Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in playlist on 28 Agosto 2017 8 min read
(notte fra martedì e mercoledì verso le 3, Arthur Ashe)
Il tabellone di Roger Federer, almeno in via teorica, non è dei più semplici. Lo svizzero avrà un esordio non banale contro Frances Tiafoe, affrontato a Miami pochi mesi fa e battuto 7-6 6-3. Il classe 1998 ha fatto parlare di sé a Cincinnati, quando ha battuto in tre set Alexander Zverev, e ha fatto dei notevoli passi in avanti negli ultimi mesi. Non si può però ignorare il fatto che i grossi dei suoi punti ATP arrivano dai Challenger. Negli Slam ha vinto due partite in tutta la sua breve carriera, contro Kukhushkin a Melbourne a gennaio e qualche settimana fa contro Robin Haase a Wimbledon. In entrambi i casi perse contro Sascha Zverev al turno successivo. Stavolta gli è capitato Federer, che forse non è al 100% e magari si distrae. Magari.
(mercoledì non prima dell’1, Arthur Ashe)
È di gran lunga il big match del primo turno, maschi compresi, del resto si affrontano la numero 2 del mondo, in corsa per l’ennesima volta per la prima posizione mondiale, e una tennista che ha vinto 5 Slam. Si sono affrontate nella finale del Roland Garros 2014: vinse Sharapova, che del resto non ha mai perso in carriera contro Simona, 6 vittorie a 0. Stavolta le cose potrebbero andare diversamente, visto che Sharapova sta faticando molto per tornare ad una condizione decente. Halep ha una buona chance di tornare al numero 1, ma le numerose chance avute e gli altrettanti fallimenti avvenuti nelle ultime settimane potrebbero pesare parecchio su una psiche evidentemente più fragile di quanto si possa pensare.
(lunedì verso le 19, campo 11)
A causa dei tanti ritiri, Tsogna è addirittura l’ottava testa di serie ed essendo finito nella parte di tabellone occupata da Cilic e Pouille, entrambi in un periodo poco brillante, qualcuno ha sussurrato che potremmo trovare il francese in semifinale, l’unica che manca alla collezione Slam di Jo. Ma Tsonga sta avendo un anno balordo a dir poco. Ha vinto tre tornei, vero, ma tutti di categoria ATP 250. Negli Slam ha fatto benino agli Australian Open (quarti di finale battendo Sock ed Evans, perse però nettamente contro Wawrinka), male al Roland Garros (primo turno) e malino a Wimbledon (perse al quinto contro Querrey al terzo turno). Totale: 6 partite vinte, 3 perse. Nei Masters 1000 ha fatto ancora peggio, vincendo appena una partita su cinque e perdendo contro avversari discreti ma comunque alla portata (Fognini a Indian Wells, Mannarino a Miami, Ferrer a Madrid per walkover, Querrey a Montréal e Karlovic a Cincinnati). La sensazione è che gli serva un percorso agevole per ritrovare un po’ di fiducia. Il sorteggio gli ha riservato Marius Copil, che abbiamo indicato come mina vagante, ma che in realtà negli Slam ha pochissima esperienza. Potrebbe essere un match molto divertente, specie se Tsonga si concederà qualche distrazione.
(lunedì verso le 22, Louis Armstrong)
Non tanto per amor patrio, ma perché si affrontano due tenniste di ottimo livello. Una ha giocato una finale Slam nemmeno due anni fa, l’altra raggiunse a sorpresa una semifinale nel 2013, appena ventenne, ma da allora ha avuto vari problemi fisici e fino a qualche settimana fa era fuori dalle prime 1000 del mondo (non ci è scappato uno zero). Sloane Stephens è la potenziale sorpresa del torneo, le semifinali di Montréal e Cincinnati l’hanno già fatta tornare tra le prime 100 del mondo ma non ha un tabellone agevole, anzi: ha evitato la testa di serie al primo turno, vero, ma dopo Vinci troverebbe forse Cibulkova, poi forse Konjuh al terzo turno e Konta agli ottavi, prima di un quarto teorico contro Simona Halep. Insomma, poteva andare meglio.
(lunedì non prima delle 19, Louis Armstrong)
Isner è la decima testa di serie e arriva a giocare il suo Slam preferito (22 partite vinte, l’unico in cui è arrivato ai quarti) dopo la semifinale di Cincinnati, persa contro un ottimo Dimitrov. Il tabellone non è proprio il massimo e non si può ignorare che John ha raggiunto i quarti di finale di uno Slam solo una volta, peraltro sei anni fa. Dopo un primo turno molto interessante contro Pierre-Hugues Herbert, tennista dal gioco fragile e fantasioso, gli toccherà poi Chung (o Zeballos) e poi Mischa Zverev, che però a New York ha vinto una sola partita in carriera, occhio quindi a Paire, che avrebbe dovuto affrontare Kohlschreiber in un match molto interessante, ma con il ritiro di Murray si troverà di fronte il lucky loser Luckas Lacko, una manna per i feticisti dell’alliterazione. Prima però c’è lo scoglio Herbert, a dire il vero ormai diventato un doppista prestato al singolare, ma comunque capace di battere quest’anno avversari tosti come Feliciano Lopez, Dominic Thiem e Lucas Pouille.
(lunedì alle 17, Louis Armstrong)
Il ritorno a singhiozzo di Kvitova era più che prevedibile, perciò la ceca arriva a New York senza troppe aspettative: dopo la bella vittoria a Birmingham, Petra ha faticato parecchio, vincendo 5 partite e perdendone altrettante. Il sorteggio le ha riservato un match affascinante contro Jelena Jankovic, che due anni fa a Wimbledon la batté in un match bellissimo, probabilmente l’ultima grande partita vinta dalla serba. Jankovic è ormai considerata una tennista di secondo piano e ormai la sua assenza tra le teste di serie non fa più notizia, ma gli US Open sono l’unico Slam in cui è arrivata in finale. È anche vero che è in un momento di crisi da cui non sembra più in grado di riprendersi: quest’anno ha vinto 6 partite e ne ha perse 18; inoltre non vince due partite di fila dagli Australian Open.
(lunedì verso le 22, campo 10)
A patto che Tomic abbia voglia di giocare, si capisce. L’avversario è di quelli non banali, ma è anche di quelli che ti fanno impazzire, quindi chi lo sa. In pochi se lo ricordano, ma nel 2008 Müller raggiunse i quarti di finale agli US Open battendo Haas, Almagro e Davydenko. Si sono già affrontati 5 volte in carriera: 4 volte ha vinto Müller, 3 su 3 sul cemento e quindi, visti i tempi che corrono, Tomic è lo sfavorito. Ma come detto, con lui non si può sapere, e se non altro è uno di quei tennisti che tutti finiscono per vedere, che sia per le sue magie o per le sue scenate. Incrociamo le dita.
(martedì alle 17, campo 11)
Per gli appassionati di tennis femminile, Niculescu è una giocatrice di culto, una di quelle tenniste dal gioco unico e inimitabile. È un tennis poco vincente, ovviamente, ma estremamente spettacolare e negli ultimi tempi la tennista romena si è levata parecchie soddisfazioni. Lo scorso ottobre ha vinto il torneo di Lussemburgo battendo Flipkens, Schiavone, Wozniacki, Bertens e Kvitova e anche se quest’anno i risultati sono più deludenti (dopo la finale di Hobart di inizio anno ha perso 14 partite su 18, tra cui una striscia di 7 di fila tra Indian Wells ed Eastbourne) il suo nome va sempre tenuto d’occhi nei primi turni. Il match con Kristina Mladenovic ha un coefficiente di spettacolarità parecchio alto, anche perché Niculescu ha vinto entrambi i precedenti in maniera netta. L’ultimo risale a due anni fa, però, e da allora la francese ha fatto parecchi passi in avanti.
(mercoledì verso le 3, campo 8)
Al povero cervello di Thomaz Bellucci hanno perfino dedicato un profilo su Twitter per beffarsi delle scelte spesso incomprensibili che questo tennista compie sul campo. A volte le decisioni di Bellucci sono soltanto figlie di una sanissima mancanza di coraggio, a volte sono talmente scellerate da sfiorare quasi il geniale. Dustin Brown ha il tennis perfetto per far sbroccare il povero brasiliano, che qualche settimana fa ci ha perso 6-4 6-3 su una superficie che lo avrebbe dovuto favorite, la terra battuta di Båstad. Ma se con Bellucci non si può mai sapere, non è che con Brown si vada sul sicuro. Noi speriamo nei cinque set, ed è davvero un peccato che ci sia quel maledetto tie-break.
(martedì non prima delle 19, Arthur Ashe)
C’è odore di Upset Alert lontano un miglio: Naomi Osaka, con il suo tennis che non conosce mezze misure, ha tutte le carte in regola per battere Angelique Kerber nel primo turno degli US Open. Osaka, clase 1997, è in un ottimo momento di forma e i suoi risultati recenti confermano che la giapponese sta trovando la quadratura giusta per far funzionare un tennis ad alto tasso di rischio. Insomma, alla campionessa uscente del torneo, alla disperata ricerca di fiducia, difficilmente poteva capitare un’avversaria peggiore: giovane, potente e sfavorita. In bocca al lupo.