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Ma qualcuno deve pur farlo

Eventi mondani organizzati dalla Pro Loco, gli Europei di calcio, tantissimi giornali locali e qualche celebrità: un racconto dalla sala stampa del torneo di Halle.

Eventi mondani organizzati dalla Pro Loco, gli Europei di calcio, tantissimi giornali locali e qualche celebrità: un racconto dalla sala stampa del torneo di Halle.

La sala stampa di Halle è divisa in due stanze: la Print A e la Print B. Non è ben chiara la distinzione, o almeno non abbiamo avuto l’indelicatezza di chiederla e nessuno si è prodigato a spiegarcela. Ad ogni modo il nostro tavolo, che è nella stanza più grande, la Print A, è accanto a quello dell’Associated Press e del New York Times. Quella più piccola, invece, è accanto alla zona buffet, che un po’ stranamente apre soltanto alle 13. Considerando che i tedeschi mangiano solitamente prima di mezzogiorno, è come se fossero le 3 di pomeriggio in un paese mediterraneo. E in effetti alle 13, a prescindere da chi gioca, si forma velocemente una coda di giornalisti affamati. Buona parte di loro dà l’impressione di non aver mangiato per mesi, ma del resto è l’effetto del cibo gratuito che risveglia appetiti sopiti anche nei più timidi. Il cibo, ancora più stranamente, è abbastanza buono. Abbastanza buono per gli standard tedeschi, si capisce. E sì, ovviamente ci sono i crauti, perché se c’è una cosa che piace fare alla gente di questo paese è non smentire mai un cliché.

I giornalisti accreditati sono più di cento, come ci annunciano pomposamente: è un numero notevole se si considera che Halle è un ATP 500 che ha ottenuto da appena due anni l’upgrade, ma in Germania non sono molti i tornei di tennis e quindi i pochi che ci sono richiamano parecchia stampa. Ci sono molti giornali locali, naturalmente, con nomi pittoreschi come Die Glocke (La Campana): probabilmente hanno una tiratura appena superiore alla Croce di Adinolfi, ma è anche vero che in Vestfalia non è che succeda granché durante l’anno e di qualcosa dovranno pur scrivere. Ad ogni modo, dal piccolo blogger fino al navigato giornalista, tutti vengono trattati con i guanti di velluto. E pazienza se l’espresso è semplicemente un caffè cattivo fatto a metà o se le lasagne di bolognese hanno solo il nome (peraltro scritto in maniera corretta: una rarità). Ovviamente non manca la birra, cioè la Herford, la pils locale prodotta da uno dei tanti birrifici tedeschi. Una ragazza di Ösnabruck, un paese che dista qualche manciata di chilometri da Halle, ci dice che è l’orgoglio locale e non fatichiamo a crederle, peccato che abbia lo stesso identico gusto di una qualsiasi pils che si può assaggiare in Germania.

Alla reception del Media Center ci sono fogli sparsi che raccolgono le iscrizioni per eventi di ogni tipo: quello del giovedì, per esempio, è riservato alla stampa ma non specifica in cosa consiste. Comincia alle otto e uno si immagina un’occasione formale dove occorre vestirsi bene e sembrare annoiati. Ma siamo in Germania e la formalità, almeno per l’abbigliamento, non è al primo posto. Per cui, senza camicia e senza cravatta, decidiamo di iscriverci. Tra i nomi dei partecipanti non ce ne sono molti di noti, anche se c’è forse il giornalista che tutti quelli che si occupano di tennis conoscono: Ben Rothenberg, un freelance che scrive per il New York Times. Rothenberg dev’essere una persona abbastanza eccentrica a giudicare da quello che mette ai piedi: quando arriviamo il primo giorno porta dei mocassini azzurri e un paio di calzini che in Italia gli sarebbero costati almeno un paio di servizi su Verissimo. In conferenza stampa sono lui e Nick Lester, il commentatore di Tennis TV, a fare le domande per primi: evidentemente godono di una certa reputazione tra gli altri.

Tra questi altri c’è un po’ di tutto: il wannabe con delle scarpe completamente rosse che si diletta a fare GIF animate e che ha già girato mezzo circuito, l’attempato cronista che passa più tempo a guardare gli Europei di calcio tanto poi copincolla dalle agenzie, il tizio che è sempre il primo a twittare e sembra quasi un sostituto dell’addetto stampa del torneo e poi ovviamente quello che non c’entra nulla con il torneo e che sta evidentemente in vacanza. È un bestiario piuttosto affascinante e non si può fare a meno di ammirare questi battitori da tastiera che si arrabattano per scrivere il più velocemente possibile per accontentare il dio della tempestività. Ce n’è uno molto solerte, in particolare, che riporta su un quaderno tutti gli appunti e poi li trascrive fedelmente sul suo computer. Sembra uno studente al primo giorno dell’università per quanto impegno ci mette: si spera che la sua redazione gli riconosca tutto questo lavoro di manovalanza davvero commovente.

A fine giornata, mentre qualche pallonaro si diletta con la partita degli Europei tra Ucraina e Irlanda del Nord, la sala stampa si svuota appena Roger Federer finisce la sua partita. La maggior parte va alla conferenza stampa dello svizzero – dove si assiste a scambi del tipo: «Oggi il tuo rovescio in top spin non ha funzionato granché» «Chi se ne importa, ho vinto comunque» -, qualcuno si va a vedere Thiem, gli altri semplicemente se ne vanno. Fatto sta che quando l’austriaco gioca il punto della giornata, una volée in tuffo che sorprende Gabashvili, sono in pochi a vederlo dal campo. C’è da immaginare che si preparino tutti per il fantomatico evento riservato ai giornalisti, anche se non è ben chiaro dove si terrà. Alle 20:30, quando Thiem ha chiuso da circa un’ora e non è più rimasto nulla da vedere se non quelli che chiudono i baracchini attorno allo stadio, chiediamo al Media Center qualche informazione aggiuntiva, visto che abbiamo soltanto messo una firma e non abbiamo saputo nient’altro. Veniamo a sapere che l’evento si tiene in un hotel che si trova a qualche centinaio di metri dal complesso. Ci dicono che è facile arrivarci ma in realtà bisogna attraversare una strada statale sulla quale passano soltanto camion e che sembra portare verso il nulla. In effetti, se non siamo vicini al Nulla che si stava per mangiare il regno di Fàntasia, ci siamo molto vicini. È quasi inquietante la ripetitività della Germania rurale ed è impossibile non pensare ad uno scenario à la Twin Peaks, anche perché proprio accanto allo stadio si trova un grosso stabilimento della Holz Speckmann, un’azienda che si occupa di legname e assomiglia terribilmente alla segheria di Josie Packard.

L’evento, purtroppo, non ha proprio nulla di mondano e forse c’era pure da aspettarselo. Si entra in questo hotel che in realtà sembra un ostello della gioventù e in una sala abbastanza piccola sono riuniti praticamente tutti i giornalisti di lingua tedesca che sono stati accreditati al torneo. È abbastanza probabile che gli altri, quelli che non parlano tedesco, non siano riusciti a capire come arrivare al Gerry Weber Land Hotel. Il menu è tedesco al cento per cento, anzi è della Vestfalia al cento per cento. Il piatto principale è una cotoletta che sa essenzialmente di burro e che qui chiamano Westphalische Krüstchen, come ci dice Sören, un ragazzo tedesco incrociato per strada: non è granché ma è comunque commestibile e c’è chi ne prende più porzioni, compreso Sören. Tanto è gratis. Il dessert, le wimbledoniane fragole con panna che in realtà sono fragole con jogurt, si chiama Erdbeere mit Stippmilch, un altro giro di parole per fingere di avere qualche piatto locale da vantare.

A metà cena, il capo dell’ufficio stampa, un uomo panciuto con un baffo davvero imponente, prende la parola mentre tutti stanno seguendo il finale del primo tempo tra Germania e Polonia. Lui liquida la partita dicendo che è noiosa e in effetti lo è. Tuttavia, mentre lui declama i grandi risultati del torneo, tutti preferiscono fissare il maxischermo mentre la Polonia rischia di andare in vantaggio. Poi, per il sollievo della platea, l’arbitro fischia due volte e tutti possono finalmente dedicare l’attenzione che questo siparietto si merita. Interviene anche un imprenditore locale, chiamato a consegnare i Media Awards. I due si scambiano battute mentre il telegiornale della ZDF manda le immagini dell’omicidio di Jo Cox, la deputata britannica aggredita da un 52enne che pare abbia urlato «Britain First!» prima di spararle. Il contrasto è abbastanza grottesco, ma i due non sembrano accorgersene. Mentre vengono premiati il miglior fotografo, il miglior giornalista della carta stampata e il miglior giornalista della carta stampata internazionale tutti sembrano domandarsi che senso abbia questo evento che sembra organizzato dalla Pro Loco. Nonostante ciò, applaudono convinti durante le foto di rito. I pochi che osano chiacchierare sottovoce, invece, vengono zittiti seccamente.

Alla fine, visto che lo staff del Media Center ha finito le ultime fragole rimaste lasciandoci a bocca asciutta, lasciamo delusi questo evento davvero poco mondano. Ci aspettavamo di raccontare qualche retroscena gustoso, invece ci siamo dovuti accontentare di qualche frase di circostanza da parte di un tizio che lavora per l’ATP e che ha riportato il parere favorevolmente impressionato di Chris Kermode, il capo della baracca. Mentre ci avviamo verso il treno che riporta a Bielefeld, l’ultimo della giornata, c’è ancora qualche tifoso che evidentemente non si è voluto levare lo sfizio di farsi un giro per Halle alle dieci di sera. Due ragazzi sudamericani si scambiano impressioni su Federer, anche se sembrano tutti concentrati a parlare di Djokovic – o Jokovic, come dicono loro. Il treno arriva a Bielefeld dopo mezz’ora e non hanno ancora smesso. Chissà, magari erano alla cena e si sono annoiati al punto da mettersi a parlare di tennis. Poveri loro.

ATP Halle 2016


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