Abbiamo problemi con la gente.
Eppure Federer non ha sempre vinto nel primo trimestre del 2017. Allo svizzero non sono bastati tre match point, due sul proprio servizio, servire sul 5-4 del terzo set, andare 5-1 nel tiebreak decisivo per avere ragione del suo avversario di una sera. Non era il Djokovic del 2011 né il Nadal dellla primavera-estate 2008, o il Murray di fine 2016. E neanche Sampras, McEnroe, Borg. È bastato il figlio di una famiglia di business man (e woman) per compiere quest’impresa che nell’anno di grazia 2017 sembra preclusa a vecchi e futuri top 10.
È bastato insomma Евгений Евгеньевич Донской (vabbè, diciamo Evgeny Evgenyevich Donskoy), nato a Mosca il 9 maggio del 1990. Per quanto il suo mentore pare sia stato Safin, l’idolo di gioventù per lui era Kafelnikov, talentuoso certo, ma non proprio McEnroe o, absit iniura verbis, Dolgopolov. Evgeny – sì, meglio – è numero 103 del mondo, best ranking numero 65, raggiunto dopo il primo Wimbledon vinto da Murray, anche se lui aveva avuto giusto il tempo di perdere contro Isner, prima di volare in Slovenia, a Portoroz, e sarebbe sin troppo facile definirlo per sottrazione.
Non è un grande campione, non è un estroso, non fa palpitare le folle. Donskoy non arriva neanche a giocare contro i top 10, per dire. Fino al 2013 i top 20 li aveva visti solo in tv, forse non era neanche arrivato ad incrociarli in qualche spogliatorio. Il primo è stato Nishikori, in Australia, quando il giapponese era numero 10. Sconfitta in tre set dopo un tie-break. Già il tie-break. Il secondo è stato Tommy Haas, numero 18 ai tempi, a Memphis. Sconfitta in due set e dopo un tie-break perso. Il primo set lo vince contro un top 3, addirittura un fab.
E chi mai poteva essere se non il generosissimo Andy Murray? Donskoy a Indian Wells vince il primo set per 7-5 per poi cedere il passo. A Wimbledon Isner è numero 21, e sono due tie-break a risolvere la situazione, dopo un primo set buttato via. Tocca quindi a Gasquet, a Mosca, Donskoy vince il secondo set ma perde gli altri due. Negli anni successivi appena un paio di incontri con Cilic e uno con Raonic, ovviamente tutti persi.
Anche Donskoy fa i weekend romantici a Praga, proprio come te.
Nient’altro fino al primo marzo 2017, quando sul centrale di Dubai a sfidare il 27enne moscovita arriva addirittura sua maestà in persona, il tennis, la mano destra del signore, il vincitore dell’ultimo Slam e conquistatore di tutte le terre conosciute, quello lì insomma, Roger qualche cosa, che aveva già battuto Benoit Paire. Federer ci sta un quarto d’ora ad arrivare 5-1 ma quando va a servire per il primo set perde il servizio. Poco male perché lo svizzero chiude sul 6-3. Ma nel secondo set, se ci credete, Donskoy al servizio concede la miseria di tre punti. Federer si rifugia nel tie-break e riesce a portarsi sul 6-4. Due match point. Sul primo Federer mette anche una prima palla profonda ma torna indietro un siluro di dritto impossibile da controllare. Sul 6-5 tocca a Donskoy servire, ed è sufficiente tenere lo scambio un po’ sostenuto per andare sul 6 pari. Si cambia campo e sembra di nuovo finita. Federer aggredisce di dritto e Donskoy, come in fondo è logico che sia, non controlla la profondità del proprio. Ancora una prima ma stavolta il dritto dello russo finisce nell’ultimo centimentro di riga, cosa che fa infuriare lo svizzero, chissà perché, che mette larghissimo il suo colpo e poi si avventura in un insensato S&V che neanche uno fuori dai primi cento può subire. Terzo set e Federer che solo al sesto game riesce finalmente a giocare: break e servizio tenuto a zero.
Ognuno ha le sue debolezze, suvvia.
Finita? Federer va a servire per il match, arriva da un parziale di 12-1 sul servizio ma un po’ viene aggredito dalla risposta di dritto, un po’ sparacchia il rovescio, per un giorno poco migliorato, sta di fatto che si va sul 5-4. Non solo, ma Donskoy vince anche i due game successivi ed è lui che va a servire per il match sul 6-5. Probabilmente non ci crede neanche lui oppure Federer si ricorda di essere Federer, fatto sta che il russo fa un solo punto dei successivi 10 e si ritrova indietro 5-1 nel tiebreak. Cambiano campo e Federer non fa più un punto. Neanche uno. Dall’1-5 si va sul 7-5 con Donskoy che si produce in prime vincenti, passanti strettissimi e dritti violentissimi. Il russo tiene anche sul rovescio e insomma alla fine vince. Vince i suoi primi tie-break, cosa mai fatta e lo fa contro uno che tornerà a perdere un tie-break sono nella semifinale di Miami, dopo averne vinti sette di fila.
#personoftheyear 2017: chi se non lui? pic.twitter.com/8n9fazGF4e
— Tennispotting (@tennispotting) April 5, 2017
La storia di Evgeny non è troppo cambiata, si inventa le sere e non ha certo partorito un figlio. Sconfitto da Pouille, ovviamente al tie-break decisivo, nel turno successivo, Evegeny è volato a Zhuhai per il solito Challenger. Ma uno che aveva battuto Federer poteva giusto perdere il primo tie-break, per poi vincere il torneo senza perdere un set. E mentre Federer vinceva Indian Wells, a Shenzhen Donskoy arrivava ai quarti di finale. Chissà se Nadal gli ha telefonato.