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Tutto su Muguruza

Quando quei furboni degli organizzatori del torneo di Miami annunciarono le wild-card per l’edizione del 2012, ci fu più di qualche ingenuo che si domandò chi diavolo fosse Garbiñe Muguruza-Blanco, 18enne e un ranking oltre la duecentesima posizione mondiale. Ovviamente, la spagnola – nata in Venezuela – è un prodotto IMG, la stessa azienda che si occupa anche di organizzare il torneo in Florida. Sebbene Muguruza non avesse mai giocato un torneo WTA, le cose a Miami andarono sorprendentemente bene: batte Morita all’esordio, poi si permetté di superare la numero 9 del mondo, Vera Zvonareva, e di fare tris con Flavia Pennetta. Tre vittorie di fila in uno dei tornei più prestigiosi del circuito da perfetta sconosciuta sono più che sufficienti a scatenare i titolisti, che si lanciarono fin da subito a raccontare la nascita della nuova stella del tennis spagnolo. E ne avevano ben donde. Muguruza gioca in maniera perfetta per i tempi che corrono: tira molto forte con qualsiasi fondamentale, gioca così così a rete (ok, diciamo le cose come stanno: è proprio scarsa) e aggredisce qualsiasi cosa passi dalle parti della sua racchetta. Non si difende particolarmente bene e quindi se bisogna paragonarla alle grandi picchiatrici del circuito è molto più vicina al prototipo Sharapova che al prototipo Azarenka (Kvitova gioca molto bene a rete e quindi non la consideriamo).

Muguruza aveva appena 18 anni quando riuscì ad arrivare fino agli ottavi del torneo di Miami ma ci vorranno tre anni per la definitiva esplosione. Un po’ per costruire il fisico, un po’ perché in mezzo ci si mette anche un infortunio che le fa perdere un po’ di strada nella via verso la maturazione tennistica. Ma già l’anno scorso Muguruza aveva fatto intravedere il potenziale da campionessa. Non tanto la vittoria ad Hobart, la prima della carriera, ma la clamorosa sconfitta che rifila a Serena Williams nel secondo turno del Roland Garros è la dimostrazione che Garbiñe Muguruza ha stoffa da vendere. Il 6-2 6-2 con cui elimina la statunitense è ad oggi la miglior partita giocata dalla spagnola in tutta la sua carriera: “Avevo ben chiaro in testa che cosa dovevo fare”, dirà nella conferenza stampa. Il che è anche facile da riassumere. Colpire a tutto braccio e trovare se non la riga, i centimetri che le stanno accanto.  A volte funziona, a volta no. Ed infatti per Muguruza il post-Roland Garros non sarà semplice. Dopo essere arrivata ai quarti a Parigi, ed essere stata in vantaggio di un set contro la futura campionessa, Maria Sharapova, sull’erba le cose vanno diversamente. Perde per due volte di fila contro CoCo Vandeweghe, prima nei quarti di ‘s-Hertogenbosch e poi al primo turno di Wimbledon. L’estate americana non va tanto meglio: secondo turno a Montréal, primo a Cincinnati, a New York esce sùbito, questa volta contro Mirjana Lucic-Baroni.

Garbiñe Muguruza firma autografi nel torneo che l'ha lanciata, il Miami Open.
Garbiñe Muguruza firma autografi nel torneo che l’ha lanciata, il Miami Open.

Il 2014 si chiude con la semifinale del Master B e con qualche sconfitta di troppo che conferma quanto gli equilibri che governano il tennis di Muguruza siano sottili. Essendo una tennista-che-colpisce-a-tutta i suoi risultati possono essere esaltanti un giorno, deprimenti quello dopo. Bisogna aspettare il 2015 per vedere finalmente quanto vale davvero Garbiñe: agli Australian Open arriva agli ottavi e stavolta non può far molto contro una Serena Williams che rompe finalmente la maledizione degli ottavi a Melbourne; dopo una stagione sulla terra non esaltante, torna a Parigi e bissa il quarto di finale dell’anno precedente; poi sull’erba, che teoricamente non dovrebbe fare al caso suo con quelle gambe così lunghe e che invece le piace molto, probabilmente perché non deve scambiare troppo, arriva la prima finale Slam, persa ancora con Serena. E come successo dodici mesi prima, il grande risultato rallenta l’evoluzione di Muguruza. Nei quattro tornei successivi a Wimbledon, Muguruza vince due partite e ne perde quattro, spesso con avversarie che stanno molto più in basso di lei. Ma che il 2015 sia l’anno della svolta, lo si capisce perché l’importanza dell’obiettivo raggiunto – la finale a Wimbledon – è certamente superiore a quello dello scorso anno ma soprattutto il periodo di assimilazione è molto più breve. Dopo la sconfitta con Belinda Bencic, Muguruza raggiunge a Wuhan la sua prima finale in un Premier 5 e a Pechino fa ancora meglio, vincendo il primo Premier Mandatory della sua carriera. Il crescendo di Garbiñe, peraltro, arriva in un momento molto delicato della sua carriera, dato che dopo Wimbledon la spagnola aveva deciso di separarsi dal suo allenatore, Alejo Mancisidor.

Garbine Muguruza al torneo di Wimbledon 2015
La superficie preferita di Muguruza non è né la terra rossa, né il cemento: è l’erba.

Non è una scelta inedita: meno di dodici mesi fa una coetanea di Muguruza aveva deciso di separarsi dal suo coach poche settimane dopo aver raggiunto la finale a Wimbledon, Eugenie Bouchard. Dopo un post-Wimbledon piuttosto complicato, chiusosi con tre veloci sconfitte alle WTA Finals, la canadese annunciò nell’off-season che la sua collaborazione con il coach storico, Nick Saviano, era arrivata alla fine. Non le ha portato bene, perché dopo i brillanti risultati dello scorso anno, il 2015 di Bouchard è stato un mezzo disastro. Muguruza ha aspettato molto meno e ha annunciato la separazione prima degli US Open. Pare che abbia fatto la scelta giusta perché la finale di Wuhan e la vittoria di Pechino le hanno regalato la bellezza di 1585 punti e la certezza matematica di giocare a Singapore. E ormai pare aver appreso dal passato che le sconfitte vanno assimilate in fretta, se vuoi diventare una campionessa. L’anno scorso, in un torneo International di scarso profilo (Florianopolis), la spagnola si era fatta rimontare clamorosamente in finale da Klara Koukalova. Muguruza era avanti 6-4 5-2 ma perse la bellezza di undici game di fila e per due mesi smise di vincere partite. Oggi non si può più permettere pause, come quella che le stava per costare la partita in semifinale contro Agnieszka Radwanska. Ha vinto tre match al terzo set, dopo le fatiche di Wuhan (si è ritirata nel corso della finale contro Venus Williams) e ora tutti gli occhi sono su di lei. A Singapore non ci sarà Serena, forse nemmeno Sharapova e Safarova e il resto del circuito non scoppia di salute: che sia Garbiñe Muguruza la favorita?

Garbiñe Muguruza WTA Pechino 2015


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