Abbiamo problemi con la gente.
Tre anni fa era Borna Coric il ragazzino che aveva gli occhi su di sé. Certo, non quanto Zverev quest’anno, ma del resto il croato, non ancora diciottenne, partecipava per la prima volta ad uno Slam. Borna vinse al primo turno contro Lukas Rosol, 6-4 6-1 6-2 e i più originali non esitarono nel titolare “Borna to run”, “Borna to be a star” e così via. Forse l’entusiasmo per una vittoria di quel tipo oggi può sembrare eccessivo, ma tre anni fa i giovani avevano molto meno spazio, almeno nell’agenda quotidiana di chi si occupa di tennis. Erano altri tempi: Djokovic, Federer e Nadal giocavano ancora quasi tutte le finali più importanti, Murray si stava pian piano riprendendo dai malanni dell’anno precedente mentre Raonic e Dimitrov cominciavano pian piano a farsi largo tra i più forti. Il 2014 fu l’anno in cui si cominciò a pensare che forse le cose stavano davvero cambiando. Alla fine, quegli US Open furono vinti da Cilic in finale su Nishikori nell’anno in cui Wawrinka cominciò a vincere gli Slam. Si diceva che il ricambio, anche se non era quello che ci aspettavamo, era finalmente arrivato. Il 2015 e il 2016, per non parlare di questo disgraziato 2017, hanno detto il contrario. E pure il destino di Coric non andò come si pensava: finì l’anno con dei buoni risultati nei Challenger e soprattutto con la semifinale di Basilea, torneo nel quale batté perfino un top 10, l’incerottato Rafael Nadal che di lì a poco deciderà di chiudere in anticipo la stagione.
Da quegli US Open Coric ha fatto parlare di sé al massimo per qualche ora, come quando batté Murray da lucky loser a Dubai nel 2015, oppure quando si ripeté contro Nadal, a Cincinnati lo scorso anno, vincendo con un punteggio netto. Quella contro Zverev è la sua sesta vittoria contro un top 10: non male per un tennista che fino ad ora non è mai andato oltre la trentatreesima posizione nel ranking e che negli Slam, finora, ha vinto appena 8 partite in 13 partecipazioni. Pur essendo arrivato prima degli altri, Coric ci ha messo a poco ad essere scavalcato nelle gerarchie: poco prima della sua prima vittoria in un Major avevano già fatto parlare di sé sia Kyrgios, di un anno più grande, che Zverev, che è invece più giovane di uno. Nei mesi successivi sono arrivati i Kokkinakis e i Khachanov, i Rublev e i Tiafoe, i Chung e i Ruud, gli Shapovalov e gli Tsitsipas: tutti tennisti che hanno fatto passare di moda Borna Coric, sebbene lui sia ancora formalmente un Next Gen, visto che è soltanto un classe 1996. Ma se c’è una cosa che si perdona meno del successo, è il non avere successo, e Coric negli ultimi tre anni di successo non ne ha avuto così tanto come ci si aspettava.
L’essere passato di moda ha avuto un risvolto positivo: oggi Borna Coric è un tennista già maturo, passato per un discreto numero di sconfitte che l’hanno già abituato a non prendersela male quando le cose non vanno per il verso giusto. Una cosa che Alexander Zverev deve ancora imparare, anche se ha già vinto due Masters 1000 e negli Slam è arrivato molto in alto solo nelle graduatorie dei favoriti pre tornei. Per il terzo Slam di fila Zverev era considerato un potenziale vincitore e per la terza volta il tedesco ha deluso chi aveva puntato su di lui, perdendo prima dei quarti di finale. Ma va anche ricordato che si parla di un ragazzo di vent’anni, mortale come tutti gli altri, ancora inesperto nel risolvere problemi. E ieri Coric ne ha causati parecchi, di problemi, giocando con coraggio e imprevedibilità, qualcosa a cui il croato non ci aveva abituati.
Se a potenza vince Zverev, ieri Coric ha surclassato il suo avversario nel saper prendere le decisioni giuste al momento giusto. Ha indovinato praticamente sempre le discese a rete, 35 in tutto, 3 in più di Zverev: uno scarto che può sembrare minimo, ma che è invece enorme se si considerano i due tipi di tennis proposti. Per di più, Coric non ha praticamente sbagliato mai quando è andato avanti, vincendo 28 punti su 35. Due di questi sono arrivati in un momento decisivo della partita, l’undicesimo game del quarto set. Coric si è trovato sotto 0-40 dopo uno spettacolare rovescio lungolinea di Zverev, uno dei pochissimi giocati da Sascha, ma è riuscito a cavarsela con due coraggiose discese a rete. Prima ha trovato una difficile volée di rovescio, poi nel punto successivo ha trovato un vincente di dritto che ha preso un pezzettino di riga, giocato dopo un’altra discesa a rete che Zverev era riuscito a rintuzzare.
Coric ha perso il servizio solo una volta, come Zverev del resto, ma ha sofferto molto di più del tedesco nel terzo e nel quarto. Dopo aver perso il primo per 6-3 e vinto il secondo 7-5, dalla metà del terzo set Coric si è trovato a rincorrere per gran parte dei suoi turni di servizio. Sette palla break nel terzo set, tutte annullate, quattro nell’ultimo set, tre delle quali consecutive. Ma Coric non ha mai tremato: «Ha giocato benissimo sui break point, forse ha avuto un po’ di fortuna dalla sua parte. Ha preso qualche riga, un paio di nastri, cose così». Ma la fortuna di Coric è figlia dell’audacia, una qualità che gli è mancata spesso.
Zverev ha espresso la sua frustrazione in ogni modo possibile, incolpando la sfortuna, imbastendo polemiche senza motivo, prendendosola insomma con tutto ciò che non fosse il vero responsabile, cioè lui stesso. Il tedesco ha molto da rimproverarsi perché Coric ha annullato parecchie palle break al termine di scambi da 25-30 colpi, una specialità in cui evidentemente il tedesco crede di sentirsi molto a suo agio. Peccato che ieri avesse di fronte qualcuno che quegli scambi li gioca regolarmente, non solo quando il punto è troppo delicato per prendersi un rischio. A quel punto, appianato il gap tecnico, era chiaro che avrebbe vinto la partita chi avrebbe saputo fare la cosa giusta. E in questa specialità Coric ha vinto in maniera molto più netta di quanto dice il risultato.
Chissà se la carriera di Borna Coric cambierà davvero, o se quella di ieri è stata solo un’altra giornata speciale. Vinta la partita dopo un tie-break perfetto, forse ancora più impressionante di quello che ha chiuso il terzo set, il croato ha lasciato andare la racchetta, ha stretto velocemente la mano di un avversario evidentemente infastidito per la sconfitta e non è sembrato nemmeno troppo sorpreso per questa vittoria. Ma a differenza del suo avversario non pensa troppo al futuro prossimo, con un tabellone che sembra davvero favorevole: «Ho vinto delle buone partite quest’anno e ho avuto delle brutte sconfitte. Per cui devo pensare partita per partita. Gioco contro Anderson, giusto? Ci ho perso due volte, mi pare. Per cui sarà un match estremamente difficile». Anche da questo punto di vista, sembra stia facendo la cosa giusta.