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Rumori fuori scena

ATTO I

Interno notte, l’arena è buia. Un faro illumina l’uscita dagli spogliatoi per l’ingresso dei giocatori; la musica è in crescendo, il battito del cuore che aumenta il ritmo secondo dopo secondo, la tensione è alta. Quando i due giocatori sono entrati il campo si illumina. Presentazioni di rito, pubblico eccitato, sepolto nell’oscurità delle tribune: ancora cinque minuti di attesa. Tra il pubblico si tenta qualche pronostico, ma senza scommettere denaro, ché non si confà alle persone perbene.

SIGNORE CON LA CRAVATTA

Vincerà Murray, è stato il più solido da Wimbledon in poi e praticamente non ha mai perso una partita. Quelle che ha perse, le ha regalate.

SIGNORA GRASSA

Al contrario, le partite che ha perso, le ha perse perché non è capace di reggere la pressione del favorito. Credete che sarebbe diventato numero 1 se Raonic fosse sceso in campo a Bercy? Oggi vincerà Djokovic, perché non ha mai faticato questa settimana.

RAGAZZO MAGRO CON GLI OCCHIALI (sospirando)

Ah, se ci fosse Roger…


I giocatori scendono in campo, prima Djokovic e poi Murray perché le gerarchie sono cambiate. L’arbitro di sedia fa i soliti convenevoli, poi si decide chi servirà per primo: è Murray. I due scambiano per scaldarsi, ma è solo una scusa per elencare tutti i trofei che i due hanno vinto quest’anno. Nella prima parte di stagione se li è presi quasi tutti Djokovic, nella seconda parte è stato Murray a prendersi tutto quello che c’era in tavola.

SIGNORA GRASSA

Io sono cinque anni che vengo qui, e non ho mai visto Djokovic perdere. Quando perse con Federer, lo scorso anno, pensate, ero influenzata.

RAGAZZO MAGRO CON GLI OCCHIALI

Che bella partita! Roger fece un paio di SABR, poi mi ricordo che giocò un rovescio che ancora me lo sogno. E Djokovic correva, correva, correva… e non ne prendeva una.

SIGNORE CON LA CRAVATTA

Murray ha cominciato bene: ha perso due punti al servizio, entrambi col doppio fallo. Insomma, l’idea è: o gliela regala lui, oppure non c’è partita. Guardate la risposta di Djokovic su questa seconda!

 

Segue fase di studio: game di servizio tenuti agevolmente, perché la posta in palio è alta, anzi: c’è tutto in palio. Il punteggio segue i servizi, il pubblico applaude entrambi, le telecamere hanno tempo di indugiare sul pubblico.

Stacco: due palle break sul 2-3 servizio Djokovic. L’hype sale, Novak annulla senza problemi non prima di aver ciccato il suo milionesimo smash in carriera. La tensione si legge sul volto dei due contendenti. Ogni vincente è una liberazione, ogni servizio vincente è una scarica di adrenalina, un modo per scrollarsi di dosso l’ansia di perdere questa partita. Sei game, nessun break. Murray ha provato a rompere l’equilibrio, ma il dritto fa i capricci, al momento.

FRANK UNDERWOOD (KEVIN SPACEY)

Capisco Novak Djokovic: il potere chiama potere. Nessuno che è stato seduto su quello scranno, l’Oval Office del tennis, è disposto a vedere un altro al suo posto. Ha allentato per qualche mese, distratto da chissà cosa, ma quando ha visto l’inglese su quella sedia con la bandiera del numero 1 dietro, allora si è riacceso il fuoco sacro: doveva spodestarlo e riprendersi ciò che è stato suo negli ultimi anni. Comprendo Novak Djokovic, e giustifico tutti i suoi mezzi per riprendersi ciò che gli appartiene.

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E se pure Frank Underwood fa il tifo per te come può finire?


Ottavo game, la prima svolta. Murray comincia a modo suo, poi butta via un challenge sperando che il suo back di rovescio sia rimasto in campo. Djokovic arriva a palla game per pareggiare i conti, ma il dritto di Murray ha cominciato a carburare. È con un’accelerazione di dritto che arriva la terza palla del break; ed è con un altro dritto, stavolta anomalo e strettissimo, che arriva il 5-3, festeggiato con un boato dall’arena.

SIGNORE CON LA CRAVATTA

L’avevo detto io, che il dritto avrebbe fatto la differenza!

SIGNORA GRASSA (accigliata)

Ma come, ma se avevate detto che la chiave sarebbe stato il rovescio!

SIGNORE CON LA CRAVATTA

E infatti quel dritto lì lo ha tirato dalla parte del rovescio.

RAGAZZO MAGRO CON GLI OCCHIALI (sbadigliando)

Certo che Djokovic quest’ultimo game non l’ha proprio voluto giocare. Ha vinto un punto a rete un po’ per caso, poi Murray ha messo il pilota automatico e Djokovic si è arreso. Sembra di vedere una delle loro tante finali, solo che stavolta è Djokovic a subire psicologicamente.

ATTO II

C’è stato equilibrio per sette game. Ma Murray ha fatto capire che ha più voglia di vincere quando non si è demoralizzato per le palle break sprecate e ha tenuto il servizio senza battere ciglio. Il pubblico mormora: non sono abituati a vedere il loro idolo così tranquillo. I suoi celebri soliloqui sono ridotti quasi allo zero. Djokovic, dall’altra parte, non si arrabbia nemmeno quando sbaglia le cose più semplici. L’O2 Arena non sembra sapere come comportarsi.

MARTY HART (WOODY HARRELSON)

Novak Djokovic mi sembra il mio compagno Rust Chole, sempre impegnato a usare il suo cervello più di quel che servirebbe al momento. Le nostre chiacchierate infinite nella Louisiana sembrano echeggiare nella testa di Djokovic. Mi sembra di leggergli il pensiero mentre si interroga su cosa debba fare per sbloccarsi ed entrare definitivamente in partita. Per cercare di fare partita visto che fin qui è stato solo una comparsa. E noi, sulle tribune, vogliamo un deuteragonista.

RAGAZZO MAGRO CON GLI OCCHIALI

Un altro rovescio a metà rete: cosa ti sta succedendo Novak? Hai salvato due palle break nel primo game ma sempre per fortuna o quasi. Non dai mai l’impressione di essere in controllo delle tue azioni. Capisco la tensione, ma ora sei sotto di un set e di un break, serve qualcosa che ti scuota. Trova un obiettivo, sfascia una racchetta, litiga con l’arbitro, insulta un tifoso: Novak fa qualcosa e giustifica le 500 sterline che mi hanno portato qui.

SIGNORA GRASSA

Oggi Djokovic gioca piano, pianissimo. In tutti i sensi: nemmeno il suo grunting, quello degli Australian Open 2012 e di tante altre faticosissime vittorie, è forte come una volta. Non c’è un segnale buono che sia uno: ogni volta che sbaglia, china la testa e va dall’altra parte del campo, come se la partita non lo riguardasse.


I cinque game di fila hanno fatto male a Djokovic, che sta sbagliando tutto quello che può sbagliare. Sei mesi fa quel dritto d’approccio sarebbe stato cinque centimetri più corto e avrebbe preso la riga; quella volée avrebbe accarezzato il nastro e sarebbe caduta, inarrivabile, dall’altra parte del campo; quella seconda di servizio avrebbe preso una rotazione diversa, più complicata. E invece nulla di tutto ciò sta accadendo.

GERARD PIQUÉ

Non so esattamente perché sono qui, ma ogni anno mi fanno avere dei biglietti e io che faccio, li rifiuto? Vengo per far presenza, si capisce, a me del tennis non è che importi così tanto. Ma oggi ho letto che si giocavano pure il numero 1, questi due, e siccome mi trovavo da queste parti mi sono detto: «Perché no?». Ma non chiedetemi chi vincerà, non voglio sbilanciarmi.

Djokovic chiude l'anno dietro a Murray ma con uno Slam in più.
Djokovic chiude l’anno dietro a Murray ma con uno Slam in più.

2-1 per Murray, 30-15: il punto che tutti racconteranno, perché più simbolico di così non si può. Djokovic gioca benissimo: Murray fa fatica a reggere lo scambio, perfino il back di rovescio è più efficace. Pian piano Djokovic si costruisce il punto come ai bei tempi, poi va a rete per chiudere comodamente. Ma lo schiaffo finale a campo aperto finisce in rete: è un errore ancora più clamoroso dello smash del primo set. Da quel punto in poi, Djokovic esce dal campo, o quasi: Murray chiude con un ace, poi si inventa un rovescio in corsa che è in pratica una sentenza e alla seconda palla break vince il settimo game degli ultimi otto. Ovviamente su un errore non forzato di Djokovic.

SIGNORE CON LA CRAVATTA

Ho visto tante volte Djokovic tirarsi fuori da una situazione difficile senza capire come avesse fatto. Ma raramente, anzi mai, mi ha dato l’impressione di essere così consapevole di quanto ineluttabile sia il suo destino.

SIGNORA GRASSA

Ho visto tante volte Djokovic sbagliare un colpo facile a rete dopo aver dominato il punto. Ma raramente, anzi mai, un errore mi ha dato l’impressione così forte di essere il segno di una resa. E questo break, preso più di rabbia che di classe, non fa altro che aumentare il dolore di questa sconfitta. Anzi, sembra quasi che sia un dono di Murray, per darci l’impressione che potesse esserci partita.

BASTIAN SCHWEINSTEIGER

In silenzio Novak, è così che vuoi perderla oggi? Veramente non vuoi neanche provare a scuoterti? Se fossi io sulla tua panchina farei invasione di campo per darti uno schiaffo, svegliarti da questo torpore, e no, non mi farei placcare dalle guardie. Eppure sulla tua panchina siede un tedesco, solo che è Becker, ancora devo capire che lo paghi a fare. Bah.


La partita è finita. I festeggiamenti pure. Andy Murray ha vinto il Masters in una finale che ha deluso tutti quanti, tranne chi tifava per il vincitore, ovviamente. Non è stata una bella partita, e ce lo si poteva aspettare, ma non è stata nemmeno una partita combattuta, e questo magari ce lo si poteva augurare. Solo una distrazione di Murray ha prolungato la partita, durata appena un’ora e mezza. Quando il match dell’anno è ormai finito da un pezzo, resta una sola figura, di bianco vestita, a commentare. Un fascio di luce illumina questo ultimo spettatore solitario.

(THE YOUNG) POPE PIO XIII (JUDE LAW)

Che delusione Novak, un uomo incapace di farsi carico delle sue aspettative al momento del dunque. Dov’è finita la tua arroganza? Dov’è finito quel dio che abbiamo visto in questi due anni? Sei tu che devi provarci, ad essere un dio. È così che Murray è diventato il migliore, ed è così che dovrai fare se vorrai tornare lassù. Ora ti aspetta l’ora et labora, gli allenamenti, la lontananza dalla ribalta, qualche copertina e titolo di giornale in meno. Ti ritirerai a vita casta, e a gennaio tornerai a farti vedere. Ma dovrai soffrire almeno sei mesi, prima di poter tornare in cima. Puoi farcela? Sì che puoi. Noi ti perdoniamo.

Andy Murray ATP World Tour Finals 2016 Novak Djokovic


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