del numero 2 del mondo, che a New York non vince dal 2008. Lo svizzero, dopo la ormai consueta pausa primaverile, è sembrato poco brillante e anche se la sconfitta contro Kevin Anderson ha dato l’impressione di essere una sconfitta di distrazione più che di condizione, va comunque detto che per tutta la stagione sull’erba Federer ha convinto molto poco, al contrario di quanto successo lo scorso anno.
Dopo Cincinnati ci saranno due tornei minori, Winston-Salem per gli uomini e new Haven per le donne. Occhio, però: a New Haven c’è sempre un tabellone piuttosto competitivo e l’albo d’oro non è affatto male. L’anno scorso vinse Gavrilova su Cibulkova, ma il Connecticut Open può vantare anche vincitrici del calibro di Radwanska, Kvitova, Halep e Wozniacki. Per ora ci sono iscritte tre top 10 (Garcia, Kvitova e Görges), ma ovviamente le cose potranno cambiare nelle prossime due settimane.