Abbiamo problemi con la gente.
By Clotilde Cerami Posted in haters on 23 Dicembre 2016 4 min read
Marito sovente mi chiede con una certa insistenza, svolgendo su di me un vero pressing psicologico, fastidioso come una zanzara, di rileggere i suoi articoli per questo sito.
Marito è quell’essere strano che mette la sveglia alle 3 del mattino (per chiarire, le tredinotte) per vedere una partita di tennis di un qualche torneo giocato chissà dove. Lui si sveglia, si alza, si appollaia sul divano. Una mattina mi sono svegliata presto e l’ho trovato sul divano dormiente con la tv accesa che chiacchierava su una cazzo di partita, lui aveva il telefono ancora in mano, il computer sulle ginocchia, l’iPad abbandonato vicino. Una immagine triste di un uomo soggiogato dalla tecnologia prima ancora che dal tennis.
Chiaramente marito, quando non c’è tennis notturno da vedere in tv, ha un approccio estremamente superficiale alla gestione ordinaria della nostra vita. Per esempio la mattina non si alza manco con le cannonate perché lui ha sonno, porello.
Questo è il preambolo per descrivervi fugacemente la sua simpatia e la presenza fondamentale all’interno delle mura domestiche. E ancora grazie a lui per aver creato me, la più grande nemica del tennis, giocato, parlato, visto, scritto, pensato.
Dicevamo del marito che si sente giornalista. Lui mi chiede amorevole, e questo è un caso del tutto eccezionale visto che lui è il bruto dei bruti, di leggere con attenzione i suoi pezzi. Io rispondo con tenerezza “certo certo”.
Di seguito, compagni e compagne, vi spiegherò come sopravvivere alle spaccature di palle del tennis scritto. Che è una grave problema che affligge sicuramente la mia vita.
Lunghezza: la prima cosa che noto è la prolissità di marito. Lui, che generalmente è di poche parole. Per dire, la mattina comincia a parlare verso le 12, grugnisce qualcosa alle 14, al quinto caffè della giornata mi mostra una qualche notizia afferente il tennis. Ecco lui è questo, un orso stronzo con il piglio del giornalista, sportivo, malato di tennis. E quando scrive di tennis è noioso, prolisso, pieno di appunti, di sottotesti, di parafrasi, di esempi, di ricordi e rimandi che solo se abiti nella sua testa, o nella chat che condivide con i massoni che scrivono qui, puoi capire fino in fondo.
Soluzione: avevo pensato di leggere una riga sì e una no, ma ci mettevo più tempo e delle volte trovavo anche senso, quindi ora faccio così, segnatevi questo saggio consiglio. Leggo l’inizio e la fine. Ometto tutto il corpo centrale. Tanto si tratta di elucubrazioni della sua fantasia erotica tennistica. Intercetto qualche frase ad effetto, gliela cito affermando che ormai scrive sempre meglio, che ha una scrittura matura e pronta. Lui è contento, io non ho perso tempo.
Tuttologia: come sapete lui e l’oligarchia con cui comanda (i gestori di questo sito) stando sempre a scriversi in chat, hanno creato una nicchia biologica nella quale farsi i complimenti a vicenda, denigrare ogni altro essere umano, afferente al tennis o meno, disquisire sulla grammatica italiana, sulla gestione dei tornei di tennis, genericamente sul giornalismo, sulla vita e anche sulla morte. La mia, per sfinimento. Perché la sua, la loro tuttologia, è urticante perché è diventata un vanto, un vanto che li lascerà da soli. A farsi pat pat sulla spalla. Bravi.
Famolo strano: no, giammai leggerete su queste pagine un articolo che si capisca o che non citi un filosofo a caso, possibilmente uno minore per il solo gusto di non essere capiti. L’intento, azzardo, è diventare il Franco Battiato del web e del tennis. Faccio un esempio: si gioca a Parigi, ma raccontare la partita è, evidentemente, volgare; quindi prima, caro lettore, ti devi sorbire ben 40 righe di supercazzola su Parigi e soprattutto di come la sto interpretando io, cioè ti faccio proprio un pistolotto su quello che mi passa per la testa. La mia domanda è sempre: perché? La risposta invece è: che bell’articolo. Vibrante, che è un po’ come il “sa di tappo” del vino, e stai a posto.
Addendum dei massoni:
abbiamo chiesto a Clotilde se avesse altro da aggiungere al pezzo, un finale ad effetto magari, eccolo: