Abbiamo problemi con la gente.
Servizio al centro e dritto da metà campo. Quanti ne ha tirati, di colpi così, Roger Federer? Il dritto sul secondo match point, quello che ha chiuso la finale che ha sconquassato tutti i luoghi comuni che ancora resistevano su questo campione, Federer deve averlo colpito ad occhi chiusi. Ha quasi rischiato di sbagliarlo, naturalmente, e da come ha esultato quando il Falco ha dato torto a Rafael Nadal, sembrava quasi che sapesse di averlo sbagliato. Non se lo aspettava lui, come non se lo aspettava Nadal e come se lo aspettavano in pochi tra quelli che stavano vedendo la partita. E dire che questa partita poteva essere nient’altro che un terzo turno.
Abbiamo visto un numero sufficiente di quinti set tra Federer e Nadal per capire come sarebbe andata: Federer sempre più in difficoltà fisica per ribaltare il punteggio, Nadal sempre più solido da fondo campo per poter perdere il vantaggio. Ma le sicurezze di Rafa, lungo tutto il corso del torneo, non sono state più granitiche di quel dritto che anche oggi si è visto splendere solo a tratti. E Federer, in un impronosticabile momento di lucidità, con tre ore sulle gambe già pericolosamente indolenzite, dev’essersene accorto. È rimasto attaccato al suo rivale, non gli ha dato punti di riferimento, ha aspettato pazientemente l’occasione giusta per breakkare. Non ha perso la pazienza nemmeno nell’ottavo game, quando Nadal gli ha annullato tre palle break consecutive. E non l’ha persa nemmeno nel game successivo, quando è andato servire per il match e il rovescio, scintillante come non l’avevamo mai visto, ha ricominciato a incepparsi.
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Ci aveva avvisato.
Se avesse senso dirlo, si potrebbe scrivere che il quinto set della finale degli Australian Open 2017 è stato una lunga serie di sliding doors. In verità, di sliding door ce n’è sempre una e Federer l’ha imboccata sùbito, a inizio match, quella porta. Ha preso di sorpresa Nadal giocando risposte molto aggressive col rovescio, è andato a rete con intelligenza, ha saputo disorientare il suo avversario con scelte oculate. Al resto, poi, ci avrebbe pensato quel mix di talento e improvvisazione che rende ogni partita di Federer così speciale. Ha giocato un terzo set al limite della perfezione e poi, come in tanti temevano e altrettanti speravano, la luce si è spenta. All’improvviso, come tante altre volte, Federer ha cominciato a sbagliare colpi difficili, ma che prima gli riuscivano con quella disinvoltura che solo a lui appartiene. Ha subìto il break nel quinto set in maniera ovvia, arrancando sulla diagonale del rovescio, e poi, forse per una volta spazientito, ha lasciato partire il dritto in direzione corridoio. Vincila tu, io non ci sto più.
Quello che è successo dopo non è forse paragonabile a quello che gli riuscì nel quarto set della finale di Wimbledon 2014, un lungo momento Federer che è ancora difficile da spiegare per come si sono messe le cose, ma se consideriamo le variabili – la lontanza dai campi, l’avversario, le condizioni fisiche, il momento del match – è qualcosa che ci va di vicino. E pure Federer, che è solito minimizzare le sue imprese, tanto è orgoglioso di sé, l’ha detto: «Non riesco a paragonare questa vittoria a nessun altra, solo al Roland Garros 2009». E una volta tanto, viene quasi da credergli quando dice che i numeri e i record non sono così importanti. Federer ha vinto un torneo a cui qualche mese fa, non era nemmeno così sicuro di partecipare. Ci è arrivato da testa di serie numero 17 e prima del sorteggio avevano notato che al terzo turno avrebbe potuto affrontare Nadal, testa di serie numero 9. Non è andata così, e chissà cosa sarebbe successo se invece di Berdych e Zverev, quei due si fossero trovati di fronte in un match che valeva 180 punti, non 2000.
Il destino ha deciso che un altro Federer-Nadal, se proprio doveva accadere, non sarebbe potuto avvenire in un terzo turno qualsiasi. Si sono invece sfidati in finale dopo un torneo duro, visto che entrambi hanno giocato per due volte al quinto set contro degli avversari più giovani che ad un certo punto sembravano aver preso in mano il match. Ma questi Australian Open sono stati lo Slam dell’esperienza e così sia Federer che Nadal sono riusciti a trovare il modo di tirarsi fuori dai guai, senza giocare meglio, ma vincendo i punti che contavano. Federer c’è riuscito anche in finale, quando sembrava ormai in debito d’ossigeno. Nel quinto game del quarto set, Nadal ha vinto il punto della partita, quello del 3-1, dopo che Federer aveva comandato il gioco e vinto, quasi vinto, lo scambio con l’ennesimo spettacolare rovescio incrociato. Nadal ha risposto a quel rovescio con un velenosissimo dritto liftato in recupero, un colpo lento ma che ha lasciato fermo, sorpreso, perfino il re degli hot shot. È stato un “momento Nadal”, un colpo che ti fa esclamare “Ma come l’ha fatto?” e che nella testa dell’avversario pesa molto più di quanto lo faccia sul punteggio.
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— doublefault28 (@doublefault28) January 29, 2017
Impensabile.
Eppure Federer, dopo aver perso il quarto set e essere andato sotto 3-1, non si è demoralizzato. Anzi, ha vinto l’altro scambio della partita, quello di cui parleranno tutti a lungo, sul 4-3 40-40, quando Nadal gli aveva già annullato tre palle break. Un punto lunghissimo, 26 colpi, giocati ad un’intensità che raramente si è vista durante la finale e nel quale Federer ha giocato un paio di colpi in controbalzo, dritto finale compreso, che non riescono proprio a tutti. Alla fine non è mancato il dramma, naturalmente, e non poteva finire in altro modo: le palle break, un doppio fallo sfiorato, il dritto che esce, quello dopo che prende un pezzetto di riga e Occhio di Falco. Tutto questo poteva essere un terzo turno con in palio 180 punti, e invece è stata la finale dello Slam più emozionante degli ultimi anni.
L’Australian Open 2017 è stato lo Slam in cui Federer ha alzato di nuovo il livello di difficoltà, battendo quattro top 10, tre dei quali al quinto set, dopo sei mesi di assenza. È stato lo Slam in cui gli organizzatori hanno deciso di aprire le porte del secondo stadio, per permettere a quelli che non avevano il biglietto di tributare una giusta ovazione al vincitore. Ma soprattutto è stato lo Slam che ha cambiato ancora una volta la percezione che abbiamo di Roger Federer, un tennista che, come nessun altro prima di lui, è riuscito a cambiare pelle nel corso degli anni. La partita contro Nadal era un all in: chi vince, vince tutto. Nel corso della loro rivalità, lo svizzero ha perso molti di questi match. Ma ha vinto il più recente, il più inaspettato, il più imprevedibile. E così, il tennista che più ha cambiato la storia del tennis, è riuscito anche nell’impresa che ormai sembrava persa per sempre: cambiare la storia della sua relazione con Rafael Nadal, del complesso irrisolto, dei match point di Roma 2006, del 6-3 6-0 6-1, del 9-7 al quinto, del “God it’s killing me”. Ci ha fregato di nuovo.