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Cantautore

Rieccomi qui, quanto è tempo è passato? Un secolo? Ah, solo 45 ore. Sembra ieri. Sono stanco, mi fa male la schiena, forse il ginocchio. Ci sono giorni in cui non ne puoi più. Fate presto a dire che sono bello, che sono imbattibile: sono vecchio. Ogni giorno di più. Forse non ho neanche tanta voglia. Proverò a vincere in qualche modo e non dite che a me non è concesso barare, sono un comune mortale, anche se non ci credete.

Eccomi in difficoltà, e siamo appena al quarto game. Palla break. Non ci è cascato, credevo si spostasse. Doppio fallo. Non posso farcela. La partita è lunga però. Peccato. Non sembra giornata, il rovescio non passa, i telecronisti direbbero “si è fermato sul nastro”. Come parlano male i telecronisti. Sì, questo è un colpo fortunato ma io gioco a tennis, non porto la verità e ogni tanto serve fare qualche compromesso. Il servizio più veloce del torneo. Magari è un buon segno, se lo gioca ora significa che è preoccupato. I game passano, adesso è già 5 a 2. Prima non mi hanno fatto rigiocare il servizio chissà perché, ma sono buono, gestisco pure una fondazione.

Ecco, serve per il set. Lo sento che siete delusi, che non ci credete. 30 pari, era 30 a 0. Cosa starà pensando? Qui è colpa mia, non devo fargli giocare quella volée. Ma è migliorato, pensavo bastasse meno. Allora proviamo così: rispondo ad una prima a 226 chilometri orari e poi tiro un dritto in corsa assurdo. Sono di nuovo a 40. Non basta, ok. Vedremo, 6-3 per lui.

Raonic aveva perso nel 2014 in semifinale a Wimbledon proprio da Federer, in tre set.
Raonic aveva perso nel 2014 in semifinale a Wimbledon proprio da Federer, in tre set.

Che silenzio che c’è, come vorrei andarmene. Ma è ancora lunga, magari si stanca anche lui. Due a uno, non sta succedendo niente. Cos’è questa sfilata? Ah, i giudici di linea che cambiano. Quanto sono ridicoli a sfilare così compunti, poi quelli in divisa col berretto rosso. Poveracci. Tre quarti d’ora e l’unica volta che sono stato avanti sul suo servizio ha messo quattro prime. C’è da scoraggiarsi, lo confesso. Sono vero, inutile prendervi in giro, ho di nuovo voglia di andarmene. Forse dovrei lasciarmi andare. È avanti non lo riprenderò mai più.

Siamo 5 a 4, ho urlato «c’mon!» sul rovescio lungolinea, ero un po’ contratto: risponde troppo. Ha fatto pure una gran volée poco fa, bravo. Si è un po’ emozionato, addirittura il doppio fallo sullo 0-30. Ma poi ha fatto il punto con un back che neanche sapevo che sapesse fare. Certo potevo trovare un momento migliore per il mio primo unforced, la quarta palla break forse potevo giocarla meglio. Ho sbagliato. Io sbaglio, fatevene una ragione. Finiremo al tiebreak, dovevo farlo poco fa il break. Siamo 3 a 3 ma sto giocando male, non metto le prime, nello scambio sbaglio i rovesci. È tornata la stanchezza, servirebbe qualcosa, ma cosa? Un doppio fallo. Vediamo. Stavolta la prima entra, è tutta un’altra storia, sono 6 a 3. Lasciatemi in pace, non urlate, c’è anche l’altro. Ha sbagliato un rovescio, un set pari. Lo so non è un gran punto ma era importante farlo, che senso ha giocare solo veronica e frustate? È solo una partita di tennis. Vado a fare la pipì, ero un po’ teso, adesso dovrebbe andare meglio.

Certo adesso sembra semplice ma non è semplice. Non capisco cosa stia succedendo a lui. Forse posso fargli il break, una mano dovrebbe darmela. Magari nel settimo game, dicono tutti che è il game decisivo, devo aver letto qualche statistica che dice che non è proprio così.

Federer ha lasciato il centrale in lacrime, ma tornerà.
Federer ha lasciato il centrale in lacrime, ma tornerà.

Sono stanco. Non posso lamentarti che sto male anche se sono avanti? Ho un altro set ancora. Almeno un altro set. Finiamo questo intanto che non si sa mai. Il quarto è quasi inutile aspetto che l’altro cali. Non è poi così forte, al servizio sì ma provateci voi a portare per oltre tre ore quasi 400 grammi sopra la testa. Mentre il pubblico cerca di eccitarsi applaudendo le sciocchezze che faccio quando non servono, ho pure due palle break al quinto. Non bastano, aspetterò. Adesso giochiamo di più, per lui non è bene. Ma come fa ad avere un rovescio peggiore del mio? Ho di nuovo la palla break, ma ormai lui non ci vede più, tira e tira, fino a quando ci prende buon per lui. Sento l’ansia di questo stadio non ne hanno motivo.

Sono senza macchia, sto vincendo di nuovo, ho fatto quel che dovevo, sono inattaccabile.
Vado 40 a 0 sul 5 a 6, mi preparo al tiebreak, perdo il primo punto, vabbé. Doppio fallo. Ancora. Set point, l’annullo. Di nuovo, ancora. La terza no, il contropiede, ad uno che non si muove, scelta ottima nulla da dire. Si va al quinto, adesso ho qualche dubbio.
Sono stanco, non ce la faccio più. Non metto più la prima, perdo il servizio, scivolo 4 a 1, rimango in scia ma non ci credo più. Chiude 6-3 Milos. È finita. Finalmente.

Non giocherò l’undicesima finale dopodomani, dovranno trovarsene un altro per cui trattenere il respiro, quando sarà lì in mezzo, a camminare sul filo. Qualcuno di loro penserà che non è vero che io ho tutto e loro no, che io non ho un difetto e gli farà meno rabbia non essere come me.

Roger Federer Wimbledon 2016


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