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#MasterRecap Parigi Bercy: le mani sulla città

Tradizionalmente il torneo di Bercy è il meno interessante tra i Master 1000. E a vedere l’albo d’oro recente si capisce quanto questo torneo abbia sofferto del suo posizionamento in calendario. Dall’anno scorso, però, tra il torneo parigino e le ATP World Tour Finals c’è una settimana di riposo e la differenza si è vista. Sei dei primi otto sono arrivati ai quarti, tre dei primi quattro sono arrivati in semifinale. E il numero uno e il numero due sono arrivati regolarmente in finale. Non è mancato nulla, tranne lo spettacolo. E non è certo l’assenza di Federer dalle fasi finali la sola responsabile. Quest’anno le finali dei 1000 sono state più o meno tutte scontate, eccezion fatta per il torneo di Montréal, quando i tennisti erano appena tornati dalle vacanze e potevano essere più distratti del solito (ma neanche troppo). Ma perfino a Bercy, con le otto posizioni del Masters già assegnate, è tornata la sana vecchia prevedibilità. Non che sia necessariamente un male, eh, ma almeno tra i primi due del mondo un po’ di sana lotta l’avremmo voluta vedere. Murray sembra essersi adeguato al ruolo di spalla ma, quantomeno, dovrebbe essersi assicurato il secondo posto a fine anno. Non gli era mai capitato, chissà che non sia di buon auspicio per il 2016. L’anno successivo alla prima grande annata di Djokovic, il 2012, fu l’anno della prima finale a Wimbledon, dell’oro alle Olimpiadi e del primo titolo Slam. Magari allo scozzese serve solo il buon esempio.

Benoit Paire a Parigi Bercy
È uscito al secondo turno ma il colpo del torneo è suo.

Colazione a mezzanotte
A Nadal e Wawrinka è toccato scendere in campo verso le 11 di sera, non proprio il massimo per i bioritmi. Ma se Nadal è un tipo di giocatore che si eccita per la competizione, vivendo di adrenalina, Stan Wawrinka è totalmente il contrario. E quindi figurarsi l’eccitazione dei fotografi alla vista di Stan Wawrinka che sorseggia una tazza enorme di caffè americano con vicino un tavolinetto e un cesto di frutta, come nelle migliori tele di natura morta. Sfortunatamente, la Yonex negli ultimi mesi del 2015 ha vestito il suo alfiere con un completo full-black stile Darth Vader (ci siamo quasi: 16 dicembre, Il risveglio della forza), e quindi niente tovaglia.

Nadalometro
Avevamo lasciato Nadal a Basilea, a un paio di game dalla vittoria su Federer, in un episodio commovente del loro Affair. Due vecchietti, o quasi, che si ritrovano dopo un po’ di anni e che, fra acciacchi e lamenti, ancora ci radunano davanti a televisori e schermi, nonostante tutto. A Parigi Nadal non ha giocato male (che è diverso dal dire: ha giocato benino), Wawrinka lo ha battuto in un paio di tiebreak, ma non c’è dubbio che il Rafa di fine anno sia il migliore del 2015 (premio #Gac autoassegnato). Pronostico? Semifinalista alle Finals.

Due parole su Nole, giusto due
Rischia di essere l’anno più noioso della storia del tennis e dire che Novak stavolta ce l’ha proprio messa tutta. Non ha mai strappato il servizio a Berdych, ha perso un set con Wawrinka, quattro servizi in un solo set contro Simon, ha fatto arrivare a cinque game persino Bellucci. Cosa volete chiedere di più ad un povero numero 1 del mondo per ravvivare un torneo? Far partita pari con Murray? Non è il caso di esagerare adesso. Djokovic chiude un anno da dominatore vincendo il suo sesto Master 1000 (record) e mostrando di avere qualche energia residua. Basterà per le Finals? Dipende dagli altri più che da lui. Se continuano a tremare non appena hanno una facile palla a metà campo sì, altrimenti Djokovic potrà tranquillamente andare in vacanza senza l’obbligo di vincere proprio tutto. A Bercy, Novak è stato meno cannibale, e non ha dovuto fare straordinari, ma il margine che ha sulle seconde file è più che rassicurante. E Wawrinka si  è ricordato solo per un set di essere a Parigi.

 

Novak Djokovic a Parigi Bercy
Nessuno ha vinto più titoli di Djokovic a Bercy (quattro): dietro a lui Becker e Safin.

 

C’è luce in fondo al tunnel?
Non si vede davvero chi possa contrastare il serbo anche nel 2016. A Bercy Nole era il più giovane tra gli otto che sono arrivati ai quarti e tra i primi 16 erano solo in tre (Dimitrov, Nishikori e Goffin) sono nati dopo di lui. Dei ragazzini meglio non parlarne, Coric a lezione da Murray, Thiem perso nei tiebreak con Anderson, Tomic bravino ma sconfitto da Wawrinka. Insomma questi non superano gli ottavi di un Mille diventa difficile pensare di trovarseli avanti negli slam.  Se si pensa che Federer una volta ha voglia e due no, Nadal fa talmente tenerezza da indurre persino vecchi haters a tifare per lui, Gasquet è Gasquet e Berdych non riesce a vincere neanche tenendo sempre il servizio, si capisce che la risposta alla domanda non può essere che no, non c’è nessuna luce in fondo al tunnel.
(prendete per buono questo paragrafo anche in ottica ATP Finals)

La finale
C’è stato un momento in cui sembrava che Murray potesse confermare il suo bilancio favorevole nelle finali 1000 contro Djokovic (non lo sapevate? era avanti 4 a 3). Subito il break nel terzo game del secondo set, Andy prima lo ha ripreso a zero, dopo che un Djokovic distratto gli aveva servito una seconda parente stretta di un assist sul rovescio, poi ha tenuto il servizio successivo portandosi sul 3-2 e infine si è trovato 0-30 nel sesto game. Da lì lo scozzese si è perso in misteriose scelte tattiche che gli sono costate un parziale di 8 a 1. Quando ha pure sbagliato uno smash a due passi dalla rete era probabilmente già negli spogliatoi. Djokovic non si è dato neanche la pena di esultare. Non è improbabile che tutto stia venendo a noia anche a lui.

E Federer?
Ci sono quelli che pensano che la scusa dell’età sia solo, appunto, una scusa. E ritengono sia normale strappare il servizio una sola volta ad un tizio che il giorno dopo lo perde cinque volte e concede palle break in altri tre turni di servizio.  Federer si rende protagonista di una ridicola chiamata del falco che fa irritare persino un bravo cristo come Seppi, e in generale ha l’aria di uno che ha capito bene che l’aria che tira non è delle migliori. Dice che continuerà fino al 2018 almeno –  forse è meglio così –  però se fossimo nei panni dei signori dell’ATP lo costringeremmo a mollare la testa di serie, 2 o 3 che sia. Come mina vagante Federer è perfetto, come vincitore di Slam un po’ meno. Ora arrivano le Finals e vince, figurarsi.

Il punto del torneo/mese/anno (+1)
Chi ci segue sa bene quanto amiamo Benoit Paire, tanto da far convertire anche chi il tennis lo odia. Il torneo di Bercy non è stato granché ma Paire ha dimostrato di saper bilanciare le equazioni matematiche e geometriche che governano il mondo come neanche l’Architetto in Matrix:

Addendum

Il giorno che Ferrer smetterà di giocare a tennis la media dei chilometri corsi durante un match dai giocatori calerà drasticamente.

ATP Parigi Bercy 2015


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