Abbiamo problemi con la gente.
By Daniele Vallotto Posted in spotting on 12 Novembre 2016 8 min read
1. Chi sarà il numero 1 del mondo a fine torneo?
Cominciamo con l’aritmetica: Murray in classifica ha 405 punti, ma gli usciranno i 275 punti ottenuti lo scorso anno in Coppa Davis. I punti netti di vantaggio per il numero 1 a fine anno, quindi, sono 130. L’estrema vicinanza in classifica, quindi, ci permette di stabilire un paradigma: se Djokovic vince almeno una partita in meno di Murray, non diventa numero 1. A parità di vittorie, dipenderà invece dal turno in cui i due arriveranno. Se per esempio Murray vincerà il suo girone da imbattuto ma perderà in semifinale, mentre Djokovic perderà una partita e vincerà la sua semifinale, allora il serbo sarà sicuro di sorpassare lo scozzese, pur non vincendo il torneo. Ma ovviamente quello che si augurano tutti è che entrambi arrivino da imbattuti in finale e che si giochino il numero 1 ATP nell’ultima partita dell’anno.
Calcoli a parte, comunque, tutto sembra indicare che sarà Murray il numero 1 del mondo. Non tanto per il vantaggio, a dire il vero irrisorio, quanto per il basso livello che ha dimostrato Djokovic negli ultimi mesi. È anche vero che Djokovic non perde a Londra dal 2011, quando però arrivò fiaccato da una stagione giocata con un’intensità inedita per lui; ed è anche vero che agli US Open, grazie ad un tabellone favorevole, è riuscito ad arrivare in finale. Alle ATP Finals ha avuto parecchia fortuna nel sorteggio perché ha pescato tutti gli avversari più deboli delle tre coppie: Raonic non si sa come sta, Monfils è forse il più pericoloso dei tre ma è sempre meglio di Nishikori e Thiem sembra ancora più a corto di benzina del serbo. La statistica più evidente riguarda gli head-to-head, visto che contro i suoi avversari Djokovic non ha mai perso: 23 vittorie su 23 partite (13 con Monfils, 7 con Raonic, 3 con Thiem). Diverso il discorso per Murray: con Wawrinka ha perso 7 volte su 16, con Nishikori 2 volte su 9, con Cilic 3 volte su 14. Nishikori e Cilic hanno un bilancio piuttosto negativo, in effetti, eppure sono tra i tre tennisti capaci di sconfiggere Murray nella seconda parte di stagione. E non in partite irrilevanti: Cilic nella finale di Cincinnati, Nishikori nei quarti degli US Open.
Il livello con cui sta giocando Murray, però, dovrebbe essere il principale indicatore da tenere in considerazione. Murray non perde dal match con del Potro in Coppa Davis, poi ha vinto quattro tornei di fila, perdendo una manciata di set, più per distrazione che per altro. A Londra non è mai andato oltre la semifinale e nelle ultime due edizioni non ha nemmeno passato il round robin. Ma è davvero difficile ipotizzare uno scenario in cui Murray non alza il nono trofeo stagionale.
2. Quanto ci mancheranno Federer e Nadal?
È dal 2001 che almeno uno tra Federer e Nadal si qualificava al torneo di fine anno. Federer non è mai mancato dal 2002 in poi, raggiungendo dieci finali e vincendone sei. Nadal pure si è sempre qualificato dal 2005 in poi ma ha saltato cinque edizioni per infortunio, 2016 compreso. I due si sono affrontati cinque volte nel torneo di fine anno, una sola volta in finale. Ha vinto quattro volte Federer e una sola volta Nadal e i loro incontri al Masters non sono mai stati particolarmente spettacolari – eccezion fatta per la finale del 2010. Federer, su cemento indoor, ha dimostrato sempre una superiorità mai vista sulle altre superifici mentre Nadal, tranne rare eccezioni, non si è mai presentato al torneo di fine anno nelle condizioni migliori. Tuttavia, chi può dire che l’assenza di Federer e Nadal non peserà come un macigno? Basta farsi un giro sui social network e scorrere i commenti nelle pagine dell’ATP o in quelli dei poveretti che dovranno sostituirli. È tutta una litania su Federer e Nadal, Nadal e Federer, due nomi indissolubilmente legati, nella buona e nella cattiva sorte. Prepariamoci quindi agli striscioni dei tifosi nostalgici, a qualche sbuffo di noia durante i match di round robin, a quelli che si stava meglio quando si stava peggio. Era inevitabile e sapevamo che sarebbe successo: ma chi era davvero pronto per tutto ciò?
3. Chi arriverà in semifinale nel gruppo Lendl?
In condizioni normali, dovrebbero arrivarci Djokovic e Raonic, non solo per la classifica ma anche perché gli altri due tennisti. Monfils e Thiem, sono i due debuttanti. Ma più che gruppo Lendl, questo gruppo dovrebbe chiamarsi gruppo Paire o Gulbis, viste le incognite. Djokovic ha vinto sempre contro tutti i suoi rivali, ma avete visto come sta giocando? Il servizio di Raonic dovrebbe pur contare qualcosa, ma da Wimbledon in poi ha vinto 13 partite e ne ha perse 8 per via di un fisico scricchiolante (con avversari tipo Berankis, Harrison e Youzhny). Monfils potrebbe vincere il torneo, così come ritirarsi dopo mezza partita per un tuffo folle su una palla irraggiungibile. Thiem ha giocato qualsiasi torneo possibile e più che un maestro, sembra un allievo pronto a lasciare la top 10 in attesa di una programmazione da tennista maturo. Nemmeno i bookmaker sanno dove sbattere la testa: i quattro tennisti del girone McEnroe (Murray, Wawrinka Nishikori, Cilic) sono tra i primi cinque favoriti per la vittoria e l’unico intruso è ovviamente Djokovic. Poi al sesto posto c’è Raonic e a seguire Monfils e Thiem. In definitiva sembra dipendere tutto da Raonic: con il canadese in buone condizioni, il secondo posto sembra essere suo, altrimenti sarà bagarre di aritmetica con quoziente punti eccetera eccetera. Buon divertimento.
4. Ma che partite vedremo?
Siamo onesti: forse non arriveremo allo sconfortante livello delle Finals 2014, ma è molto probabile che assisteremo a match poco spettacolari. A dire il vero il sorteggio concede il beneficio di qualche dubbio, visto che l’evidente squilibrio dei due gruppi ha come conseguenza un’incertezza che potrebbe dar vita a qualche bella partita. Nel gruppo McEnroe, per esempio, Wawrinka-Nishikori (prevista per lunedì) potrebbe essere un match molto combattuto e diventare cruciale per la corsa al secondo posto. Stesso discorso per gli altri incroci con Cilic e, perché no, anche Murray-Wawrinka potrebbe essere piacevole. Non bisogna dimenticare che Wawrinka si è sempre qualificato alle semifinali nelle ultime tre edizioni e che a Londra il cemento è parecchio lento, perfetto per i colpi dello svizzero. Ma occorre che tutto vada per il meglio: se un paio di cose vanno storte – Wawrinka che si dimentica come si gioca o Nishikori che si rompe per l’ennesima volta, per dire – i round robin diventeranno una lenta agonia verso le semifinali. Stesso discorso nell’altro gruppo, quello dei sfavoriti: i tanti dubbi potrebbero anche significare equilibrio o incertezza, ma come in una partita di Shanghai (questo gioco, non il torneo) basta spostare un bastoncino per far crollare tutta l’incertezza.
5. È possibile un effetto Cibulkova?
Perché no? In fin dei conti, Murray non potrà mai essere un tiranno avido, Djokovic sembra soltanto in attesa di chiudere questa stagione e le prime alternative – Wawrinka e Nishikori – hanno dimostrato più volte di non essere affidabili. Il nome che è sulla bocca di tutti è quello di Marin Cilic. Dopo una prima parte di stagione piuttosto mediocre, il croato ha cambiato marcia in estate: titolo a Cincinnati e a Basilea, semifinale a Tokyo e semifinale a Bercy, condita con la prima vittoria in carriera contro Novak Djokovic. Cilic ci ha ormai abituato a questi exploit – l’anno scorso, per esempio, giocò male per tutta la stagione, poi agli US Open arrivò in semifinale – e una sua vittoria non è nemmeno così folle da ipotizzare. Ma chi potrebbe davvero sorprendere tutti è quella testa matta di Gaël Monfils: il francese si è qualificato senza troppo clamore, grazie ad una stagione molto costante. Ha vinto un titolo minore (Washington) ma ha anche raggiunto risultati prestigiosi negli altri tornei (finale a Montecarlo, semifinale a Toronto e New York) e a Bercy è arrivato con la qualificazione praticamente in tasca. Difficile decifrare Monfils, anzi è impossibile. E se si considera il suo record nella finali, viene quasi da sorridere a pensarlo con la coppa in mano tra una settimana. Ma è quasi finita la stagione, concedeteci un po’ di fantasia.
Correzione del 12 novembre 2016: una precedente versione dell’articolo riportava che Djokovic non sarebbe diventato numero 1 se avesse vinto il titolo con una sola vittoria nel round robin e avesse affrontato Murray in finale, con lo scozzese arrivato all’ultimo turno da imbattuto. In questo caso, infatti, Murray e Djokovic dovrebbero necessariamente affrontarsi in semifinale.