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Match point

Sono passate 2 ore e 28 minuti di gioco sul centrale di Indian Wells. Larry Ellison non c’è ma la nuova promessa del tennis mondiale, Alexander Zverev, se ne frega di impressionare il padrone di casa. Lui vuole il sangue dei migliori, vuole lo scalpo di un top 10. Ci è andato vicino, perdendo nelle ultime due settimane altrettante volte contro Tomas Berdych, entrambe di un break,  al terzo set a Marsiglia e al quinto in Coppa Davis.  

Contro Nadal vince il primo set per 7-6, giocando bene. Anche Rafa sta giocando bene, sembra migliore del giocatore visto in Australia anche se ha rischiato di perdere al primo turno contro Muller. Poi Zverev si è rilassato, e si è preso un 6-0. Nel terzo è tornato a giocare come sa, conquistando un break di vantaggio. Manca un game per la vittoria, e lui non trema, arrivando a matchpoint. Sul 40-30, serve una prima esterna sul dritto di Rafa. Lo spagnolo rimette in chop al centro del campo, un colpo alto e lento. «Perfetto», deve aver pensato il tedesco, «ora incrocio con il dritto sul suo rovescio e seguo a rete, lui dovrà giocare un passante in recupero e non potrà farmi male». Così succede, Rafa ci arriva – ci mancherebbe – e rimette un rovescio alto e corto al centro del campo: praticamente il passante che tutti desidererebbero.

Zverev è a un punto dal battere il suo primo top 10; manca poco per stendere al tappeto Rafa Nadal, che lo ha già indicato come un futuro numero uno del mondo per due volte, manca un niente per accedere ai quarti di finale del torneo e guadagnare punti preziosi per la sua classifica, che ora lo vede al numero 58 del ranking. Lui ha fretta di chiudere, colpisce quando è ancora lontano dalla palla, impatta con il braccio lontano dal corpo e affossa la più facile delle volée. Manco a dirlo, affossa anche la sua partita, vincendo uno dei rimanenti quindici punti giocati. Rafa esulta come i tedeschi del Bayern di Monaco sul 3 a 2 contro la Juventus in Champions League e fa sua la partita per 7-5 al terzo. Zverev cammina fissando i suoi piedi verso la rete, alza un attimo la testa solo per stringere la mano a Rafa. In conferenza stampa è laconico, sa che arriverà la domanda su quella dannata volée. Lui: «Ho sbagliato il colpo più facile di tutta la partita».

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Alexander Zverev ha perso la partita mollando all’improvviso il secondo set, quando ha rimesso in partita Rafael Nadal invece di affossare il dito nella piaga ancora dolorante  dello spagnolo, oppure in un solo punto, comodo comodo ma arrivato in un terzo set dove i dettagli contano di più e la fatica si fa sentire all’improvviso? A sentire il tedesco, la partita l’ha persa su quella volée disgraziata ma gli spunti da cui può imparare, in questa partita persa di un soffio, sono parecchi e vanno al di là di un errore banale nel momento topico del match.

Quando sei un attore alle prime armi, può capitare di steccare su un palcoscenico molto importante. Rafa li ha calcati e conquistati quasi tutti, Zverev deve ancora conoscerne tanti. È logico, allora, che questo giovane tedesco, perso quel punto così facile, abbia raccolto un solo punto fino a fine partita mentre il suo avversario ne vinceva quattordici e conquistava la qualificazione per i quarti di finale di un Master 1000, uno dei tanti che Nadal ha giocato in carriera. Per quanto la vulgata comune preveda che i tedeschi siano esseri umani poco inclini alle emozioni, Zverev sembra tutto il contrario dei cliché di algidità a cui vengono associati solitamente i suoi connazionali. E il suo ardore in campo, che spesso e volentieri si esplicita in racchette a terra ed imprecazioni piuttosto plateali, dimostra che questo ragazzino fatica ancora a controllare i propri sentimenti in campo, una qualità che invece uno come Nadal è quasi sempre riuscito a far valere nelle tante partite che ha vinto al fotofinish, come quella di ieri notte.

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Nel primo set, Nadal ha fallito un set point mandando largo un dritto lungolinea su una risposta esitante di Zverev. Un po’ come successo a Zverev due set più tardi, lo spagnolo ha sentito il contraccolpo e ha finito per perdere il parziale. La differenza sta nel fatto che Nadal ha avuto tutto il tempo per riprendersi da quell’errore, mentre Zverev non ha avuto l’opportunità di rimediare. Mentre si lambiccava su quella volée la partita andava avanti, ma oramai Zverev non aveva più la voglia di combattere. La chiave della sua sconfitta, sta in questa differenza di approccio tra un consumato attore e un’inesperta matricola.

In questo video c’è tutto Zverev, tecnicamente. Un servizio eccezionale, potente con la prima e molto lavorato con la seconda, tanto che Nadal è costretto ad arretrare più del solito (e lo confermerà lui stesso in conferenza stampa). E poi un’ottima velocità di palla in fase di costruzione del punto, perché a lui piace comandare lo scambio, e un altrettanto ottimo gioco di gambe negli spostamenti laterali, come si vede quando Rafael Nadal lo pressa sul suo lato destro. Non ha problemi nel giocare le palle basse anche di rovescio nonostante il metro e 96 di altezza: quei backspin di rovescio che Nadal gli indirizza per cambiare il ritmo del palleggio vengono tirati su senza problemi.

Zverev aveva preparato bene la partita, come ha dichiarato in conferenza stampa: «Le cose da tenere a mente erano poche: quando dovevo giocargli sul rovescio, in palleggio, e quando dovevo aggredirlo con palle veloci sul suo dritto. Rafa ha giocato bene oggi di dritto». Questo è quello che impressiona, forse anche di più del suo livello di gioco: questa maturità che non ti aspetti da un diciottenne, questa capacità di leggere la partita contro giocatori che ne hanno giocato centinaia, di partite.

Tornare indietro e avvitarsi su sè stesso per giocare un passante millimetrico per precisione: se non è talento questo

Nelle ultime settimane si è scatenata la corsa da parte degli addetti ai lavori a pronosticare un futuro da numero uno del mondo per questo tedesco figlio di russi. Ma anche dei colleghi di Alexander. Rafael Nadal lo ha detto senza tanti giri di parole alla vigilia del loro incontro: «È chiaramente un possibile numero uno in futuro. È un giocatore fantastico. Ha tutti i colpi. Un’ottima condizione fisica, è alto, ha un buon servizio sia con la prima che con la seconda palla, e grandi colpi dalla linea di fondo, dritto e rovescio. Ha tutto per diventare una grande star».

Terza vittoria in tre partite per Nadal in un torneo: è quasi una notizia di questi tempi
Terza vittoria in tre partite per Nadal in un torneo: è quasi una notizia di questi tempi

Nadal ha pure detto che alla sua età non colpiva così forte. «Ma mi muovevo meglio», ha aggiunto. Di certo, a 18 anni compiuti, il salto di qualità di questo tedesco che abbiamo imparato a conoscere sulla terra battuta di Amburgo nel 2014 è evidente. Improvvisamente, la generazione Zverev, Thiem e Coric, ci ha fatto dimenticare quella dei vari Dimitrov e compagnia, quelli che stiamo ancora aspettando e chissà mai se arriveranno a questo punto. Adesso siamo tutti concentrati su questa nuova ondata di giovani.

E lo sono anche gli sponsor, come l’Adidas, che lo ha messo sotto contratto ad inizio 2016. Però, in questo inizio di anno pieno di cose belle, lui ha dovuto schivare delle accuse sull’uso del Meldonium (tanto caro alla cagionevole Maria Sharapova) lanciate dall’ex capitano della Germania Niki Pilic. «Non ne ho mai fatto uso», ha risposto. Ma sponsor e gente in cerca di notorietà non sono gli unici ad interessarsi a lui. Grosjean ha dichiarato che sia Lendl sia Sampras si sono interessati a Zverev negli ultimi mesi, pare per proporsi come allenatori. Prove evidenti di questi contatti non ce ne sono, ma il ragazzo ha sicuramente trascorso  l’off-season ad allenarsi fisicamente con Jez Green, per mettere su i muscoli necessari per giocare ad armi pari contro i migliori del mondo. Green ha lavorato con Murray per sette anni, prima che lo scozzese decidesse di separarsi da lui e da Vallverdu. «Io e Zverev abbiamo strutture fisiche molto diverse», ha detto Murray. «Ma penso che Green sappia lavorare molto bene con i giovani». Quando ha cominciato a lavorare con Green, Murray non era certo la macchina perfetta che è oggi e Zverev lo ha scelto per questo: «Non era di certo il migliore dal punto di vista fisico. Ora lo è».

Zverev non ha obiettivi precisi per questo 2016: «Non voglio pormi obiettivi come diventare top 50 o top 30 entro la fine dell’anno. Quello che voglio fare è prepararmi per andare avanti nei grandi tornei, e quindi far progredire la mia carriera e fare grandi cose in questo sport». L’impressione è che, se manterrà questo livello, entrare fra i migliori venti sarà un gioco da ragazzi. Ma non bisogna avere fretta: abbiamo aspettato per molti anni la Lost Generation di Dimitrov e soci, non possiamo concederne un paio a questo tedesco? Magari Zverev arriva.

Alexander Zverev


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