Abbiamo problemi con la gente.
By Giulio Fedele Posted in spotting on 24 Agosto 2018 11 min read
Rarità da qualche tempo a questa parte, nel torneo femminile c’è una chiara favorita. La vulgata comune della WTA — quel “ci sono 20-30 giocatrici che possono vincere il torneo” — permane, ma è chiaro almeno quale sia la giocatrice da battere, che non a caso è anche la numero 1 del circuito: Simona Halep. Negli ultimi anni il tennis femminile ha sofferto quella che molti chiamano una “mancanza di gerarchie”, ovvero la sostanziale assenza di un corrispettivo stile Fab Four, un gruppo di giocatrici capace di dominare i tornei più importanti. Così è capitato che gli Slam sono stati vinti da nomi a sorpresa, come Jelena Ostapenko e Flavia Pennetta. Questa mancanza di gerarchie finiva per delegittimare tutto il ranking, considerato che al vertice della classifica c’erano ragazze che non avevano mai vinto niente di significativo. Si pensi che soltanto l’anno scorso, il circuito ha visto ben cinque cambi di vetta e ha conosciuto numero 1 che non avevano titoli dello Slam.
Siamo lontani dal poter dire che le cose siano realmente cambiate, ma in questi US Open la giocatrice in vetta al ranking coincide con la favorita del torneo e con quella che sta giocando meglio nelle ultime settimane. Da quando ha perso la finale degli Australian Open contro Caroline Wozniacki, la stagione di Simona Halep è andata in continuo crescendo, con l’unica eccezione del torneo di Wimbledon. Dopo aver conquistato il suo primo titolo Slam al Roland Garros, si è presentata sul cemento americano con la volontà di ribadire le gerarchie. Ha vinto il torneo di Montréal e la settimana successiva è arrivata in finale a Cincinnati, dove ha persino avuto match point per chiudere due settimane perfette. Quella che era una delle “numero 1 senza Slam” oggi conta 42 settimane alla vetta del ranking — undicesima giocatrice di sempre nel computo totale — che aumenteranno sicuramente visto che sarà matematicamente numero 1 anche dopo questi US Open. Per questo merita di essere considerata la favorita del torneo, nonostante il sorteggio dei tabelloni non le sia stato amico: nel suo quarto di finale si trovano anche Serena Williams, Venus Williams, Garbine Muguruza e Karolina Pliskova, che sono le quattro giocatrici più temibili sul cemento. Vedremo allora se la numero 1 saprà comportarsi ancora una volta come tale.
Parlando di favorite, non si può non nominare Serena Williams se nei paraggi. Trentasei anni, un matrimonio prima ed una figlia dopo, Serena è tornata a giocare il tennis che conta in primavera e cercherà a Flushing Meadows di vincere il suo ventiquattresimo Slam per eguagliare il record di sempre di Margaret Court, ammesso che le importi davvero. Così facendo, vincerebbe il suo settimo US Open, e farebbe tris assieme a Wimbledon e gli Australian Open, tornei già vinti per sette volte. Non sarebbe questo il suo unico record, perché Serena, se vincesse, entrerebbe a far parte di quel ristretto club di campionesse che hanno vinto uno Slam dopo essere diventate mamma: Margaret Court, Evonne Goolagong e Kim Clijsters le socie, ad oggi. Certo è che non è stato facile tornare alle competizioni nello stesso stato psicofisico che aveva permesso a Serena di vincere gli Australian Open l’anno scorso, ultimo torneo giocato dalla statunitense prima della pausa. Ed è infatti questa la maggiore incognita: in che stato arriverà Serena a questi US Open? Chi si è lasciato impressionare dal torneo di Wimbledon, è stato tratto in inganno. A Serena era stato infatti steso un tappeto rosso fino alla finale: ha affrontato cinque giocatrici al di fuori della top 50 e una sola top 15; difficile che potesse mancare quell’appuntamento, nel quale poi Angelique Kerber, che è avversaria di tutt’altra caratura, non le ha dato una chance.
Meglio guardare alle ultime due settimane sul cemento per avere qualche riscontro più fedele: a Montréal ha perso addirittura 6-1 6-0 contro Johanna Konta, la settimana successiva, a Cincinnati, è stata sconfitta con merito da Petra Kvitova, seppur in tre set. Nel dubbio, gli organizzatori degli US Open, seguendo l’esempio di quanto avevano fatto quelli di Wimbledon, hanno rimodulato la sua testa di serie, promuovendola dalla numero 26 alla 17, escamotage che le consentirà di evitare le giocatrici più forti nei primissimi round del torneo. Ma, nonostante ciò, il sorteggio per lei è stato crudele: Serena al terzo turno potrebbe incontrare la sorella Venus; gli scontri diretti recitano 17 vittorie a 12 per Serena ma nell’ultimo incontro di Indian Wells, quest’anno, è stata Venus a prevalere.
Gli US Open hanno dimostrato di avere a cuore le tenniste-mamme, concedendo una wildcard a Viktoria Azarenka, ex numero 1 mondiale, che per poche posizioni nel ranking aveva mancato l’entry list per il tabellone principale. Gli organizzatori non saranno stati così generosi soltanto per aver visto le foto del piccolo Leo – questo il nome del figlio – ma anche perché l’anno scorso in questo periodo Azarenka era impegnata in una battaglia legale per la custodia genitoriale che la costrinse a saltare parte del Tour, compresi gli US Open; senza contare che Azarenka è stata per due volte finalista di questo torneo.
La vincitrice dell’ultimo grande torneo WTA prima degli US Open, quattro vittorie contro giocatrici top 10 nel cammino per il titolo, contro la numero 2, Wozniacki, contro la giocatrice che ha vinto più titoli nel 2018, Kvitova, e contro la numero 1 in finale, Halep; best ranking al numero 13 con proiezione al numero 7 nella Race per le WTA Finals: se non prendiamo seriamente in considerazione Kiki Bertens ora, quando lo faremo? La ventiseienne olandese è in realtà da sempre specialista conclamata dei tornei in terra rossa: su questa superficie ha già vinto quattro trofei (ne ha vinto un quinto, ma sulla terra verde di Charleston) e ha conquistato il suo più importante risultato Slam, una semifinale al Roland Garros. Quello che però nessuno aveva messo in conto con Bertens, è che quest’anno potesse fare bene anche su superfici diverse. È così che sono arrivati i quarti di finale nell’ultima edizione di Wimbledon ed ora il primo torneo importante sul cemento, a Cincinnati per l’appunto, conquistato alla prima finale raggiunta. Giocatrice dai colpi molto piatti e potenti, Bertens si è sempre dichiarata contenta di giocare sulla terra perché era l’unica superficie che le permetteva un piano B quando non sentiva la fiducia nei propri fondamentali. Ad oggi però la musica sembra cambiata, ed è la stessa Bertens che per prima si sorprende di non essersi limitata a fare bene solo sulla terra. Se il trend dovesse essere confermato, questi US Open potrebbero essere il punto di arrivo di una progressione inarrestabile. E le chance di arrivare in fondo ci sono tutte: la prima testa di serie che potrebbe affrontare sulla sua strada è Mihaela Buzarnescu, che è reduce da un brutto infortunio alla caviglia. L’ottavo potrebbe giocarlo contro Wozniacki, che ha già battuto a Cincinnati.
E no, non è Agnieszka Radwanska. Eppure la polacca è ufficialmente un outsider, visto che per la prima volta negli ultimi 12 anni non figurerà tra le teste di serie del tabellone principale di uno Slam. Il risultato di un declino inarrestabile che negli ultimi anni ha fatto versare qualche lacrima ai nostalgici dei trucchetti della Maga dei tempi d’oro. Meglio concentrarsi su altri darkhorse che potrebbero salire alla ribalta in queste due settimane.
Il nome più caldo è quello di Aryna Sabalenka, che sta costantemente scalando il ranking a furia di vittorie contro top 10. Semifinalista a Cincinnati, sconfitta da Simona Halep, ha solo vent’anni e un’infinita voglia di spaccare il mondo a furia di colpi e grunt, degna erede della connazionale Azarenka a livello sonoro. La bielorussa ha giocato ininterrottamente nelle ultime tre settimane, è infatti quella che ha speso più tempo in campo nel circuito, ed è ancora in gara a New Heaven, e potrebbe arrivare più stanca del previsto a New York. Un altro nome da tenere sempre a mente è quello di Naomi Osaka, ventenne giappo-haitiana. Proprio agli US Open 2017 divenne famosa per aver certificato l’orribile stagione di Angelique Kerber, battuta nettamente in due set; quest’anno ha vinto Indian Wells nello stupore, contenuto, degli addetti ai lavori, che oramai attendono il suo definitivo exploit in ogni Slam. Nelle due precedenti partecipazioni a New York, Osaka ha sempre centrato il terzo turno. Osaka e Sabalenka sono state sorteggiate nello stesso ottavo, potrebbero incontrarsi se riuscissero a battere rispettivamente Daria Kasatkina e Petra Kvitova al terzo turno.
L’ultimo nome di questa triade è Elise Mertens, che è anche la più “anziana” (22 anni). Mertens è nel bel mezzo della sua stagione migliore, iniziata brillantemente agli Australian Open, torneo nel quale ha raggiunto le semifinali. Ma la belga ha deciso di fare un’ulteriore mossa per alzare l’asticella. Dopo Wimbledon, ha assunto il tedesco Dieter Kindlmann (già hitting partner di Maria Sharapova per anni) con un solo obiettivo: fare meglio contro le giocatrici in top 10. A parte la vittoria contro Elina Svitolina in Australia infatti, per Mertens contro le top 10 sono state poche le gioie e molti i dolori (2 vittorie e 7 sconfitte il bilancio complessivo). La partnership con Kindlmann ha dato finora i frutti sperati: nei tornei giocati (San José, Montreal e Cincinnati) la belga ha raggiunto sempre almeno i quarti di finale e proprio in Ohio ha battuto la numero 3 del mondo e campionessa in carica degli US Open, Sloane Stephens. E non è detto che finisca qui. La sua strada è spianata fino al terzo turno, agli ottavi potrebbe arrivare il primo vero test, Elina Svitolina.
Difficile parlare della situazione del tennis femminile alla vigilia degli US Open senza tornare con la mente a quella finale del 2015, consci che mai potremo fare di meglio. Più difficile ancora quest’anno, visto che abbiamo una sola giocatrice certa di giocare il tabellone principale. Sara Errani è ancora bloccata dalla squalifica per doping e quindi sarà solo Camila Giorgi a rappresentare i colori azzurri. Giorgi sembra comunque aver intrapreso una strada positiva dopo i quarti di finale a Wimbledon e non avrà la pressione di difendere risultati importanti, visto che l’anno scorso perse al secondo turno. Anche in queste passate settimane, Camila ha dimostrato di essere in forma e che le manca solo di concretizzare qualche occasione favorevole. Staremo a vedere se riuscirà a compiere l’impresa di sopravvivere alla sua parte di tabellone: al secondo turno, se riuscirà a vincere il primo contro la wildcard Osuigwe, troverà Venus Williams, e se dovesse vincere ancora potrebbe fare combo con Serena Williams al terzo. Serena e Camila si sono già incontrate a Wimbledon; l’italiana aveva persino vinto un set.
Dalle qualificazioni degli US Open nessuna gioia: Martina Trevisan (24 anni) è arrivata al turno decisivo, ma è stata sconfitta in due set da von Deichmann. Jasmine Paolini (22 anni) e Jessica Pieri (21 anni) sono state sconfitte al secondo turno. Deborah Chiesa (22 anni), la giocatrice che aveva più possibilità di accedere al main draw, ha perso contro Katie Swan, sprecando un vantaggio di un set e un break nel secondo set per poi concludere col punteggio di 6-3 4-6 4-6.
Gli scorsi US Open, nonostante l’assenza di Serena Williams, furono il trionfo delle stelle e strisce: quattro quartofinaliste statunitensi, tutte qualificate alle semifinali. Tra le quattro sconfitte nei quarti c’era anche la rediviva Kaia Kanepi, reduce dalle qualificazioni, e che quest’anno ha pescato Halep al primo turno. L’anno scorso si fece strada battendo quattro avversarie che non erano teste di serie, ma tutte molto pericolose: Schiavone (che vinse il primo set per 6-0, probabilmente il suo ultimo set vinto in uno Slam), Wickmayer, Osaka e Kasatkina.
Tra le sconfitte più sorprendenti dello scorso anno, ci sono quelle di Kuznetsova contro Kurumi Nara al secondo turno, il severissimo 6-3 6-1 di Osaka alla campionessa uscente, Angelique Kerber, il 6-2 6-7 6-1 di Makarova a Wozniacki al secondo turno, e la brutta sconfitta al primo turno, 4-6 6-3 6-4, di Konta contro Krunic, che poi arrivò fino al terzo turno. Bertens e Mertens, che oggi sarebbero qualificate alle WTA Finals, l’anno scorso persero entrambe al primo turno: Kiki contro Maria Sakkari, Elise contro Madison Keys.