Abbiamo problemi con la gente.
Marco Cecchinato è stato squalificato per 18 mesi dal tribunale federale della FIT. Secondo l’organo di giustizia federale, Cecchinato avrebbe alterato il risultato della partita disputata contro il polacco Kamil Majchrzak, nel torneo challenger di Mohamedia, giocato nel 2015 in Marocco. In aggiunta, Cecchinato avrebbe dato informazioni riservate su altre partite tra cui Seppi-Isner del Roland Garros 2015. Oggi il tennista di Palermo è classificato al numero 143 del ranking ATP e ha guadagnato 157.827 dollari nel solo 2016. Il suo allenatore è Massimo Sartori, lo stesso di Seppi.
Cecchinato è stato il quarto uomo di Coppa Davis a Pesaro, quando probabilmente si sapeva già tutto di questa sentenza e si aspettava solamente che arrivasse il lunedì, sera ovviamente, per darne visibilità. Assieme al tennista di Palermo sono stati squalificati anche Antonio Campo e Riccardo Accardi, palermitani anche loro e presunti sodali di Cecchinato nelle scommesse. Cosa c’entrano questi due? In Marocco, nell’ottobre del 2015, Cecchinato è numero 82 del mondo, il momento migliore della sua carriera. Batte al primo turno Matteo Viola e nel turno successivo lo spagnolo Oratio Roca Batalla. Incontra il polacco Majchrzak, dato a 7 prima della partita, e perde. Facilmente (6-1 6-4). In Italia, solo due persone avevano scommesso contro Cecchinato su questa partita: Riccardo Accardi e suo padre. Accardi è compagno di Marco da lunga data: davanti alla procura federale ha giustificato la scommessa contro il suo amico dicendo che aveva un “presentimento” che avrebbe perso. Cecchinato ha poi confessato di aver dato ad Accardi informazioni da “insider”, e cioè che Seppi non era al meglio alla vigilia del match contro Isner al Roland Garros 2015, partita che Isner vinse per tre set a zero. Accardi si giocò la vittoria dello statunitense proprio per tre set a zero.
Ma non è finita qua: Luca Vanni e Lorenzo Frigerio hanno patteggiato con il tribunale federale una pena, ancora non resa nota, per aver alterato due risultati. Il primo riguarda un match di doppio, giocato e perso da Cecchinato e Vanni, e l’altro un singolare giocato a Antalya tra Lorenzo Frigerio e Daniel Cox. Se l’ATP recepirà la sentenza italiana, come probabile, Cecchinato tornerà a giocare a tennis nel 2018 partendo da 0 punti ATP.
I 142 mila euro guadagnati da Cecchinato nel 2016 non sono una gran cifra. Ci sono molte spese, il coach, i viaggi, gli alberghi, le incordature. E ci sono le tasse. Questi tennisti alla disperata ricerca dell’indipendenza economica dal tennis, dopo aver guadagnato quella dai genitori, se la passano bene ma non benissimo. Passano una vita a girare il mondo senza vederlo, confinati nei bellissimi impianti sportivi dove si giocano i tornei, fra allenamenti quotidiani e match da giocare per scalare la classifica, un ranking che praticamente è allineato a quello di Forbes per quanto riguarda i guadagni nella categoria tennis. E poi ci sono gli amici, quelli di vecchia data, magari tennisti che sono rimasti mediocri.
Se si scorre la sentenza pubblicata dalla FIT, ci si rende conto che i guadagni derivanti da queste scommesse sono irrisori, almeno per un giocatore come Cecchinato. Delle volte si tratta di qualche centinaio di euro, qualche volta, come nel caso del Marocco, di circa 4.000 euro. Casi sporadici, una, due volte l’anno, che non lasciano intravedere sistemi o associazioni per fare soldi in maniera continuativa. Perché, allora, si commettono queste leggerezze? Perché di ingenuità parliamo: nell’epoca degli streaming dei tornei di tutto il mondo e di tutte le categorie, delle chat e dei messaggi, pensare solamente di passarla liscia anche se per pochi soldi è un pensiero ingenuo. Eppure ci cascano in molti.
Troppo poveri questi tennisti? Troppo ingenui? Forse solamente troppo ignoranti. Gente cresciuta senza studiare, senza assimilare modelli culturali che non siano quelli del successo e della fama, invischiati nel mondo dello sport che concede, specie nelle gare individuali, il libero arbitrio in campo: voglio perdere? Posso perdere. Posso fare soldi con la mia sconfitta? Certo che posso, e posso farli fare ai miei amici che magari non hanno i soldi per andare in vacanza quest’anno.
Probabilmente l’andazzo è diffuso – e simile – un po’ in tutto il mondo, perché come in qualsiasi altro contesto se io sto seduto allo stesso tavolo con uno che mangia caviale magari me lo chiedo perché a me debba toccare il solito scadente prosciutto. Nel calcio non tutti guadagnano allo stesso modo ma non capita praticamente mai che Cristiano Ronaldo debba incrociare i tacchetti con qualcuno che gioca nel Lanciano. Nel tennis è praticamente la regola, se è vero che un maestro di tennis ha addirittura sfidato Federer nel centre court di Wimbledon. Bella favola, storia edificante eccetera, ma poi Federer va nella villa a 10 stanze affittate per l’occasione a Church Road e Willis va a prendere la metropolitana che lo porta magari a King’s Cross, 45 minuti di caldo e sudore, per rintanarsi in un buco di 50 metri quadrati. E in ogni santo torneo che dio manda in terra succede qualcosa del genere.
Cecchinato, Accardi, Vanni e Frigerio, vanno a fare compagnia a Volandri (doping), e agli scommettitori Starace, Bracciali, Trusendi, Di Mauro, Galimberti e Luzzi. Una lista che si allunga con continuità e anche con nomi di valore, se è vero che Cecchinato rappresenta il ricambio e la speranza dell’Italtennis, specie dopo l’ingresso in top 100.
Che vengano coinvolti giocatori della mediocre Italia del tennis, capace di perdere contro l’Argentina fra scelte tecniche sbagliate, logistica strapaesana, giocatori sopravvalutati e solite figure, aggiunge tristezza a sconforto, e racconta meglio di mille articoli lo stato in cui versa il nostro tennis, protetto da telecronisti ed editorialisti à la carte, che insieme ad abbronzati dirigenti dalle gaudenti pagine facebook, dalle quali bacchettano poveri appassionati che provano ad avanzare dubbi, costruiscono una sorta di muro invalicabile, e discretamente pericoloso, per chiunque si azzardi ad avvicinarsi. Specie in questo periodo di grandi manovre elettorali, c’è un presidente, sempre lo stesso, da rieleggere ed una legge da approvare, nella civilissima Italia, dove si può reggere senza vergogna e senza scandalo una federazione per un ventennio. Del resto, si sa, siamo stati abituati a ben altri, più tragici, ventenni.
(E Barazzutti, nonostante la penosa pagina sportiva di Pesaro, si è affrettato a dare disponibilità per continuare a sedersi sulle panchine di Coppa Davis e Fed Cup).
Passa in secondo piano persino la solita sciatteria del tribunale federale, ancora lanciato in giudizi che non solo non gli competono ma che alla fine svelano anche il retropensiero di chi sarebbe chiamato a controllare una certa “moralità”. Il riferimento al giocatore “tecnicamente assai inferiore a lui” disegna già nelle premesse il criminale, che non sarebbe tale, evidentemente, se fosse bello e vincente come Federer a Wimbledon e non “nei bassifondi della terza categoria”. Miserie così quotidiane da passare inosservate.
Ora, su Cecchinato, si vergheranno editoriali garantisti e commenti giacobini, si invocheranno pene esemplari, si plauderà alla Federazione per il coraggio di squalificare il suo miglior prospect (sic), si daranno consigli di trasformare questa squalifica in opportunità per ripartire (sic), e sarà difficile trovare posto sul falò del garantismo per gli amici, dove ci saranno tantissime mani a giurare sulla purezza dello squalificato di turno, incapace di partecipare a pastette di così basso livello, per così pochi soldi. Ora anche Cecchinato, innocente o colpevole che sia, dovrà fare i conti con questi precedenti che rimangono nella testa di addetti ai lavori, amici, stampa, internet e anche compagni (come l’avrà presa Seppi?).
Questa storia, così come le altre, sembra solo una storia di ignoranza, che si trasforma in ingenuità. Ma tanto non è un problema: il movimento è in salute.
Addendum
Recependo l’invito di una testata (atomica) che si occupa di tennis, questa è la nostra lista dei libri che dovrebbero stare in player’s lounge:
Il giocatore (Fedor Dostoevskij)
Delitto e Castigo (Fedor Dostoevskij)
Il fu Mattia Pascal (Luigi Pirandello)
The catcher in the rye (J.D. Salinger)
L’Idiota (Fedor Dostoevskij)
Il Re pallido (David Foster Wallace)
La Caduta (Albert Camus)
Storia della mia purezza (Francesco Pacifico)
Stoner (John Williams)
Guerra e Pace (Lev Tolstoj)
La grande scommessa (Lewis Michael)