Abbiamo problemi con la gente.
By Claudio Giuliani & Daniele Vallotto Posted in monografie on 19 Marzo 2016 7 min read
2007: perde con Guillermo Cañas al tie-break del terzo set.
2008: perde con Roddick.
2009: perde con Djokovic e spacca la racchetta dopo l’ennesimo dritto in rete.
2010: perde con match point a favore contro Berdych.
2011: vince cinque game in semifinale contro Nadal.
2012: perde di nuovo con Roddick.
2013: salta il torneo.
2014: perde con Nishikori al terzo set.
2015: salta il torneo.
Dopo le vittorie nel 2005 (contro Nadal, che lo aveva battuto l’anno precedente nel primo dei loro 34 incontri) e nel 2006, i risultati di Federer nel torneo di Miami sono stati sempre piuttosto deludenti e li ricordiamo per circostanze particolari, come le sconfitte contro la sua vittima preferita, Roddick, o per il match point non convertito contro Berdych. A Roger quel cemento appiccicoso non piace proprio e le condizioni climatiche della Florida rendono questo torneo il più ostico tra i Master 1000 (ed infatti è quello in cui non gioca la finale da più tempo). Per questo motivo in tempi recenti, quando ha potuto farlo, Federer non si è presentato a Miami, anche perché non c’è più l’IMG a fare da minimo comune denominatore tra lui e il torneo (l’azienda che rappresentava Federer fino al 2013 è proprietaria del Miami Open dal 1999). Il 2016 non doveva fare eccezione, visto che a dicembre Federer aveva comunicato che non avrebbe giocato tornei tra Indian Wells e il Roland Garros. Le cose sono andate in maniera un po’ diversa: Federer si è infortunato al menisco e il 3 febbraio ha dovuto subire un intervento chirurgico in artroscopia, ha saltato gli amati tornei di Dubai e Indian Wells e quindi, per non arrivare scarico al momento decisivo della sua stagione, ha modificato sensibilmente il suo programma.
Il torneo di Miami ogni anno fa discutere per i soliti motivi: l’area troppo piccola dell’impianto, per esempio, che è sempre al centro di continue e noiose lotte fra organizzatori del torneo e la città di Miami; e poi il fatto che i più forti giocatori del mondo snobbino il torneo dopo essere stati coccolati nel deserto della California da Larry Ellison a Indian Wells. Se Miami era il torneo preferito dai tennisti, almeno fino al 2008, oggi Indian Wells è nettamente più avanti nelle preferenze di chi ci gioca e di chi lo guarda. Ma quest’anno, per la prima volta da anni, sarà Miami ad attirare più attenzioni e il merito è tutto di Roger Federer.
Utilizzando i geroglifici moderni, le emoticons, Roger Federer ha annunciato su Twitter che giocherà a Miami, anticipando il rientro dall’infortunio al ginocchio rispetto a quanto preventivato, e cioè a Montecarlo, sulla terra rossa europea. È curioso notare come nella programmazione del 2016, comunicata a fine 2015, Federer non avesse incluso né Miami né Montecarlo. Ora è costretto a giocarli entrambi, anche se la decisione definitiva per il torneo monegasco verrà presa più avanti, anche alla luce di quello che succederà in Florida. Željko Franulović, il direttore del Montecarlo Rolex Masters, ha confermato che Federer è iscritto al torneo ma ha anche aggiunto: «Non ha un programma fisso come gli altri tennisti, può sempre aggiungere o togliere. Certo, non credo abbia molto senso giocare un solo torneo sulla terra battuta prima del Roland Garros».
https://twitter.com/rogerfederer/status/710467356343078912
He’s back
Immaginate la gioia degli organizzatori del Miami Open, coloro che hanno bisogno dei nomi grossi per battere cassa agli sponsor, pena il declassamento del torneo agli occhi degli appassionati. Perché un torneo è tale solo se ci sono i migliori. E Federer vale più dei migliori. Pensate al torneo di Rotterdam, che è un ATP 500 e aveva in lista di partecipazione proprio Federer. Quando Roger ha comunicato l’infortunio e quindi la rinuncia al torneo, gli organizzatori sono andati nel panico cercando di portare una star dello stesso livello a giocare in Olanda. Hanno offerto soldi ai migliori ma tutti hanno declinato. Alla fine il torneo che Federer avrebbe dovuto vincere senza perdere un set è stato vinto da Klizan. Non è la stessa cosa (pur essendo Klizan uno dei tennisti più imprevedibili e divertenti del circuito, eh).
È l’effetto Federer, il giocatore che fa sbigliettare i botteghini, quello che fa vendere i diritti televisivi per tutta la settimana e che raduna sempre più gente davanti o sugli spalti quando gioca, perché la fine della carriera è sempre più vicina e allora non c’è voléè o smorzata da perdere se viene giocata da Lui. Mentre il torneo di Indian Wells prosegue, con qualche big perso per strada e un vincitore probabile, il solito, fa più notizia il rientro di Federer che la sconfitta di Murray al terzo turno, con i click, i commenti, i retweet e i like che si susseguono quasi compulsivamente. E a noi, a Federer, a tutti, va bene così perché potremo seguire le fasi finali di Indian Wells sapendo che, quest’anno, Miami sarà più interessante del solito perché avrà un valore aggiunto. E poi perché Federer vs Djokovic è, molto semplicemente, la sfida migliore che il tennis può offrire oggi, in attesa degli Zverev e dei Raonic.
Roger Federer just did a shot of tequila on #Oscars red carpet. pic.twitter.com/TcYuKMraSN
— Bahman Kalbasi (@BahmanKalbasi) February 29, 2016
«Getting back to number one»
È la scelta migliore per Federer? Forse sì, perché l’infortunio non sembra così grave e Federer ha potuto allenarsi con calma in questo mese di stop forzato. Nessuno sa programmare meglio di lui e probabilmente la volontà di non perdere troppi punti per strada – dato che lunedì si troverà con 600 punti in meno, non avendo confermato la finale ad Indian Wells – lo ha convinto che il cemento di Miami, tutto sommato, non fosse così male. Ma non si può ignorare il fatto che per Federer gli infortuni siano avvenimenti piuttosto rari e che l’ultimo di questi, avvenuto nel 2013, gli abbia praticamente fatto perdere un’intera stagione, anche per alcune scelte che sembravano poco logiche all’inizio e che con il senno di poi si rivelarono esattamente per quel che sembravano: un errore. Certo, Miami non è Gstaad, ma il motivo per cui Federer non abbia voluto aspettare superfici più morbide per il suo ginocchio non è molto chiaro. Ma Federer, come detto, non può nemmeno aspettare troppo. Vada come vada, si saranno detti lui e Ljubicic. Mal che vada, ci abbronzeremo.
A Miami Federer sarà la testa di serie numero 3 e se il ginocchio non gli darà troppi problemi, lo svizzero può puntare a mettere qualche punto in cascina. Per ora è al numero 8 della Race e i primi due, specie il primo, lo stanno già staccando. Ormai la classifica non è più in cima ai suoi pensieri, ma Federer ha anche bisogno di non scendere troppo nel ranking per evitare sorteggi complicati nei tornei in cui ha più possibilità di vincere. Per questo Miami può apparire una scelta poco logica ma, a ben vedere, necessaria. Intanto il mondo del tennis si prepara a riabbracciarlo: torneranno gli hot shot, le ovazioni, gli interrogativi sulle sue condizioni alla prima smorfia (ma in realtà è perché ha appena sbagliato una volée piuttosto complicata) e naturalmente torneranno le emoticon. Sembra passato un anno dall’ultima volta che l’abbiamo visto giocare, ed invece sono passati neanche due mesi. Anche questo è l’effetto Federer.