Abbiamo problemi con la gente.
«Tsonga è uno dei miei idoli. Quando avevo dodici anni, nel 2008, andavo a tutti i suoi allenamenti, gli davo ogni volta una palla diversa da autografare, e lui me l’autografava ogni volta» ha detto Nick Kyrgios dopo aver battuto piuttosto agevolemente al secondo turno Viktor Troicki. Tsonga aveva dovuto faticare parecchio, invece, ma nonostante il 2-5 nel quinto set con Shapovalov, è riuscito a qualificarsi per quel terzo turno che era una delle partite potenzialmente più divertenti della settimana. E una volta tanto le promesse sono state mantenute: Tsonga-Kyrgios è stato il match migliore visto finora e sarà dura fare di meglio, perché per oltre tre ore abbiamo assistito al tennis d’attacco portato quasi all’estremo da entrambe le parti. Frequenti discese a rete, colpi spettacolari, tantissimi ace e ovviamente vincenti da ogni punto del campo.
Proprio mentre Kyrgios e Tsonga si contendevano l’accesso agli ottavi, Rafael Nadal rilasciava una dichiarazione piuttosto singolare per chi segue il tennis da qualche anno: «Oggi i giocatori sono meno pazienti. Una volta si aspettava la palla giusta per tirare il vincente. Ora si tira il vincente anche se si è in una posizione poco favorevole». Il match di stamani – o stasera, se preferite la narrazione in loco – pare confermare la teoria di Nadal, ma è evidente a tutti che un match del genere capita una volta a Slam, se si ha la fortuna che tutti gli astri si allineino.
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Non sapremo mai che cosa si sono detti.
La partita era iniziata in modo tutto sommato “normale” per poi dare il meglio quando si è arrivati al tiebreak del primo set. Tsonga aveva sùbito messo le cose in chiaro: non si scambia, appena la palla arriva sul dritto parte la mazzata. E forse per via di quegli astri allineati il terribile dritto di Jo, a uscire ma anche incrociato, tirato piattissimo soprattutto da sinistra verso destra – “a uscire” appunto – chiudeva la sua corsa negli ultimi centimetri di campo, dopo essere passato a pochi millimetri dal nastro. Sopra il nastro, naturalmente.
La sorpresa era l’australiano. Nick capiva l’antifona e raccoglieva tutto il suo talento sia per non sbroccare a ogni dritto o servizio del francese, sia per cercare con il lanternino le poche occasioni che un partita così poteva dargli. Nick si preoccupava di mettere in sicurezza il servizio, rendendolo intrattabile dall’avversario per via di mille variazioni degne del Federer dei tempi belli e alla risposta aspettava che smettesse di grandinare. Solo che non finiva mai: alla fine del terzo set Tsonga serviva cinque ace su sei turni di servizio, ma il sesto permetteva a Nick di andare avanti di un minibreak grazie ad un perfetto passante di rovescio. L’australiano, forse rilassatosi, cedeva immediatamente il vantaggio con un brutto dritto ma al primo set point, sul servizio di Tsonga, riusciva a rispondere in maniera perfetta, mettendo ancora la testa avanti.
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Mai far arrabbiare Tsonga. Mai.
Il quarto set incredibilmente diventava ancora più bello, e avrebbe meritato un arbitro migliore di questo Jake Garner, che non trovava di meglio che ammonire Tsonga in cerca di un pretesto per sfogarsi: «Portatemelo giù che gli spacco il culo», ha urlato al cambio campo riferendosi a uno spettatore che gli stava dando noia. Il francese stava giocando la sua partita migliore negli ultimi anni ed era sotto nel punteggio senza aver demeritato, l’arbitro deve averlo preso alla lettera ma il minimo era lasciarlo andare a qualche urlo di frustrazione, invece di accanirsi. Fortunatamente la serata di Jo era di quelle magiche, Tsonga ancora una volta evitava di andare sotto di un break e poi ridiventava inavvicinabile. Nick, nel frattempo, sembrava però diventato di nuovo il fuoriclasse che attendevamo come il messia: non concedeva troppe possibilità alla battuta e al tiebreak risaliva da un 2-5 “pesante” giocando un passante millimetrico che finiva tra le gambe di Jo. Il bello è che Tsonga era riuscito a portarsi avanti praticamente piegando col dritto le braccia dell’australiano, che come se niente fosse ha reagito col filotto di cinque punti di fila che gli ha fatto vincere il match.
È stata una partita davvero splendida ed entusiasmante, come forse anche la disordinata cronaca avrà trasmesso a chi non ha avuto la fortuna di vederla. Abbiamo spesso parlato in questi ultimi mesi di una crisi terribile attraversata dal tennis internazionale, ancora agrappato alle gesta, sempre più stanche, di Federer e Nadal. Kyrgios magari non sarà mai come loro ma la reincarnazione è avvenuta da tempo: lo spirito del gioco adesso è dentro di lui.