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Storia minima di Ivo Karlovic, il più forte tennista alla battuta, in campo e su Twitter.

Storia minima di Ivo Karlovic, il più forte tennista alla battuta, in campo e su Twitter.

Ivo Karlovic è alto 2 metri e 11 centimetri, pesa 104 kg e se pensate che il suo tennis sia solo servizio vi sbagliate di grosso. In un momento tennistico in cui si invocano giocatori d’attacco, con l’ultimo degli attaccanti sempre meno in campo, quel Federer che si prende una pausa di oltre sei mesi e chissà se ritornerà, Ivo Karlovic tira la carretta dei giocatori d’attacco, quelli serve and volley, lui più di Federer.

Fino al 2000, quando ha 21 anni, gioca solo tornei Challenger e Futures ITF. È classificato attorno alla posizione numero 200, è praticamente uno sconosciuto, e quindi i Challenger sono il suo naturale palcoscenico. All’epoca, non se la passa benissimo, se è vero che durante un tour in Francia per una serie di tornei ITF, si ritrova a non sapere dove passare una notte perché lo sponsor che gli aveva promesso di coprirgli le spese non gli aveva spedito nulla. Non gli rimase che una drastica decisione.

«Non ricordo la città perché giocai vari tornei di seguito. Era freddo e non avevo nulla, per cui decisi di dormire in un bagno pubblico. Quella notte mi chiesi se il tennis faceva per me».

Nel 2003, però, il mondo si accorge di lui. Si gioca a Wimbledon, e Karlovic si qualifica per il primo turno superando le qualificazioni da numero 203 ATP. Al primo turno gli dice male: c’è il campione in carica da affrontare, Lleyton Hewitt. Evidentemente però è tempo di conquistare il primo dei tanti record della sua carriera: batte l’australiano in quattro set, prima volta nella storia in cui il campione uscente di Wimbledon viene battuto al primo incontro dell’edizione seguente. Karlovic vincerà un’altra partita ma perderà il terzo incontro contro Max Mirnyi. All’epoca ha i capelli lunghi e un codino che sbuca fuori dal cappellino bianco. Grazie a questi due turni superati entra nei primi 100 del mondo, dove rimarrà stabilmente fino al 2012, quando un infortunio lo costringe alle stampelle. Lui, per tornare, se la prende con calma.

I titoli vinti in carriera sono facilmente riassumibili: tre nel 2007, uno nel 2008, 2013 e nel 2015, e due quest’anno, a Newport e Los Cabos. Fanno otto in totale, di cui quattro conquistati dopo i trent’anni. Oggi, il tennista più alto di sempre è numero 20 del mondo e vanta un best ranking di numero 14 ATP, raggiunto nel 2008. Detiene quasi tutti i record sugli ace possibili e immaginabili, fra cui quello del maggior numero di ace serviti in un match due set su tre, 45 contro Berdych in tre set ad Halle, quando nei quarti di finale del 2015 vinse 7-5 6-7 (8-10) 6-3.  Nell’ottobre 2015 supera i 10.000 ace al servizio. Oggi sono 11.201. Non ha quello di ace fatti durante una partita al meglio dei 5 set solo per via di quell’assurdo Isner-Mahut a Wimbledon. Ma prima Ivo ne aveva tirati 78, quando perse contro Stepanek al termine di un match durato quasi sei ore, finito 6-7 7-6 7-6 6-7 16-14, nella semifinale di Coppa Davis del 2009 fra Croazia e Repubblica Ceca (Karlovic fallì 5 palle del match).

Negli Slam non è mai andato molto bene: l’unico risultato di rilievo sono i quarti di finale raggiunti a Wimbledon 2009, quando perse contro Roger Federer per 6-3 7-5 7-6. Sempre a Wimbledon, lui e il suo servizio fanno notizia nell’edizione del 2012. Il problema sono gli 11 falli di piede che gli vengono chiamati quando è in campo contro l’idolo di casa, Andy Murray. I falli di piede sono “una chiamata che i tennisti accettano di buon grado più di frequente rispetto a un britannico che vince Wimbledon”, scrive il Daily Mail a giugno 2012, giusto un mese prima che Murray vincesse le Olimpiadi proprio a Londra, e dove vincerà, questa volta il titolo più importante, l’anno seguente. Succede che contro Murray, in un match di secondo turno, ad Ivo chiamano ben 11 falli di piede. Lui chiede che la BBC, che ha i diritti di trasmissione TV del torneo, mostri le prove di queste infrazioni. E pretende delle scuse, che non arriveranno mai.

A fine partita Karlovic non usa giri di parole: «Wimbledon ha perso di credibilità per quanto mi riguarda. Mi sento derubato, non vedo come avrei potuto fare qualcosa al riguardo. Questo comportamento è stato oltraggioso». Murray risponde che «fa bene a sentirsi arrabbiato se i suoi falli di piede non erano tali, ma questo può dirlo solo la tv». Il match, per la cronaca, finì 7-5 6-7 (7-5) 6-2 7-6 (7-4), una differenza minima, dove 11 prime palle avrebbero potuto contare.

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Ivo Karlovic è in vantaggio per 2 a 1 negli scontri diretti contro Novak Djokovic

Ad aprile 2013, a Miami, si sveglia dopo la notte e non riesce a parlare: la moglie lo fa ricoverare in ospedale dove gli diagnosticano una meningite virale che lo tiene un mese lontano dai campi da tennis.

«Non sapevo se sarei potuto tornare. I dottori non mi avevano assicurato che avrei recuperato al cento per cento». Ivo ci mette parecchio a recuperare. «Non ero cosciente. Non sapevo più il mio nome e che anno era. Il mio braccio destro era addormentato, avevo forti emicranie e così via. Fosse durato di più, le conseguenze avrebbero potuto essere peggiori».

Si riprenderà, e tornerà a giocare e a vincere. Non che la sua infanzia sia stata migliore, visto che ha iniziato a giocare al Salata tennis club a Zagabria, Croatia, nel periodo in cui la Yugoslavia si stava disgregando. All’epoca, aveva molta difficoltà a trovare gente con cui giocare. Molto più facile era radunare decine di palline da tennis e allenarsi nel campo vuoto, al servizio. Il suo idolo era il croato Goran Ivanisevic, colui che deteneva il record di ace prima che proprio Karlovic lo superasse (ma l’ATP ha iniziato a contare gli ace nel 1991, Goran era già professionista da 3 anni). Un giorno, in un match di Coppa Davis, Karlovic tirò una prima di servizio a 156 miglia orarie, circa 251 Km/h. Fu record, poi superato dall’australiano Sam Groth. Il suo allenatore è Petar Popovic, che dal 2010 al 2013 si è preso una pausa da Ivo per allenare Andrea Pektovic.

I segreti della sua longevità sono sconosciuti anche a lui. «Non mi sento meno forte o più veloce rispetto a quando ero più giovane. Non so qual è la ragione di questa longevità. Io ho iniziato più tardi, non ero nei primi cento del mondo quando ero ancora un teenager, quindi non ho molti match in carriera». Così parlò subito dopo aver battuto Milos Raonic alla Rogers Cup del 2015, ovviamente in due tiebreak. Quest’anno, dopo il torneo vinto a Los Cabos, ha spiegato che «diventando più vecchi aumentano gli infortuni, quindi mi do da fare maggiormente in palestra per prevenirli: lavoro più ora che prima. Faccio molti esercizi con i pesi e per la mia schiena, ma anche per il gomito».

La naturalezza dell’ace
Molte volte sentiamo i giocatori parlare di “free points”, quei punti che arrivano direttamente dal servizio, senza un gran dispendio di energie da fondo campo come vuole il tennis imperante di oggi. Ti ritrovi sotto 0-30, oppure devi fronteggiare una palla break, e un ace è la soluzione migliore a questi problemi. Piazzi un servizio dove l’avversario non può arrivare, annulli lo svantaggio, e psicologicamente è come se piazzassi un uppercut al mento del tuo avversario, dimostrando tutta la tua potenza. Cosa c’è di più naturale e più maestoso che vincere il punto con un solo tiro, senza far toccare la palla al tuo avversario? Lanci la palla in aria, l’avversario la fissa con gli occhi mentre segue la sua traiettoria, cercando di capire dove atterrerà nel suo rettangolo del servizio e poi, improvvisamente, quel movimento lento, leggermente arcuato diventa una linea retta, una palla che cambia improvvisamente la sua energia cinetica e che atterra nel tuo campo, imprendibile. L’ace è la più autorevole dimostrazione di potenza tennistica.

Ivo da record

Il gioco
Giocare contro i cosiddetti “big server” è difficile. Sono giocatori che non concedono molte chance al servizio, non danno ritmo quindi, e ti costringono a un surplus di energie mentali per stare concentrato in attesa dell’occasione buona, se mai arriverà. Contro Karlovic è come se ci fosse una scaletta di cose da fare: 1) cercare di capire dove indirizzerà la prima palla, 2) cercare di intercettarla, 3) provare a tenere bassa la risposta. E quando non entra la prima palla, questo elenco numerato va applicato pedissequamente anche alla seconda, che colpita da oltre tre metri di altezza può prendere traiettorie precluse alla maggior parte degli altri giocatori. Le percentuali al servizio di Karlovic spiegano praticamente tutto: Ivo vince l’83% dei punti quando entra la prima e salva il 71% delle palle break che concede. Vince, in media, il 92% dei game in cui è al servizio. E questa percentuale, un record che lui detiene, ha toccato punte del 96% nel 2015.

Qui Ivo spiega come si adatta alle varie superfici

Guardando dal vivo giocare Karlovic, o anche vederlo mentre si allena, è un’esperienza diversa dal vedere qualsiasi altro giocatore. Alle velocità record dei suoi servizi si contrappongono i dritti e i rovesci che viaggiano molto piano rispetto alla media del circuito. Giocatori estremamente longilinei come Ivo non hanno che un modo di essere competitivi a questi livelli giocando a tennis: piedi sulla linea di fondo o poco dietro, aperture minime per velocizzare al massimo gli scambi, e prendere la rete anche con attacchi improbabili. L’apertura alare record, infatti, costringe il giocatore che vuole passarlo quando lui è a rete a cercare l’angolo, a prendere un rischio in più. Ivo, quando è fondo campo, gioca con un dispendio minimo di energie, colpendo il dritto praticamente solo con gomito e polso, con un topspin minimo per tenere la palla in campo e profonda. Di rovescio è praticamente incapace a tirare il topspin: lo esegue solamente con taglio sotto, e questo è il colpo che usa maggiormente per prendere la rete.

Il servizio i centimetri sono le armi che hanno permesso e permettono a Ivo di rivaleggiare con i migliori. Le gran battute gli consentono di effettuare quasi sempre le volée da posizione agevole, visto che la mano sotto rete non è quella del campione. Nei colpi di rimbalzo, Ivo riesce a coprire con facilità il campo grazie sia all’estensione del braccio destro che alla capacità di anticipare le traiettorie incrociate, la tattica che tutti i suoi avversari applicano per cercare i punti da fondo campo. È un tennista della vecchia scuola, come si definisce lui stesso: «Oggi giocano tutti in topspin, i giocatori di oggi non sono abituati a fronteggiare un tennista come me che gioca molte palle in backspin, un giocatore vecchia scuola come me».

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Intervistare Ivo Karlovic per più di cinque minuti può causare il torcicollo.

Il personaggio
Sposato da 10 anni e padre di una bambina, Jada Valentina, Ivo Karlovic è uno dei personaggi tennistici più interessanti. Chi lo segue su Twitter, dove è molto attivo, conosce l’arguzia e il sarcasmo che dispensa quando ne ha voglia, specie durante i Question and Answer che fa con i fan (e occhio a insultarlo, non le manda a dire)

Con Federer non si prendono, diciamo

Meglio non stuzzicarlo

Come sono le olive? Greche

Genio

Ivo è straight

Dall’alto di Ivo

Ancora: non stuzzicatelo

Conoscersi

Come spiegarle che Roger non è proprio un suo amico?

Effetti della notorietà, alta

Generoso

Più volte ha ripetuto quanto gli piaccia giocare a tennis, la stessa cosa che dice Federer quando gli chiedono perché continua a giocare ancora oggi che ha 35 anni. «Mi piace viaggiare, mi piace giocare, finché non avrò infortuni e la mia classifica sarà buona non penso minimamente al ritiro». E quando se ne andrà, al servizio, l’ultimo punto sarà un ace.

Correzione del 17 agosto 15:01
Una precedente versione di questo articolo riportava che Sam Groth è americano, ma in realtà è australiano.

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