Abbiamo problemi con la gente.
By Salvatore Termini Posted in spotting on 18 Settembre 2015 10 min read
Anche sul tennis come in tutti gli ambiti dell’umana esistenza, circolano parecchi luoghi comuni. E come negli altri ambiti dell’umana esistenza alcuni sono veri e altri no. Dopo i fasti newyorkesi ecco che torna una delle più antiche competizioni a squadre: la Coppa Davis. Inutile soffermarsi sulla capacità o meno di questa competizione di dirci qualcosa sullo stato di salute del movimento tennistico in un singolo paese, ci interessa piuttosto verificare appunto la validità di un famigerato luogo comune: in coppa Davis essere più avanti in classifica non conta nulla. Che in genere diventa “anche se sei più forte la particolare atmosfera, la tensione nel dover giocare per il proprio Paese (P rigorosamente maiuscola), la desuetudine a giocare per un gruppo e non per sé stessi ti blocca e ti fa perdere”. Sarà vero?
Un modo per cercare di scoprire quanto questa affermazione poggi su solide basi è quello di osservare le sorprese in un arco di tempo sufficientemente ampio e paragonarle a quelle di un qualsiasi torneo dello Slam, anche se – considerate soprattutto le dichiarazioni dei giocatori – non sembra che vincere un “mille” sia un obiettivo tanto meno ambito, per uno che non sia un Fab Four, di superare un turno in Davis. Ma transeat. Proviamo con gli slam. Ci limiteremo in questa prima parte, ad una carrellata che riguarda gli anni ’10 del XXI secolo. Ci ripromettiamo di tornare indietro in una prossima puntata almeno fino al 1990, anno in cui il circuito si è in qualche modo stabilizzato così come l’ordine di importanza dei tornei dell’ATP Tour, diventato quello che oggi conosciamo.
Ma partiamo dal 2010 e naturalmente cominciamo con il World Group. Le 8 partite sono Spagna-Svizzera (4-1); Germania-Francia (1-4); Russia-India (3-2); Argentina Svezia (3-2); Ecuador-Croazia (0-5); Serbia-USA (3-2); Cile-Israele (4-1); Belgio-Repubblica Ceca (1-4). Sorprese? Neanche mezza. Il turno successivo si giocano i quarti: i cechi vincono 4-1 col Cile; stesso risultato dei serbi contro i croati; 5-0 della Francia contro la Spagna di Verdasco e Ferrer ma sul duro. L’unica partita in equilibrio si gioca in Russia. L’Argentina però ha Nabaldian che non perde neanche un set contro Youhzny e Davydenko. Sorpresa? Suvvia. In semifinale Nalbandian non si ripete a casa dei francesi che vincono facilmente per 5-0. In Serbia Tipsarevic supera Berdych. Sorpresona? Insomma. Tipsarevic lo ribatterà le due volte successive a Cincinnati e, addirittura, a New York, qualche mese dopo. Difficile parlare di “effetto Davis”. Tipsarevic completerà poi l’impresa superando anche Stepanek con le squadre sul 2-2. La finale tra Serbia e Francia, tra lacrime e sorrisi, la vince la Serbia e molti sostengono che fu lì che inizio la seconda carriera di Novak Djokovic. Insomma, un anno decisamente senza sorprese, l’anno che Söderling dopo aver battuto Nadal si ripete con Federer al Roland Garros, che Berdych supera sempre Federer a Wimbledon, che Nadal vince il suo primo US Open. Non proprio risultati scontatissimi.
Il 2011 si apre con Berdych che combina il disastro, facendosi superare da Golubev nella giornata decisiva con la Repubblica Ceca avanti 2-1. Kukushkin completerà l’opera vincendo il quinto singolare e provocando appunto la grossa sorpresa della vittoria del Kazakistan ad Ostrava. Gli altri risultati sono il trionfo della regolarità: Serbia-India 4-1; Svezia-Russia 3-2; Argentina-Romania 4-1; USA- Cile 4-1; Spagna-Belgio 4-1; Francia-Austria 3-2. La Germania supera la Croazia per 3-2 e se vogliamo la vittoria nel match decisiva di Petzschner su Karlovic potrebbe proprio essere annoverata tra le partite di cui tutti parlano. Il buon Ivo perde due tiebreak e con quelli la qualificazione. Quarti di finale senza storia. La Serbia vince 4-1 con la Svezia; l’Argentina 5-0 col Kazakistan; la Spagna 3-1 con gli Stati Uniti; 4-1 tra Francia e Germania. In Spagna le cose cambiano per i cugini bleus, visto che in 11 set, doppio escluso, contro Nadal e Ferrer nella palude di Cordoba in due vincono 19 game. Meno di due game per set in media. Nalbandian e del Potro vanno a vincere in Serbia contro un malconcio Djokovic, ma la finale a Siviglia la vince la Spagna, perché del Potro non riesce a superare Ferrer nella prima giornata e strappa solo il primo set a Nadal nella terza. Due sorpresine in un anno. L’anno del Superdjokovic e di quella incredibile semifinale parigina, o di Tsonga capace di recuperare da 2 set sotto a Wimbledon contro Federer. Non ci sono paragoni. Il sospetto che quindi il luogo comune non regga si fa sempre più forte.
Nel 2012 ancora un primo turno quasi senza scosse. Quasi. Perché vincono Spagna (5-0 al Kazakistan); Austria (3-2 ai russi); Francia (4-1 ai canadesi); Repubblica Ceca (4-1 all’Italia) Serbia (4-1 alla Svizzera), Croazia (3-2 al Giappone) e Argentina (4-1 alla Germania). Ma il botto arriva fortissimo, addirittura dalla terra del Re. A Friburgo gli svizzeri pensano furbescamente di preparare un campo in terra lentissimo conto Isner e Fish. Risultato? Il sabato sono già fuori. Wawrinka perde 9-7 al quinto con Mardy e Federer (Federer!) dopo aver vinto il primo set crolla con Isner. I due riescono pure a perdere il doppio e chiudere con un umiliante 0-5 una partita che forse credevano di avere già vinto. La tensione di difendere i colori del proprio paese? Mah.
Nei quarti la Spagna supera l’Austria per 4-1; i cechi battono i serbi con lo stesso risultato (ma Djokovic non c’è); l’Argentina supera la Croazia 4-1. Gli USA vengono ospitati dalla Francia ancora sulla terra rossa, quella lentissima di Montecarlo. Evidentemente non si impara mai dagli errori altrui, oltre che dai propri. Isner vince i suoi due singolari e i Bryan rendono indolore le due sconfitte di Harrison. Anche la Spagna sceglie la terra rossa, ma insomma, Ferrer non è certo Tsonga anche se è Almagro a superare in 5 set Isner. I Bryan fanno il loro ma stavolta il gigante John non si ripete, anche Ferrer lo sfinisce battendolo in 4 set. Nell’altra semifinale la Repubblica Ceca supera l’Argentina a Buenos Aires grazie a Berdych che prima supera Monaco, poi vince il doppio con Stepanek e nel primo incontro della giornata decisiva si trova di fronte Berlocq invece che del Potro. Difficile esimersi dal portare a casa il match. La finale si gioca a Praga ed è viva e palpitante. Ma sorprendente? Ferrer vince i suoi due singolari, Almagro perde i suoi e la partita viene decisa dal doppio. Negli Slam intanto Federer torna a vincere Wimbledon, Murray vince contro Djokovic a New York, Berdych elimina un Federer che sembrava inarrestabile. Senza parlare di Rosol, perché non è il caso.
Nel 2013 la Spagna, finalista qualche mese prima, va a perdere contro il Canada di Raonic per 3-2. Per la Spagna giocano Ramos, Granollers e Garcia Lopez. La Serbia batte il Belgio per 3-2, e con lo stesso punteggio gli USA superano il Brasile e la Repubblica Ceca la Svizzera, che stavolta è senza Federer. L’Argentina e la Francia superano per 5-0 rispettivamente la Germania e Israele. Finisce che la sorpresa la facciamo noi grazie soprattutto a capitan Barazzutti, che non fa giocare Fognini il primo giorno, lasciando che Cilic se la prenda col povero Lorenzi. Seppi pareggia con Dodig e poi il doppio (non ancora vincitore di uno Slam) con Fognini e Bolelli porta l’Italia sul 2-1. E se Cilic non si ferma è il momento di Fognini completare l’opera torinese. Il ligure supera Dodig in 4 set e porta l’Italia ai quarti. Ma la corsa azzurra si ferma lì, contro il Canada. Troppo forte Raonic per i nostri anche se la partita la perdiamo nell’interminabile doppio con il reprobo Bracciali che perde un match pazzesco 15-13 al quinto. Tre a uno finiscono anche Repubblica Ceca-Kazakistan e Serbia-Usa. Addirittura più equilibrio in Argentina-Francia. E stavolta la sorpresa si consuma. Berlocq supera Simon addirittura in 4 set e porta i suoi in semi. Davvero clamoroso. Contro Berdych e Stepanek è però un’altra musica e gli argentini sono fuori già dopo il doppio del sabato. L’altra semifinale la vince Djokovic ma una mano, contro i canadesi, la mette il solito Tipsarevic che nell’incontro decisivo supera in tre set Pospisil. La finale si gioca a Belgrado, Djokovic naturalmente vince i suoi due singolari ma Tipsarevic non c’è e Lajovic è troppo tenero per le grinfie di Stepanek, che gli lascia appena 5 game. Quindi una sorpresa clamorosa, nel 2013. Però non è quella di Robredo, di Darcis e Stakhovsky.
Infine il 2014, l’anno scorso. Federer e Wawrinka stavolta fanno fuori rapidamente la Serbia; il Kazakistan vince in Belgio, la Francia surclassa l’Australia; il Giappone super 4-1 il Canada. La Germania supera 4-1 la Spagna nel solito formato ridotto; all’Argentina contro l’Italia non riesce il mezzo miracolo dell’anno precedente e cede in casa per 3-1. La sorpresa arriva da San Diego dove Ward batte Querrey e poi Murray è più che sufficiente per chiudere il discorso. Nei quarti di finale Wawrinka si fa sorprendere da Golubev ma ci pensa Federer; il Giappone senza Nishikori, chissà perché, perde 5-0 in casa contro la Repubblica Ceca; la Francia si complica la vita andando incredibilmente sotto per 2-0 grazie a Tsonga che riesce a perdere al quinto con uno che nessuno aveva mai sentito e che nessuno mai più risentirà. I francesi si aggiustano un po’ e vincono 3-2. La sorpresa arriva da Napoli. L’Italia riesce a perdere il doppio contro Fleming e Murray e sembra finita, perché Murray in Davis non perde proprio mai. Tranne che con Fognini e dopo un lungo infortunio. Lo scozzese trova una di queste giornate di particolare indisponenza e Fabio lo supera in tre set, permettendo a Seppi di chiudere la pratica senza problemi. I francesi vanno addirittura al Bois du Bologne per superare 4-1 i cechi, grazie ad uno strepitoso Gasquet e uno Tsonga finalmente all’altezza. Nell’altra semifinale Federer non scherza più e gli italiani non gli tolgono mai il servizio. Finale che ricorderete con Federer che prima testa le sue condizioni con Monfils e poi chiude contro Gasquet. Sorprese dell’edizione 2014? Meglio cercarle a Flushing Meadows dove Cilic e Nishikori giocano la più sorprendente finale Slam dell’Era Open.
Si può concludere qualcosa da questa carrellata? La Davis avrà anche il suo fascino ma da almeno 5 anni, nel suo tabellone principale, non succede praticamente nulla che vale più di un annoiato yawn, per gli spettatori neutrali almeno. Se cercate sorprese rivolgetevi agli indirizzi noti: gli Slam.